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Egitto: è tempo di elezioni presidenziali

L’articolo che segue vuole essere una prima introduzione alle elezioni che, probabilmente, cambieranno le dinamiche mediorientali.

Seguiranno aggiornamenti sui risultati elettorali.

Proseguiranno anche oggi le votazioni, iniziate ieri, per le elezioni presidenziali in Egitto. Questo primo turno si è aperto tra imponenti misure militari, con ingenti schieramenti di agenti di polizia e dell’esercito.

E’ difficile per ora prevederi chi, tra i 13 candidati, diverrà il presidente dell’Egitto post-rivoluzionario.  Secondo i primi sondaggi, tra i favoriti ci sarebbe il moderato Amr Moussa, conosciuto dall’occidente, da molti è considerato come colui che potrà garantire una maggiore stabilità all’Egitto.
Un altro candidato che i sondaggi danno tra i possibili vincitori è il riformista-islamista Aboul Fotouh, ex-membro dei Fratelli Musulmani e ben voluto nelle periferie e nei sobborghi più poveri. Seguono Mohamed Morsy, candidato dei Fratelli Musumani ed Ahmed Shafiq, ex-ministro del deposto rais Mubarak e, secondo molti, simbolo del legame con il vecchio governo; Ahmed Shafiq è supportato da larghi settori sociali tra cui parte della comunità cristiana e della borghesia egiziana.

Tra i candidati c’è poi Hamdeen Sabbahi il quale, con i suoi ideali di socialismo e panarabismo, porta avanti teorie che si rifanno, almeno parzialmente, all’opera di Nasser, da sempre nel cuore di milioni di egiziani, ma che oggi non sembrano essere più praticabili.
Il candidato Khaled Ali, ben voluto dai movimenti rivoluzionari, sembra non poter raggiungere i favori della cosiddetta ‘maggioranza silenziosa’; tale maggioranza, incline all’islam politico dei Fratelli Musulmani o alle promesse di stabilità dello stesso consiglio militare (SCAF), contribuirà largamente ai risultati elettorali.

Anche se i sondaggi sembrano porre in vantaggio personaggi già noti come Fotouh e Moussa, dando per sconfitti i candidati più giovani e nuovi alla politica egiziana come l’esponente dei giovani della rivoluzione Khaled Ali ed il nasserista Hamdeen Sabbahi, la partita egiziana non sembra chiudersi nelle urne elettorali.

Come successo durante le elezioni parlamentari, segnate dal ritorno di una rivolta che allora provocò decine e decine di morti, forte è il fermento che il popolo egiziano vive in queste giornate.
Nelle strade egiziane si respira un clima di grande tensione, ieri in più luoghi della capitale ci sono state proteste durante le quali i manifestanti hanno mostrato le foto dei martiri della rivoluzione e hanno ricordato al paese il ruolo che sta svolgendo il regime militare nel mantenere lo stesso regime repressivo dei tempi di Mubarak.

Dunque, in uno dei momenti più delicati della lunga transizione egiziana, accompagnato dalle molte incertezze sul risultato elettorale e dalle preoccupazioni rispetto al fatto che il regime non rinunci al potere, il clima che si respira è quello di un paese che non si vuole arrendere alla giunta militare e non vuole vedere tradite le aspirazioni rivoluzionarie.

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