Eta: ecco chi ostacola il cammino di pace
Otto mesi dopo lo storico annuncio della cessazione delle attività armate, Eta ha recapitato a Naiz.info un comunicato in cui denuncia chi sta sta ostacolando l’inizio di un processo di pace condiviso. Le critiche dell’organizzazione armata basca si rivolgono al governo di Mariano Rajoy, agli Stati spagnolo e francese, ma la lista di chi rema contro vede anche altri nomi nero su bianco.
“I servizi segreti, le forze armate di Spagna e Francia, alcuni giudici, alcuni giornali e associazioni che chiedono solo vendetta”. Il comunicato esprime una preoccupazione pericolosa laddove Eta scrive che “ci sono forze che mettono costantemente in dubbio l’impegno sottoscritto d Eta e le stesse forze di sicurezza di Madrid e Parigi utilizzano l’inattività dell’organizzazione per una recrudescenza dell’attività repressiva. Una situazione – afferma Eta – che sta provocando situazioni ad alto rischio”. Va sottolineato il tempo verbale di questa frase: Eta non scrive che questo potrebbe dare luogo a situazioni pericolose, ma che ‘sta provocando’, parlando quindi di fatti che si stanno verificando. Il tema della risposta in eventuali contesti di scontro fra agenti e militanti armati era già nelle preoccupazioni della Commissione internazionale di verifica, che aveva rivolto un appello all’organizzazione perché i suoi uomini non avessero armi con sé, per evitare casi di autodifesa che potessero creare scompiglio nel cammino di soluzione dialogata che la sinistra basca e prestigiose personalità internazionali hanno costruito in questi mesi.
Il comunicato di oggi contiene anche uno specifico capitolo destinato al Partido nacionalista vasco (Pnv), accusando i moderati democristiani baschi di modulare alla bisogna la propri apolitica, strizzando l’occhio al governo e nello stesso tempo realizzando dichiarazioni di appoggio al lavoro della diplomazia internazionale.
Il governo di Mariano Rajoy viene attaccato frontalmente sulla questione dei prigionieri politici baschi: il piano di reinserimento presentato dal Partido popular al governo, che era stato salutato come un primo passo, insufficiente, viene descritto come un tentativo di bloccare il processo di dialogo dentro le carceri, mantenendo una legislazione di eccezione che non favorisce il cammino intrapreso. Eta scrive, nella parte finale del comunicato cinque punti programmatici, che vedono come sintesi l’espressione di una volontà potente e precisa di proseguire nella scelta compiuta il 20 ottobre del 2011, addirittura ‘raddoppiando’ gli sforzi, perché si dice convinta che la chiave del successo sarà nella società basca, nella percezione che davvero una pace è possibile.
Secca la risposta da parte del ministro dell’Interno spagnolo, Fernandez Diaz, che è tornato a ripetere un infruttuoso mantra: “L’unico comunicato che vogliamo leggere è quello in cui Eta annuncia la sua dissoluzione”. Chiusura totale.
Una fermezza che non significa, per forza di cose, che non esistano strade parallele, o contatti non detti. L’unica certezza, visti e considerati gli errori del precedente processo di pace, è che non vi sarà pubblicità, in caso di abboccamenti. Ma il comunicato reso pubblico da Eta dice una cosa pesante e precisa: c’è chi sta seguendo una ‘agenda contro la pace’. Questo, come sottolinea l‘editoriale di Naiz.info, è un dato che dice molto di più di quanto si possa percepire a una prima lettura. Una affermazione di questo tipo suppone che vi siano dei particolari che non sono disponibiloi al pubblico, ma che avallino questoa accusa.
Restando alle dichiarazioni formali e soprattutto ai fatti, però, è innegabile che si sia a un punto morto. Mentre la sinistra basca, dopo la legalizzazione di Sortu e con la campagna elettorale al via per le prossime elezioni basche, ha lanciato la candidatura di Laura Mintegi, scrittrice, femminista e cattedratica, verso la presidenza del governo autonomo. Gli ultimi sondaggi dicono che Eh Bildu, che sorregge Mintegi, potrebbe essere seconda forza in parlamento, con un paio di seggi di distanza dal Pnv, guidato da Iñigo Urkullu. Ma siamo solo agli inizi e la capacità di mobilitazione e gli sforzi unilaterali della sinistra basca non possono che confermare un risultato così preponderante nelle intenzioni di voto.
Da: eilmensile.it
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