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Farc-Ep: verso un 2014 breve ma in fermento

Un 2014 breve ma intenso.

E’ fuori discussione anche la minima possibilità che le Farc-Ep firmino un accordo di pace che non sia in direzione della profondizzazione reale della democrazia e della giustizia sociale in Colombia.
Possiamo supporre che il 2014 sarà un anno breve. Infatti è già terminato il primo mese e inizia il mese più breve di tutti. Le elezioni parlamentari di marzo e le elezioni presidenziali di maggio ci lasceranno sulla soglia del campionato mondiale di calcio, che con o senza Falcao, terminerà intorno alla metà di Luglio seguito dalla festa del padre e dal prossimo insediamento del nuovo o dello stesso Presidente.
Il 20 di Luglio Santos giungerà alla fine dei suoi 4 anni di governo e dal mese di Agosto in avanti saranno gli ingranaggi della recente Amministrazione Nazionale a muoversi. Si giungerà alla presentazione del Piano Nazionale di Sviluppo per i successivi 4 anni al Congresso e la discussione dei nuovi presupposti per il 2015. I pochi elettori e le eventuali ricomposizioni politiche lo spingeranno a far passare in secondo piano i Dialoghi tra il governo e l’insorgenza. 
Santos ha annunciato che la sua principale bandiera sarà il conseguimento della pace, affermazioni che lo compromettono a continuare sulla via dei dialoghi con le Farc-Ep, indipendentemente da ciò che si giungerà ad ottenere prima del 25 maggio. Inoltre c’è una forte aspettativa per l’inizio delle conversazioni con le ELN, in cui senza dubbio il governo e a questa forza insorgente stanno preparando alacremente.
Resta sospeso il tema del narcotraffico, una questione di grande importanza e peso, che può prolungarsi di fronte ai cambiamenti della nuova realtà internazionale e locale. Basta osservare il prudente processo di legalizzazione in corso proprio negli Stati Uniti per comprendere che ci sono numerosi punti in cui si rischia di restare impantanati al momento di discutere le politiche punitive, mentre intanto la riattivazione delle fumigazioni nelle zone agricole finirà per complicareulteriormente le cose. Non tarderanno a manifestarsi le risposte adirate delle comunità colpite.

Questa realtà avrà come conseguenza che le lotte delle comunità perseguitate si intrecceranno con il tema che si discute al Tavolo, una questione che il governo nazionale invece ha sempre evitato. Inoltre sarà estrememente difficile per il Presidente Santos, dal punto di vista politico, dopo i suoi giri internazionali in cui ha promosso il processo di pace, come a Davos e all’incontro del CELAC che hanno seganto dei veri e propri confini, tirarsi indietro e far saltare il Tavolo con una guerriglia che ha saputo dimostrarsi propositiva e aperta nella ricerca di soluzioni.
Da ciò comprendiamo come l’intensa dinamica politica che si annuncia quest’anno non si ridurrà a questi aspetti formali. Come i roboanti titoli della stampa, che senza dubbio però non riusciranno a oscurare le agitate acque delle guerra, della lotta sociale e politica. Potrà accadere che il processo al Tavolo dell’Habana rallenti, anche se si registreranno dei parziali passi in avanti, rimandando gli altri temi ad un incerto futuro. Staremo a vedere ma ciò che sicuramente non si fermerà neanche un istante è la guerra.
Risulta chiara a questo punto la strategia che guida il governo nell’iniziare i dialoghi con l’insorgenza. Il fondamento risiede nella loro idea che le Farc-Ep si siano sedute al tavolo delle conversazioni di pace perché prossimi ad un imminente sconfitta e che con l’incremento dell’agire bellico, la guerriglia, obbligata ad accettare che il proprio discorso non è altro che un’illusoria e vana speranza, finirà per sottomettersi alle loro condizioni di resa, pubblicizzate come molto amplie e generose.
Per queste ragioni lo sfondo su cui avverrà la discussione a La Habana sarà una gigantesca escalation contro l’insorgenza che, oltre ai bombardamenti e le offensive militari di qualsiasi tipo, includerà arresti, persecuzioni, assassinii, montaggi giudiziari e tutta la gamma di arbitrarietà di cui sono esperte le autorità di polizia, militari e giudiziarie. Questa sarà la maniera reale di come il governo nazionale cercherà di strappare un accordo al Tavolo. E lo farà in maniera estremamente determinata.
Cio’ non esclude, con suo grande disappunto, la risposta dall’altro lato, stanco di ascoltare le voci che gli chiedono di ripetere o prolungare il cessate il fuoco unilaterale, mentre nel frattempo il Presidente condanna la minima possibilità di tregua. Senza dimenticare che il confronto, scatenato dallo Stato sotto la concezione del Nemico Interno, colpirà sempre più duramente la popolazione civile che, senza dubbio, giungerà ad alzare la propria voce contro di loro in maniera sempre più contundente.
E si sta per concludere la questione del Sindaco della città di Bogotá, che rende evidente il carattere antidemocratico ed escludente del regime vigente. Una uscita obbligata di Petro si trasformerà nella miccia di grandi proteste politiche contro le trasformazioni strutturali in Colombia. La già vaga e presunta legittimità del regime finirà per crollare del tutto.
Molti sono i settori che non tollerano più la demagogia e le falsità da parte del governo nazionale. Le vittime delle imprese estrattive, gli spogliati dall’agroindustria , i rovinati dal TLC, gli illusi dell’aggiudicazione delle terre, i contadini insieme alle comunità nere ed indigene raggirate nei tavoli di discussione, gli studenti determinati contro la privatizzazione dell’educazione, il personale medico insieme ai pazienti e alle comunità che lottano tenacemente per un sistema sanitario certo e gratuito. Ed è molto probabile che tutto ciò esploda davanti alla faccia del Presidente.

E’ fuori di dubbio anche la minima possibilità che el Farc-Ep firmino un qualsiasi accordo di pace che non sia approfondimento reale della democrazia e della giustizia sociale in Colombia, in questo modo se la posizione dei rappresentanti dello Stato non cambia, si può escludere qualsiasi concretizzazione nel 2014. Ma salta agli occhi come l’agitazione politica e sociale che sta iniziando, terminerà per rafforzare la parola d’ordine della soluzione politica al conflitto.

Qualunque sia la compagine di governo che uscirà fuori dalle elezioni, dovrà comunque vedersela con un grande movimento nazionale che condanna la guerra ed esige la pace. E che non si beve la confessione pubblica di Santos, secondo il quale un accordo di pace non cambierà niente in Colombia. Il 2014 già si presenta come un anno breve ma intenso di avvenimenti.

Montañas de Colombia, 1 de febrero de 2014.
www.farc-ep.co

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