InfoAut
Immagine di copertina per il post

Fidan Kanlıbaş (SGDF): tutto ciò che voglio è andare a Kobanê

Fidan Kanlıbaş è arrivata a Suruç come parte della campagna della Federazione delle Associazioni Giovanili Socialiste (SGDF) per la ricostruzione di Kobanê. Quando è scoppiata una bomba durante la conferenza stampa della SGDF Fidan è stata ricoverata in ospedale. Poi, quando è stata dimessa dall’ospedale, è tornata sul luogo dell’attentato.

In precedenza Fidan aveva parlato con JINHA quando era arrivata a Suruç a novembre, dopo che erano iniziati gli attacchi di Daesh alla città Kobanê (appena oltre il confine). Aveva lavorato lì con i rifugiati di Kobanê. Dall’attentato Fidan è rimasta nel sito dell’attentato senza dire una parola. Quando ha parlato JINHA, questo è quello che ha detto:

“Sin da novembre ho lavorato nella tendopoli di Suruç con la gente di Kobanê. Sono andata una volta a Izmir per visitare la mia famiglia che vive lì. Abbiamo lavorato alla campagna della SGDF di solidarietà con Kobanê per un po’; ho partecipato come patriota [curda]. L’obiettivo della campagna della SGDF era di riunire giovani di diverse fazioni e di lottare per i bambini di Kobanê. Il nostro solo scopo era di fare un parco, un asilo e un parco giochi per i bambini. Portare il sorriso sulle facce dei bambini che vivono in una guerra, questo era il nostro obiettivo.

“La mattina presto la squadra di Izmir si è incontrata e siamo partiti. Avevamo raccolto vestiti colorati per i bambini. Siccome non avevamo spazio, li abbiamo dati al furgone della solidarietà dell’HDP. In ogni pausa lungo la strada cantavamo canzoni rivoluzionarie e ballavamo. Tutti erano molto eccitati e alcuni non riuscivano a stare seduti per l’emozione. Molti di loro non avevano mai visto Suruç o Kobanê. Siccome ho lavorato qui per molto tempo, mi tempestavano continuamente di domande e gridavano deliziati quando rispondevo. Non dimenticherò mai il modo in cui i loro occhi brillavano per l’eccitazione.

“La prima ad arrivare a Suruç è stata la squadra di Izmir. Ci siamo immediatamente diretti al giardino del centro culturale. C’era gente così stanca che si è sdraiata per terra; chi avrebbe immaginato che poche ore dopo i loro corpi senza vita sarebbero stati nello stesso posto? Abbiamo unito tutti i tavoli e preparato la colazione. All’arrivo della maggior parte degli amici abbiamo fatto colazione. Molti di noi si sono incontrati per la prima volta al tavolo della colazione. Alcuni di noi si sono incontrati ballando, altri discutendo di politica.

Tutti avevano la stessa luce negli occhi. C’era gioia che emanava dagli occhi di questi giovani che credevano nella rivoluzione. Tutti si raccontavano i nuovi progetti che volevano realizzare a Kobanê. L’unica cosa che temevamo era di non essere d’aiuto. Gli amici a Kobanê erano davvero emozionati; ci stavano chiamando e chiedevano quanta gente sarebbe venuta. Ho detto ‘verremo tutti, tutti e 200.’ Hanno detto, ‘Come riusciremo a sistemarvi? Abbiamo preparato per 50 persone’ ho detto, ‘ma heval [compagno], voi avete cuori immensi; nei vostri cuori deve esserci spazio abbastanza per tutti.’ E davvero è così. Ora ciascuno dei nostri amici ha un posto nel loro cuore.

“Poi è successo, una grande esplosione. I corpi di quei giovani che cantavano canzoni rivoluzionarie, che non avevano finito di dire, ‘viva la fratellanza tra i popoli’ sono stati fatti e pezzi che le parole uscissero dalle loro bocche. Abbiamo raccolto i pezzi dei nostri amici con le nostre mani. Che tipo di dolore è questo? Molti dei nostri amici erano incastrati sotto i corpi senza vita. Riuscite a immaginare? Il vostro compagno con il quale cantavate canzoni rivoluzionarie è sotto un cadavere e cerca di respirare? Io penso che chiunque, me compresa, preferirebbe morire che provare una cosa del genere. Io dico, avrei voluto essere morta.

“Di solito sono una persona che si impressiona molto quando vede del sangue, ma quando ho visto i nostri amici in ospedale, con le braccia strappate via e i loro corpi a pezzi, li ho abbracciati forte. I sopravvissuti facevano segni della vittoria. Io ero stata a Kobanê prima e avevo visto gente che è morta e sul confine di Suruç ho vissuto molte cose pesanti, ma il dolore peggiore è stata questa esplosione. È davvero doloroso vedere i corpi squarciati di persone con le quali stavi parlando qualche minuto prima.

“Io sono un’alevita. Anche se non ho vissuto nella regione [del Kurdistan], so molto bene cosa significa un lamento funebre qui. La situazione ci ha sempre fatto piangere in questi lamenti funebri. Molti di coloro che sono morti nell’esplosione erano turchi; lo stesso vale per i nostri amici sopravvissuti. Prima non conoscevano veramente l’effetto di questi lamenti funebri. Ora dicono che hanno capito perché i lamenti delle madri ti lasciano con una sofferenza così dolorosa.

“La mattina [i lavoratori de] il comune metropolitano di Urfa ha pulito il sangue dell’esplosione, sorridendo. Questo significa tutto. Un giorno prima lì c’è stata una manifestazione. Avrebbero potuto colpire allora con un’esplosione, ma lo hanno fatto qui. Il loro obiettivo era di isolare i curdi; non potevano vedere la solidarietà di alcuno con i curdi.

Era ovvio che ci sarebbe stata un’esplosione. Di solito qui neanche un uccellino può volare senza che si sappia, ma dozzine di macchine dei nostri amici stranieri non sono mai state controllate. Solo due pullman in arrivo da Istanbul sono stati perquisiti a fondo, ma uno è passato senza essere neanche toccato. Questo ci ha resi sospettosi. La persona che fatto il massacro poteva essere qualcuno infiltrato tra noi perché quando così tanta gente dal cuore buono si riunisce, nessuno può immaginare che tra noi possa trovarsi qualcuno che fa cose così orribili.

“Non voglio lasciare questo posto. Se vado via, diventa anche peggio. Non so come sarà la mia vita dopo questo. L’unica cosa che voglio è dare ai bambini i giocattoli raccolti dai miei amici e raccontargli la storia di questi giocattoli. Voglio andare a ritrovare la vita abbracciando questi bambini, questi bambini che conoscono il dolore meglio di noi.”

Zehra Doğan-Beritan Elyakut

da Rete Kurdistan

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

kobanekurdistansuructurchia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Comunicato dei combattenti italiani Ypg sulla situazione in Siria

Ripubblichiamo l’appello dei combattenti italiani Ypg uscito in questi giorni sulla situazione in Siria

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Israele e Turchia premono sulla Siria del Sud-Ovest e del Nord-Est

In queste giornate di repentini cambiamenti vogliamo fare il punto con Eliana Riva, caporedattrice del giornale di informazione Pagine Esteri, rispetto a due elementi di particolare pressione sul territorio siriano, ossia Israele da un lato e la Turchia dall’altro.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kobane pronta a resistere all’imminente invasione guidata dalla Turchia

Le Forze Democratiche Siriane (SDF), martedì, hanno lanciato un duro monito contro l’imminente invasione di Kobane da parte della Turchia. Sottolineando la storica resistenza della città, le SDF hanno giurato di difenderla insieme al suo popolo, facendo appello alla solidarietà internazionale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la Turchia ammassa le truppe al confine e bombarda Kobane

Siria. La Turchia continua ad ammassare truppe al confine per invadere con le sue milizie jihadiste la città di Kobane, simbolo della lotta anti-Isis e della rivoluzione confederale del nord-est siriano. Da questo martedì 17 dicembre in corso anche bombardamenti di artiglieria sulla città.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: la sfida di una ricostruzione indipendente dagli interessi imperialisti

Abbiamo posto alcune questioni a Yussef Boussoumah, co-fondatore del Partito degli Indigeni della Repubblica insieme a Houria Bouteldja e ora voce importante all’interno del media di informazione indipendente Parole d’Honneur a partire dalla caduta del regime di Bachar Al Assad in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La fine di Assad e l’inizio del califfato all’ombra di Ankara scompongono il mosaico siriano

La repentina caduta del regime alauita degli Assad riporta alla luce le fratture della Siria postcoloniale, frutto malsano dell’accordo Sykes Picot del 1916 fra Francia e Gran Bretagna, che ha diviso in modo arbitrario i territori che appartenevano all’impero ottomano.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli USA minacciano la Siria: via le sanzioni solo se Damasco abbandonerà Teheran

Caduta Aleppo, si combatte intorno a Hama. Ieri migliaia di miliziani di Ha’yat Tahrir al Sham (Hts) e di altre formazioni jihadiste appoggiate dalla Turchia hanno ripreso ad avanzare verso la città un tempo roccaforte dell’islamismo sunnita. Incontrano la resistenza delle forze governative che sembrano aver in parte ricompattato i ranghi dopo il crollo ad […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Oltre 800 banche europee investono 371 miliardi di euro in aziende che sostengono gli insediamenti illegali in Cisgiordania

La Coalizione Don’t Buy Into Occupation nomina 58 aziende e 822 istituti finanziari europei complici dell’illegale impresa di insediamenti colonici di Israele.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siria: jihadisti filo-turchi entrano ad Aleppo. Attacata anche la regione curda di Shehba

In Siria a partire dal 27 novembre, milizie jihadiste legate alla Turchia hanno lanciato un’offensiva dalla regione di Idlib e raggiungendo i quartieri occidentali di Aleppo. Come sottolinea ai nostri microfoni Jacopo Bindi, dell’Accademia della Modernità Democratica, l’Esercito nazionale siriano, responsabile di attacchi nella regione di Shehba, è strettamente legato ad Ankara. Questo gruppo, che […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Una fragile (sanguinosa) tregua

Alle 10 di questa [ieri] mattina è partita la tregua di 60 giorni (rinnovabile) tra Israele e Hezbollah, orchestrata dagli Stati Uniti e in parte dalla Francia. Una tregua fragile e sporca, che riporta la situazione ad un impossibile status quo ex ante, come se di mezzo non ci fossero stati 4000 morti (restringendo la guerra al solo Libano) e 1.200.000 sfollati su un paese di circa 6 milioni di abitanti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Turchia: arresti durante le manifestazioni contro la violenza sulle donne

Riportiamo la traduzione di questo aggiornamento pubblicato da Secoursrouge: Il 25 novembre, piazza Taksim a Istanbul è stata messa sotto stretta sorveglianza dalla polizia in seguito al divieto di manifestare e cantare lo slogan “Jin, jiyan, azadî” (Donne, vita, libertà) in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Nonostante il divieto, […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Kurdistan: attacco ad Ankara, bombardamenti turchi, colloqui con Ocalan

Giovedì, dopo la notizia di un riuscito attacco della guerriglia (rivendicato venerdì mattina) curda del PKK contro la principale industria di ingegneria bellica turca ad Ankara, l’aviazione di Erdogan ha scatenato sanguinosi raid aerei sulla Siria del Nord e sul nord dell’Iraq, dove il PKK sta infliggendo dure perdite all’esercito turco.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

KCK: agiremo secondo il processo sviluppato da Rêber Apo

“Il nostro movimento, con tutte le sue componenti, agirà secondo il processo che il Rêber Apo svilupperà”, ha dichiarato la co-presidenza della KCK, sottolineando che per questo devono essere stabilite le condizioni di salute, sicurezza e lavoro del leader.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La salute negata dell3 prigionier3 politich3 curd3 in Turchia

Lo scorso fine settimana abbiamo partecipato alla conferenza “Le condizioni di salute nelle carceri turche” organizzata dal Congresso Democratico dei Popoli (HDK), accogliendo con calore e gioia il loro invito ad Istanbul, insieme ad altre realtà sociosanitarie autonome provenienti dall’Europa, per lo più da Germania e Grecia.