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GAZA.Zaytouna-Oliva costretta a dirigersi verso porto israeliano Ashdod

A bordo della imbarcazione della Freedom Flotilla che intendeva rompere il blocco navale di Gaza c’è un equipaggio tutto al femminile, in rappresentanza di 13 nazioni

AGGIORNAMENTI

ore 18.45 – SOLDATI ISRAELIANI A BORDO, NAVE VERSO ASHDOD

I soldati della marina israeliana sono saliti a bordo della Zaytouna mentre si trovava a 35 miglia dalle coste di Gaza, in acque internazionali. La nave viene ora condotta nel porto di Ashdod, le 13 donne dell’equipaggio sono state fermate.

ore 17.10 – ZAYTOUNA BLOCCATA DALLA MARINA ISRAELIANA

Secondo il sito Middle East Monitor la nave Zaytouna è stata intercettata dalla marina israeliana in acque internazionali e potrebbe ora essere condotta nel porto di Ashdod come avvenuto con le precedenti missioni della Freedom Flotilla

ore 16.45 – CONTATTI PERSI DI NUOVO, NAVE CIRCONDATA

La Women’s Boat to Gaza fa sapere che i contatti con la barca Zaytouna sono stati persi di nuovo. Si pensa che sia stata circondata dalla marina israeliana, riporta al Jazeera.

ore 16.15 – RISTABILITI I CONTATTI

La barca Zaytoun-Oliva è di nuovo raggiungibile, si trova in questo momento a 52 miglia nautiche da Gaza.

ore 15.20 – PERSI I CONTATTI CON LA BARCA

Lo rende noto l’organizzazione della missione Women’s Boat to Gaza della Fredoom Flotilla in un tweet

ore 13 – ZAYTOUNA-OLIVA E’ ORA A 60 MIGLIA NAUTICHE DA GAZA

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della redazione

Gaza, 5 ottobre 2016, Nena News – Questa mattina la nave delle donne, Women’s Boat to Gaza, si è portata a meno di 100 miglia nautiche dalla Striscia. Secondo gli organizzatori, mancherebbero meno di 20 ore all’arrivo. Ma le navi della Marina militare israeliana sono pronte ad intercettare ed abbordare la barca Zaytouna-Oliva diretta a Gaza. E’ questo l’allarme lanciato dalla Freedom Flotilla che questa mattina ha comunicato l’ultima posizione della barca (https://wbg.freedomflotilla.org/) ormai in prossimità della costa di Gaza. A bordo ci sono tutte donne, tra le quali una Nobel per la pace, tre parlamentari, una ex diplomatica statunitense, alcune giornaliste, una atleta olimpionica, un medico.

La seconda barca, Amal-Hope II ha dovuto affrontare alcuni problemi tecnici ma conta di raggiungere Gaza al più presto.

In passato Israele ha bloccato tutte missioni – ad eccezione delle prime – avviate dalla Freedom Flotilla  per denunciare il blocco navale che lo Stato ebraico attua davanti alle coste della Striscia di Gaza. Nel maggio 2010 commando israeliani abbordarono in acque internazionali il traghetto turco Mavi Marmara, parte di un convoglio diretto con aiuti umanitari a Gaza, uccidendo dieci passeggeri. Nena News

A seguire il commento della curatrice della rassegna Femminile Palestinese, Maria Rosaria Greco

La rassegna Femminile palestinese ha voluto fortemente sostenere il progetto Women’s Boat to Gaza della Freedom Flotilla Coalition. Il ricavato del concerto “Jussur Project e Amal Ziad Kaawash, Mediterraneo, musica e donne verso Gaza” è stato consegnato alla Freedom Flotilla Italia per supportare la missione. Tutta Salerno ha risposto generosamente alla chiamata, per non lasciare sole queste donne coraggiose e tutte le donne di Gaza.

In queste ore, in acque internazionali, l’imbarcazione Zaytouna sta navigando sempre più vicina alla meta, e sempre più alto è il rischio di attacco. Probabilmente, mentre leggerete questo articolo, l’assalto sarà già avvenuto. La marina militare israeliana è allertata da giorni: elicotteri e navi da guerra, le stesse che normalmente sparano sui pescherecci a poche miglia dalle coste di Gaza, sono in attesa nel porto di Ashdod, pronte a intervenire.

Eppure Zaytouna significa ulivo, proprio in segno di pace, è una missione pacifica: a bordo della barca non ci sono armi o minacce, ci sono 13 donne che chiedono con il loro corpo la fine dell’assedio (illegale secondo l’art 41 della Carta ONU) imposto alla striscia di Gaza da quasi 10 anni. Fra loro un Premio Nobel per la Pace, alcune parlamentari di vari paesi fra cui una rappresentante maori della Nuova Zelanda, una atleta olimpionica di pallavolo sudafricana, una ex diplomatica statunitense, alcune giornaliste, un medico e tre membri dell’equipaggio.

I loro nomi sono: Mairead Maguire (Irlanda), Marama Davidson (Nuova Zelanda), Jeannette Escanilla (Svezia), SamiraDouaifia (Algeria), Leigh-AnnNaidoo (Sud Africa), Ann Wright (USA), Yudit Barbara Ilany (Israele), FauziahHasan (Malaysia), Mina Harballou (UK), HodaRakhme (Russia), Sandra Barrilaro (Spagna), Synne Sofie Reksten (Norvegia), Emma Ringqvist (Svezia).

Il pericolo che corrono queste donne è altissimo: probabilmente verranno arrestate e deportate, la barca verrà sequestrata dopo essere stata attaccata. Tutte le missioni precedenti sono state bloccate con la violenza, abbordate con atti di pirateria marittima in acque internazionali, a dispetto del diritto internazionale che prevede la libera navigazione. Ricordiamo con tristezza cosa accadde nel 2010 quando la marina militare israeliana uccise 9 attivisti sulla nave turca MaviMarmara che portava aiuti umanitari a Gaza.

Va ribadito inoltre che Zaytouna non è diretta verso Israele, ma verso la Striscia di Gaza, in Palestina. Naviga in acque internazionali per poi entrare direttamente nelle acque territoriali di Gaza. Quindi Israele non ha bisogno di difendersi da alcun pericolo.

Le prossime ore saranno decisive. Bisogna seguire da vicino il viaggio di questo ramoscello di ulivo (Zaytouna), bisogna tutelare questo percorso di pace e solidarietà. Le donne a bordo della Flotilla non vanno lasciate sole, come non vanno lasciate sole le donne di Gaza. Siamo tutte uno stesso equipaggio che naviga verso Gaza e la nostra voce di denuncia deve essere forte e chiara.

L’irlandese Mairead Maguire, Nobel per la Pace, è salpata per questo: “Si usa dire che ‘il silenzio è d’oro’, ma il silenzio del mondo per quanto riguarda la situazione dei palestinesi residenti nella Striscia di Gaza, e in particolare per quanto riguarda i loro bambini, è sintomo di una preoccupante carenza di princìpi morali ed etici da parte della comunità internazionale. Dobbiamo chiederci perché questo silenzio è durato così a lungo”. Buon vento Zaytouna

 

da nena-news

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