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Giù le mani da Assata Shukur!


(tratto dall’autobiografia di Assata Shukur, dove racconta il suo arrivo a Cuba)

 

Pensavamo che l’ossessione puntitiva contro chi ha alzato la testa fosse una prerogativa tutta italiana, ma dimenticavamo quanto sa essere vendicativo l’establishment americano contro chi ha osato sfidare – non importa quanto tempo addietro – il suo modello politico e sociale. Forse una scorciatoia per riguadagnare credibilità dopo gli attentati di Boston, un modo comodo di applicare le dichiarazioni di Obama “colpiremo chiunque attenti alla sicurezza degli Stati Uniti d’America”.

Assata Shakur, al secolo Joanne Chesimard, (conosciuta anche come madrina del rapper Tupac) è la prima donna a entrare nella lista dei 25 “terroristi” “most wanted” d’America. Rivoluzionaria afroamericana legò la sua sorte alla militanza politica megli anni ’70 col Black Panther Party prima e in unn delle sue filiazioni armatepoi, la Black Liberation Army (dopo lo sterminio e la decapitazione politica della dirigenza ad opera della stessa Fbi col programma Co.intel.pro)

Oggi Assata si chiama Joanne Chesimard, ha 65 anni, ed è la prima donna a entrare nella black list. È accusata dell’omicidio a sangue freddo di un agente di polizia avvenuto il 2 maggio 1973, quando Assata si batteva con le armi per i diritti degli afroamericani. Nel 1977 arrivò la condanna all’ergastolo, nel 1979 l’evasione di prigione con l’aiuto del fratello Mutulu Shakur (padre adottivo di Tupac) e dell’attivista italiana Silvia Baraldini (estradata e tornata in Italia solo nel 1999), finiti in carcere proprio per quell’azione armata. Poi trovò asilo politico a Cuba, dove tuttora vive.

Riguardo alle accuse di omicidio di un agente e ferimento di un altro (motivo dell’inserimento nella lsita nera) lei si è sempre professata innocente, sostenendo di non aver mai sparato i quattro colpi, due dei quali da dietro, che hanno ucciso Werner Foerster dopo essere partiti dalla pistola del collega. Ma i federali non vogliono sentire scuse e al perseguimento delel responsabilità effettive si preferisce il messaggio politico di punire chiunque osi ribellarsi al dominio dell’imperialismo statunitense. Quello che dà più fastidio agli zelanti yankees è del resto l’impegno che Assata continua a proferire come militante politica e rivoluzionaria. Il Bureau ne è sicuro: a Cuba Assata continua a essere attiva a fa propaganda anti americana. Per lei ci sono due taglie da 1 milione di dollari l’una, offerte dal Fbi e dallo Stato del New Jersey

 

Un estratto della sua autobiografia dall’archivio di Ecn: 

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pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

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