Kobane, l’ira dei curdi incendia la Turchia. Blocchi in tutta Europa
Molti tweet (non solo nel pomeriggio, ma anche negli scorsi giorni) avevano sconsideratamente alimentato la voce che la città fosse già caduta nelle mani dell’ISIS, ed il raffronto (pur tragicamente possibile) con l’eccidio di Srebenica ha in parte avallato una consumata strategia dei fondamentalisti, gettando molti nello sconforto e nella paura.
Ma la commozione suscitata dal crescendo gli atti di puro eroismo dei militanti curdi – che hanno riportato nel nostro presente gesta patrimonio della memoria del movimento operaio ed antifascista mondiale, come quelle di Dante di Nanni e della resistenza di Stalingrado – hanno travolto ogni narrazione preconfezionata e filtro editoriale (i video delle YPG sono stati diffusi da tutti i principali network mediatici) si sia parato sulla loro strada.
La rabbia in rete mentre si sgretolava, tra i balbettii dei portavoce, ogni credibilità della cosiddetta “coalizione” e l’indignazione unanime davanti alle immagini dei blindati turchi immobili sulle alture della città martire si sono accumulate fino all’arrivo del detonatore: l’appello delle principali organizzazioni curde, che hanno invitato alla resistenza nelle strade a tempo indeterminato e le notizie da Kobane, veicolate da innumerevoli hashtag e post virali che hanno saturato praticamente tutti i principali social network, generando una reazione globale paragonabile solo a quanto accaduto poche settimane fa davanti alle bombe di Gaza.
Impossibile tenere il conto delle azioni in tutta la Turchia, dai focolai a vere e proprie sommosse. Dal blocco delle principali strade, all’assedio alle caserme e sedi di partito, la situazione di rivolta generalizzata ha costretto il Ministero dell’Interno a richiamare centinaia di poliziotti in servizio, che non hanno esitato ad aggredire quanti sono scesi in piazza per dare sbocco alla propria rabbia.
Migliaia di persone sono accorse al confine di Suruc per porre fine all’atroce cordone delle forze armate turche contro Kobane. Gli scontri sono poi esplosi nelle città del Kurdistan turco di Van e Silopi, mentre a Batman si riporta della ribellione dei detenuti della prigione locale contro i propri carcerieri. A Mardin i manifestanti si sono impossessati ed hanno fatto a pezzi un busto di Ataturk, incenerendo quindi sei camionette della polizia di Erdogan. Un’altra statua del fondatore dello stato turco è stata bersagliata dalle molotov a Sirnak, mentre ad Amed (Diyarbakir) è stato attuato lo sciopero generale.
Le tensioni sono poi divampate fin nel cuore delle grandi città turche, dove l’uso di proiettili da parte della polizia e dei fiancheggiatori dell’ISIS contro le folle non hanno fatto che esacerbare ancor più gli animi. Ad Istanbul gli agenti hanno subito tentato di disperdere a colpi di lacrimogeni la grande mobilitazione lungo l’arteria di Istiklal e quella in piazza Galatasaray, mentre a Taksim si urlava “Dappertutto è Kobane, dappertutto è resistenza!”. Barricate a Kadikoy, fronteggiamenti nei quartieri di Esenyurt e Gulsuyu (dove è stato aperto il fuoco contro una volante della polizia) e violentissimi scontri a Gazi, dove i manifestanti hanno incendiato un grosso autobus e bloccato l’autostrada E-5. Assaltata una caserma a Bacgilar con il ferimento di altri due agenti. “Besiktas sarà la tomba del fascismo!” – hanno intonato i rivoltosi nell’altro quartiere della metropoli sul Bosforo. Lambita anche Ankara, sulla quale oggi aleggia lo spettro di una grande manifestazione per occupare quella che in diversi tweet viene definita “la vera capitale dello Stato Islamico”.
E dalla Turchia la solidarietà si è velocemente propagata in Europa. Presidiati ed occupati gli aeroporti di Copenhagen, Bruxelles, Stoccolma e Parigi, la metropolitana di Londra, i binari delle ferrovie svizzere. Una folla di manifestanti ha fatto irruzione nel parlamento olandese all’Aia, mentre sono stati circondati quelli austriaco e francese. Migliaia di persone a Trafalgar square. Berlino è stata investita da un’imponente adunata che ha gremito la Brandeburger Tor, dopo che nei giorni scorsi erano state date alle fiamme diverse auto in dotazione alla vicina ambasciata turca. Un altro presidio si è dato appuntamento davanti alla rappresentanza diplomatica statunitense. I solidali con Kobane sono scesi in piazza in massa ad Hannover ed a Colonia, dove sono state invase le stazioni dei treni. occupato il municipio ad Amburgo, mentre si riempivano le piazze di Stoccarda, Dortmund, Saarbrucken, Dusseldorf, Francoforte e tante altre città tedesche, vero baricentro della comunità curda europea. Perfino oltreoceano sono stati convocati presidi a New York e Toronto.
Non possiamo che unirci ai difensori di Kobane nella loro strenua battaglia di autonomia e libertà, ed a quanti sono scesi in piazza al loro fianco in queste ore; auspicando e sostenendo simili iniziative di solidarietà anche in Italia rivolgiamo a tutt* l’augurio: see you on the barricades!
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