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La violenza settaria si espande in Egitto

L’arresto di Badie, guida dei Fratelli Musulmani, d’altronde complica ancora di più il quadro. Badie era il murshid “guida suprema” del movimento, eletto dalla Majlis El-choura, una sorta di assemblea costituente della fratellanza a livello internazionale. Una volta eletto Morsi, si è subito posto il problema del ruolo del murshid (esattamente come in Tunisia come spiegavamo in questo lungo articolo mesi fa: La crisi di Ennahdha e il ritorno alle miniere), sia all’interno della fratellanza che nel dibattito pubblico (per approfondire leggi anche: L’arresto della guida dei Fratelli Musulmani e le sue implicazioni). Quali saranno le risposte politiche dei Fratelli Musulmani all’arresto di Badie? Quali componenti della fratellanza prenderanno il sopravvento in questo contesto?

 

Mercoledì 14 Agosto la polizia ha brutalmente sgomberato 2 sit-in al Cairo in sostegno al presidente deposto Mohamed Morsi, conclusisi con oltre seicento morti. La violenza si è dipanata velocemente lungo tutto il paese,  e numerose chiese sono finite sotto attacco in ogni parte della nazione. Chiese, compagnie bibliche, scuole cristiane, case e attività commerciali sono state danneggiate e date al fuoco in una serie di attacchi su larga scala senza precedenti, ad opera di coloro che vengono descritti come membri, sostenitori e simpatizzanti dei Fratelli Musulmani.Questa violenza terrificante è considerata da molti la prova che i Fratelli Musulmani stanno soffiando sul fuoco del settarismo in Egitto.

I Cristiani costituiscono tra l’ otto e il dieci per cento degli ottantacinque milioni della popolazione in Egitto. Gli attacchi settari sono in aumento sin dalla Rivoluzione del 25 Gennaio che ha abbattuto il lungo potentato di Hosni Mubarack. Gli attacchi settari inoltre sono stati trattati con indìfferenza. La figura prominente dei Fratelli Musulmani, Mohamed Morsi,divenuta la più potente del paese, ha ingrandito la paura condivisa da molte persone della comunità cristiana, aumentando la loro preoccupazione  riguardo il proprio benessere fisico e la sicurezza. Queste paure sono state sfortunatamente giustificate da una consistente retorica fatta di parole infuocate e da violenza fisica, come mai avvenuto in precedenza durante le ore di attacco alla Cattedrale di San Marco,al Cairo,in  Aprile.

 

Documentando l’ odio.

Sin da quando l’esercito ha deposto Mohamed Morsi dei Fratelli Musulmani dal potere, gli attacchi settari sono proseguiti. Questi peraltro sono stati “sminuiti” dall’ondata di distruzione partita il 14 Agosto.

Mentre tutti gli occhi erano puntati sul Cairo a seguire il bagno di sangue nelle piazze di Rabaa e Nahda, cominciavano a diffondersi report su edifici e proprietà cristiane sotto attacco in tutto il Paese. Io stesso e l’attivista e fisico residente al Cairo, Mostafa Hussein, abbiamo cominciato a raccogliere accuratamente e verificare i report mentre ci arrivavano.

Una lunga serie di attacchi sono stati riportati nei social media, e confermati a livello indipendente da giornalisti partecipativi, ricercatori della Egyptian Initiative for Personal Rights (EIPR), e giornali locali. Più tardi, diversi comunicati stampa religiosi hanno confermato le notizie che avevamo già diffuso. Molte di queste erano corredate da immagini e alcune con delle sequenze di filmati molto crudi.

 

Insieme abbiamo constatato con evidenza che solamente nella giornata del 14 Agosto gli attacchi hanno riguardato:

° trentasette chiese

°cinque scuole

°tre compagnie bibliche

°quattro uffici di sedi cristiane

°e decine di case e attività commerciali.

 

Questi sono stati sia bruciati che quantomeno gravemente danneggiati. In nessuno di questi casi c’ è stata conferma di presenza poliziesca nelle vicinanze degli edifici. Questi attacchi sono avvenuti in più di dodici governatorati del Paese. E questi sono solo gli attacchi di cui abbiamo sentito e che abbiamo potuto documentare.

Finora, le morti stimate sono tre e un ragazzo quattordicenne è stato dichiarato ferito. Può essere forse questa una delle ragioni per cui i media internazionali e i media mainstream egiziani hanno prestato poca attenzione a questi crimini. Di fatto la  copertura mediatica si è essenzialmente incentrata sulle morti al Cairo, e sul braccio di ferro retorico tha l’Esercito e la Fratellanza. Ultimoa cosa ma non per importanza: sebbene la maggioranza dei comunicati delle rappresentanze dei paesi occidentali condanni il bagno di sangue e ne invochino la cessazione, in molto pochi attualmente si degnano di menzionare il conflitto settario che c’è lungo tutto il paese. Si può addurre la scusa di una scarsa copertura, argomentando che la maggiorparte delle chiese si trovavano al di fuori del Cairo e nell’ Alto Egitto, che non ci fossero media in loco a narrare ciò, cosìcché la verifica dei racconti dovesse prendere troppo tempo. Il silenzio di numerosi attori internazionali che hanno commentato attivamente la situazione in Egitto è difficile da giustificare.

 

Di chi la colpa?

Sicuramente, qualcuno ha delle responsabilità in merito a questi crimini di odio. Ma di chi è la colpa?

Sulla carta, chiunque al di là dei Fratelli musulmani accusa le folle pro Morsi. Così, scrivendo per la sezione Politica Estera in “Transitions”, il commentatore Mohamed el Dahshan afferma: “Vi voglio raccontare delle chiese che sono state saccheggiate e date al fuoco in Egitto, del culmine inaspettatamente duro della retorica anti-Cristiana nel discorso dei sostenitori dei Fratelli Musulmani. Le Chiese ultimamente sono divenute un facile obiettivo per i sostenitori dei Fratelli Musulmani in cerca di vendetta. Queste sono poco o per nulla protette dalle forze di polizia. Ciò rende le forze di sicurezza automaticamente complici degli attacchi contro di esse”.

 

Per contro, i Fratelli Musulmani accusano le forze di sicurezza di orchestrare gli attacchi per incriminare il loro gruppo. Di fatto, la leadership della fratellanza, nel migliore dei casi,ha condannato gli eventi solo in maniera formale . A peggiorare la situazione, un comunicato in arabo che è stato postato in un account Facebook chiamato FJP Helwan (il ramo politico dei Fratelli Musulmani ad Helwan, il “Freedom and Justice Party”, FJP),che ha suscitato clamore accusando il Papa Copto di essere complice della morte di cinquecento protestanti pro Morsi durante lo scontro del 14 Agosto. Cosa ancor più importante, il comunicato ha aggiunto benzina sul fuoco millantando che i cristiani egiziani “hanno dichiarato guerra all’Islam”. E’ stato tradotto in inglese nel blog dei Fratelli Musulmani, e intitolato: “Dopo tutto ciò, queste persone si chiedono perché vengono bruciate le chiese”

 

* Nota dal comunicato: “Bruciare la chiesa del Signore è un crimine. E per la Chiesa dichiarare la guerra contro l’Islam ed i Musulmani è la peggiore delle offese. Per ogni azione c’è una reazione.”

 

Questo comunicato è in palese contrasto con un altro, postato nella sezione inglese di Ikhwanweb ventiquattro ore dopo, che condanna “ogni attacco, pure verbale, contro i Copti, le loro chiese e le loro proprietà”.

Ma ancor prima di condannare un dato movimento religioso viene la questione della sicurezza attorno a queste chiese e se ci sia stata la responsabilità dello stato. L’indipendente canale di news online in inglese, con sede al Cairo, MadaMsr, ha riportato che il 14 Agosto,a Sohag, i residenti hanno confermato che la chiesa è stata saccheggiata attorno alle 9 e trenta del mattino, senza che ci fosse polizia alcuna. Inoltre, i testimoni oculari che MadaMasr cita affermano che qualche attività commerciale vicina è stata distrutta, e che queste erano appartenenti sia a Cristiani che a Musulmani.

 I militari han diramato un comunicato il 14 Agosto, ordinando “l’immediata ricostruzione di tutte le chiese danneggiate” durante le violenze del 14 Agosto, e promettendo che tutti gli sforzi di ricostruzione sarebbero stati intrapresi dal dipartimento di ingegneria militare e che “tutte le spese sarebbero state pagate dalle Forze Armate”

 I Copti hanno affermato che c’è stata la negligenza dello Stato nel rispondere a questi assalti, e i Fratelli Musulmani hanno chiamato tutto ciò cospirazione. Chiunque sia il colpevole, le sue implicazioni nei bagni di sangue e nella violenza settaria passata e recente sono profondamente radicate. In più, nonostante gli osservatori interni e fuori dall’Egitto continuino a fare speranzosi richiami alla riconciliazione, due considerazioni sono particolarmente importanti. La prima, basata sulla storia settaria che è ben lungi dal concludersi,é che i maggiori approfittatori delle tensioni settarie e della violenza sono quelli che invocano un ruolo maggiormente prominente di uno stato securitario che possa effettivamente “gestire” tali conflitti. In un contesto nel quale i governanti militari egiziani stanno cercando attivamente di consolidare il supporto popolare con misure straordinarie “anti-terrorismo”, questa considerazione non potrebbe essere più pertinente.

Secondo: i governi successivi alla caduta di Hosni Mubarak hanno affossato gli sforzi atti a condannare i crimini settari, perpetrando una narrazione attraverso la quale la causa profonda del settarismo è spesso attribuita (alquanto irrealisticamente) a qualche anonima mano straniera.

Come osservato una volta da Ellis Goldberg: “Egiziani, i governi egiziani hanno affermato per lungo tempo di non essere responsabili degli atti criminali di pregiudizio, di terrorismo, o di azioni politiche erroneamente motivate che danneggino l’unità nazionale. I veri egiziani non hanno alcun interesse a rompere l’unità della nazione e conseguentemente non possono essere i mandanti di tali azioni.”

Sfortunatamente, né giustizia nè riconciliazione possono essere prospettate con il persistere di questi avvenimenti. Con le sedi del Signore che iniziano ad essere luoghi di battaglia politica, c’è un bisogno ancor più disperato di far prendere un’altra piega agli eventi.

 

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