Le Farc liberano il Generale Alzate e altri due prigionieri di guerra
La liberazione è avvenuta in una località a nord di Quibdó, nel dipartimento del Chocó, sotto la supervisione del membro del tavolo dei Dialoghi dell’Avana, Pastor Alape, in qualità di Comandante del Blocco fariano “Iván Ríos”, che ha consegnato i prigionieri ad una commissione umanitaria composta da rappresentanti di Cuba, Norvegia e Croce Rossa Internazionale.
In un comunicato pubblicato dalla Delegazione di Pace in seguito alla liberazione, si legge che la guerriglia constata la necessità di “ridisegnare le regole del gioco”, poiché “un processo di pace che è arrivato a questo livello, e che sta per discutere i temi più decisivi per la pace stessa, non può essere sottomesso a nessun tipo di atteggiamento precipitoso e irriflessivo”; il riferimento è chiaramente alla sospensione unilaterale dei dialoghi voluta da Santos in seguito alla cattura del generale.
“E’ ora del cessate il fuoco bilaterale, dell’armistizio, affinché nessun avvenimento bellico sul campo di battaglia possa servire a giustificare l’interruzione di un compito così importante e storico, com’è quello di raggiungere la pace”, conclude il comunicato.
In questi giorni si sta rivelando tutta l’assurdità e l’ipocrisia della dottrina Santos dei “dialoghi in mezzo al conflitto”. Il popolo colombiano e tutto il movimento popolare esigono la sospensione delle ostilità, che è ormai l’unica strada percorribile per poter garantire il proseguimento dei dialoghi; e solo la retriva oligarchia colombiana, in particolare quella parte di essa legata al militarismo guerrafondaio, sembra non averlo ancora capito. Nonostante gli schiaffoni ripetutamente inflitti loro dalle FARC sui campi di battaglia, come per l’appunto la vicenda del generale Alzáte dimostra.
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