Libano: raid Israele, Hezbollah promette una risposta
Nell’attacco di lunedì sera dell’aviazione israeliana al confine tra Siria e Libano, nell’area di Janta (roccaforte del gruppo guidato da Nasrallah), sarebbero morti quattro miliziani di Hezbollah, movimento sciita libanese impegnato a fianco del presidente siriano Bashar al-Assad.
Lo riporta oggi il quotidiano libanese The Daily Star, che cita fonti anonime della sicurezza del Paese dei Cedri. Secondo gli stessi testimoni, Israele avrebbe preso di mira due mezzi pesanti che dalla Siria stavano entrando in Libano carichi di missili e piattaforme di lancio. Le autorità israeliane non confermano. Conferma invece il Partito di Dio, negando però che quattro dei suoi uomini abbiano perso la vita nel bombardamento aereo: danni sì, ma nessun morto.
Il raid sarebbe stato compiuto nei pressi del villaggio di Nabi Sheet, dove negli anni Ottanta Hezbollah ha costruito una propria base militare. Strade sterrate collegano Nabi Sheet al confine siriano e alla regione di Serghaya, sotto il controllo del regime siriano e molto vicina alla periferia di Damasco. Si tratta del primo attacco israeliano dentro il territorio libanese dall’inizio della guerra civile siriana. In precedenza l’aviazione militare di Tel Aviv aveva compiuto raid simili contro postazioni di Hezbollah, ma sempre in territorio siriano.
Hezbollah ha rilasciato un comunicato a proposito, promettendo una reazione: “Primo, tutto quello che è stato detto dai media su ‘Israele’ che ha colpito l’artiglieria o i siti missilistici di Hezbollah, o sul martirio di combattenti della resistenza sono mere fabbricazioni. Secondo, questa nuova aggressione è un palese assalto non solo contro la resistenza, ma contro il Libano, la sua sovranità e il suo territorio. Terzo, l’aggressione ‘israeliana’ non rimarrà senza risposta da parte della resistenza: sceglieremo il tempo e il luogo adatto e il modo migliore per rispondere”.
Un breve commento giunge anche dall’esercito libanese: “Alle 21.50 di lunedì, quattro aerei militari israeliani hanno violato lo spazio aereo libanese, a Est di Chekka e poi si sono spostati a Est, verso le regioni di Baalbek e Hermel. Hanno lasciato lo spazio aereo del Libano alle 22.25”. Secondo un rapporto delle forze di sicurezza interne ottenuto dal quotidiano The Daily Star, testimoni avrebbe sentito due esplosioni vicino a Nabi Sheet.
Israele, lunedì, aveva affermato di aver condotto “un’intensa attività a Nord”, ma nessuna fonte ufficiale ha confermato l’attacco aereo, che si sarebbe verificato nella Valle del Bekaa, al confine tra Siria e Libano. “Non parlo di accusa che vengono mosse su cosa abbiamo fatto o non fatto – aveva commentato il premier israeliano Netanyahu ieri – La nostra politica è chiara: facciamo quello che serve a mettere in sicurezza Israele”.
Conferme o meno, Israele non ha mai nascosto l’intenzione di indebolire il nemico Hezbollah, nel timore che la vicina guerra civile siriana permetta al movimento sciita di far entrare in Libano armi e munizioni con i quali attaccare il territorio israeliano. Nell’autunno scorso, il governo di Tel Aviv fece immense pressioni sull’amministrazione di Washington perché lanciasse un’operazione militare contro Damasco, per poi accusare tra le righe il presidente Obama di vigliaccheria per aver ceduto alle pressioni della comunità internazionale, intenzionata a non aprire un nuovo fronte di conflitto potenzialmente incontrollabile.
Per questo più volte Tel Aviv ha agito in solitaria, bombardando con l’aviazione postazioni di Hezbollah in Siria o presunti convogli di armi diretti verso il Paese dei Cedri. Intanto, però, sul piano politico e strategico, nelle stanze dei bottoni israeliane c’è chi inizia a pensare che il nemico di sempre, Bashar al-Assad, possa essere considerato il male minore, alla luce dell’avanzata sempre più consistente di gruppi islamisti e qaedisti in territorio siriano.
Da Nena News
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