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Lo strano “golpe” di Prigozhin. Arriva a 200km da Mosca e torna indietro

Quanto accaduto ieri non è di certo di semplice comprensione. Il capo dei mercenari della Wagner dopo aver di fatto dichiarato una guerra civile ed essere arrivato a 200km da Mosca si è ritirato in seguito alla mediazione di Lukashenko e si trasferirà in Bielorussia, insieme ai suoi miliziani.

Un “golpe” piuttosto strano che lascia molte domande aperte:

1 – Quali sono le reali motivazioni che hanno spinto Prigozhin ad intraprendere questa iniziativa e quali i motivi della sua ritirata?

Ad oggi, da quello che sappiamo, l’obbiettivo dichiarato di rimuovere dal potere la linea di comando militare russa ed in particolare il Ministro della Difesa Šojgu ed il Capo di Stato Maggiore Gerasimov non è andato a buon fine. Da quanto si è capito anche l’inquadramento dei miliziani Wagner all’interno dell’esercito regolare è ancora sul tavolo delle trattative. Che si trattasse semplicemente di una dimostrazione di forza per “prenotarsi” rispetto alla linea di successione al comando della Russia come ipotizzano alcuni analisti nostrani? Non sembra molto verosimile. Che la ritirata sia stata dettata dallo scarso entusiasmo generato all’interno delle forze armate e della popolazione? Non abbiamo gli elementi per dirlo. Quel che è certo è che il “golpe” a metà ha portato ad un indebolimento dell’immagine pubblica di Putin e del suo governo.

2 – A chi giova il tentato golpe?

E’ impossibile dire ad ora se qualcuno dall’interno o dall’esterno della Russia abbia sostenuto il tentato golpe della Wagner. Ciò che sappiamo è che da quanto riportato dal New York Times l’intelligence USA era a conoscenza da giorni dei piani di Prigozhin a differenza dei servizi segreti russi. Anche il tempismo di questo “strano golpe” lascia da pensare: proprio nei giorni in cui Zelensky ha ammesso che la controffensiva ucraina procede a rilento e a due settimane dal vertice NATO di Vilnius poter propagandare la debolezza interna dello stato russo come la dimostrazione dell’efficacia della strategia della “vittoria ad ogni costo” sostenuta dalla dirigenza ucraina e dagli alleati è un bella fortuna. Una “fortuna” che permetterà di giustificare ulteriormente di fronte alle opinioni pubbliche l’invio di armi ed il proseguimento del conflitto fino al famoso “regime change” tanto auspicato dagli USA.

3 – Che conseguenze avrà sulla guerra?

Nel breve termine non pare che la mossa della Wagner abbia inficiato particolarmente la tenuta del fronte russo. Nonostante due importanti centri di comando nelle retroguardie quali Rostov e Voronezh siano caduti con incredibile facilità nelle mani dei miliziani, l’esercito ucraino non è riuscito a lanciare attacchi particolarmente determinanti nella giornata di ieri e non si è assistito a particolari sparigliamenti sul campo. Sicuramente quanto accaduto aumenterà ulteriormente il livello di militarizzazione e paranoia nell’amministrazione russa e ne accentuerà i conflitti interni. A cosa potrebbe portare ciò? E’ difficile da prevedere, forse Putin potrebbe uscirne consolidando ulteriormente il proprio potere, oppure potrebbe essere messo in un angolo tanto dai falchi, quanto da compagini filo-occidentali. Ma dato il fatto che questa guerra viene vista come una “questione esistenziale” per la Russia è difficile prevedere come un eventuale cambio di regime possa intervenire sul conflitto.

Al momento abbiamo poche certezze, e di piccolo cabotaggio, come la sempre maggiore centralità che rivestono milizie private e signori della guerra negli equilibri geopolitici, non solo per quanto riguarda la Russia. Non dimentichiamo che poco più di due anni fa abbiamo assistito all’assalto a Capitol Hill negli USA guidato da un altro tipo di milizie, più a bassa intensità, di ultradestra. La privatizzazione della guerra e della gestione dei conflitti sociali di carattere neoliberista si riflette nell’erosione del potere statuale. Quindi oltre al perenne problema dei mercenari in guerra, questo particolare tipo di milizie diventano una variabile impazzita all’interno degli scenari globali.

L’impressione è che ci stiamo avvicinando in ogni caso ad un altro avvitamento dell’escalation, in cui la strada per un qualche tipo di compromesso o cessate il fuoco è sempre più stretta.

Di seguito la trasmissione di Radio Onda d’Urto su ieri:

Il capo del gruppo Wagner Yevgeni Prigozhin in marcia, con mezzi militari e migliaia di mercenari ai suoi ordini, sul territorio della Federazione russa. Non un colpo di stato militare, sostiene, ma una “marcia della giustizia”. Nel mirino di Prighozhin, in particolare, il ministro della Difesa russo Shoigu accusato di aver ordinato un attacco missilistico su un campo di Wagner sul fronte ucraino che avrebbe provocato un numero enorme di vittime. Nelle prime ore di questa mattina il gruppo Wagner ha preso Rostov, città della Russia meridionale, e ha fatto sapere di controllarne siti militari e infrastrutture. Il quartier generale dell’esercito russo a Rostov, sul fiume Don, è una base logistica chiave per la guerra in Ucraina.

Da Rostov Prigozhin minaccia di voler “andare fino in fondo” e rovesciare la leadership militare russa, marciando su Mosca, se il ministro della Difesa Shoigu e il generale Gerasimov non accetteranno di incontrarlo. Il capo del gruppo di Wagner ha dichiarato che le sue truppe distruggeranno o abbatteranno tutto ciò che troveranno sulla propria strada – compresi eventuali check-point – o che sorvolerà le loro teste. Nell’avanzata verso Rostov, infatti, avrebbero già abbattuto un elicottero dell’esercito regolare russo. “Siamo arrivati qui, vogliamo vedere il capo di Stato Maggiore e Shoigu. Se non vengono, bloccheremo la città di Rostov e ci dirigeremo verso Mosca”, ha detto in un messaggio audio. Lo stesso Prigozhin ha poi sostenuto che Gerasimov sarebbe fuggito.

A Mosca intanto è stato introdotto il regime operativo antiterrorismo. Nelle strade, e davanti ai palazzi del potere, è stata rafforzata la presenza di militari e polizia, e sono stati annullati tutti gli eventi pubblici previsti, come spettacoli, concerti e manifestazioni di qualsiasi tipo. Nei confronti di Progozhin è stato aperto un procedimento penale per “organizzazione di una rivolta armata”. Costantemente aggiornato sulla situazione, il presidente russo Putin si è rivolto alla nazione in un discorso trasmesso a reti unificate.

“Le persone che combattono sul fronte hanno ricevuto questa pugnalata alle spalle“, ha esordito Putin. “Adesso si decide il destino del nostro popolo, tutte le divisioni interne dovrebbero essere lasciate da parte”, ha aggiunto sottolineando che “tutti coloro che hanno scelto la via del tradimento saranno puniti e saranno ritenuti responsabili. Le forze armate hanno ricevuto gli ordini necessari”, ha spiegato invitando coloro che sono coinvolti a fermare le loro azioni. Nel discorso di Putin ha trovato ancora una volta spazio la retorica anti-bolscevica: “questa pugnalata è stata data al popolo russo anche nel 1917 quando combatteva la Prima guerra mondiale, quando la vittoria gli è stata praticamente rubata. La distruzione della guerra, la distruzione dello Stato, la perdita dei grandi territori, la guerra civile, i russi uccidevano altri russi, i fratelli uccidevano altri fratelli. I vari avventurieri politici hanno tratto vantaggio da questa situazione. Noi non permetteremo la ripetizione di una situazione del genere”, ha sottolineato Putin, il quale ha promesso che “saranno adottate azioni ferme per stabilizzare la situazione a Rostov. L’esercito russo ha fatto poi sapere che “garantirà l’incolumità” dei combattenti Wagner se si dissociano dal loro capo.

Abbiamo raccolto diversi contributi di analisi per commentare la notizia:

Fulvio Scaglione, giornalista, curatore del blog “Lettere da Mosca”. Ascolta o scarica.

Alberto Negri, giornalista, editorialista de Il Manifesto. Ascolta o scarica.

Andrea Sceresini, giornalista freelance, corrispondente di guerra dal territorio Ucraino. Ascolta o scarica.

Sabato Angieri, corrispondente de Il Manifesto dall’Ucraina. Ascolta o scarica.

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