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Le nostre lacrime, il nostro sangue

Ursula Von der Leyen annuncia il piano ReArm Europe: una cifra monstre di 800 miliardi di euro, senza passare dal voto del Parlamento Europeo. In Italia i presunti “intellettuali” di Repubblica fremono per mettersi l’elmetto (ci vadano loro al fronte).

Eccoci al punto: siamo ufficialmente dentro un’economia di guerra. Certo i segnali c’erano da tempo, ma adesso la maschera è caduta definitivamente. Niente sofismi, il piano annunciato da Von der Leyen lo dice fin dal nome, anche se da noi la Meloni prova a correre ai ripari dicendo che riarmo non è la parola adeguata. Non solo, l’UE continua ad insistere sullo spartito della “pace con la forza” e sull’integrità territoriale dell’Ucraina che è come dire che la pace non vogliono affatto farla.

Intanto la Germania afferma che il rigore è finito dopo aver costretto alle cure di cavallo dell’austerity l’Europa del Sud, ma solo per la spesa militare. Per fortuna che hanno fermato le destre eh?

Il tutto viene farcito dalla solita retorica della guerra di civiltà, la superiorità dei valori europei, la culla delle democrazie (e delle peggiori dittature diremmo noi) va difesa ad ogni costo.

La realtà è molto più semplice e brutale, il capitalismo europeo è in grave crisi ed è alla ricerca spasmodica di realizzazione. Il riarmo è il paracadute di emergenza che l’UE sta cercando di aprire, sotto la benedizione di Mario Draghi, dopo la lunga serie di scelte catastrofiche che si sono susseguite dallo scoppio della guerra in Ucraina ad oggi. La guerra dei dazi voluta da Trump è l’ultimo capitolo della lunga serie di tiri mancini che le amministrazioni statunitensi hanno inferto agli alleati europei fin da Obama senza che nessuno fiatasse.

Nella pratica, al di là delle retoriche sulla sovranità europea, i 27 stanno eseguendo pedissequamente quanto richiesto da Trump in termini di spesa militare. Il riarmo europeo non rappresenta un’alternativa alla NATO, definita “per gli Stati che ne sono membri, il fondamento della loro difesa collettiva”. Non solo, le implicazioni di un riarmo così repentino e immediato sono che le aziende militari USA faranno un bel banchetto degli 800 miliardi di spesa per la “difesa” UE. In sostanza la spesa in armamenti non aumenterà l’autonomia militare europea, ma probabilmente finirà per approfondirne la dipendenza. D’altronde le uscite di Macron su un ombrello nucleare europeo al momento sono state respinte dagli altri capi di stato.

Non vi è alcun vero e proprio riorientamento delle politiche europee, nessun tentativo di essere un attore globale più indipendente, ad esempio tendendo la mano alla Cina.

Chi scenderà in piazza nei prossimi giorni per sostenere questa Europa avrà sulla coscienza l’enorme macelleria sociale che nel concreto rappresenterà il riarmo europeo, l’irresponsabile spinta verso la guerra totale per difendere un sistema di sviluppo sclerotico e insostenibile.

Questo è uno di quegli spartiacque insanabili della storia, chi oggi si schiererà a favore del riarmo di fatto sta chiedendo le nostre lacrime ed il nostro sangue.

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