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Manbij è libera!

Nella giornata di ieri il Consiglio Militare di Manbji ha ufficializzato la completa liberazione della città e del distretto dagli squadroni di morte dell ISIS. Da oltre 24 ore ormai nei quartieri centrali della città su susseguono i festeggiamenti della popolazione insieme ai combattenti delle SDF, Ypg e Ypg, proprio laddove si sono dati gli scontri più furenti delle ultime settimane. Si chiude così la seconda parte di una vasta operazione di guerriglia finalizzata a liberare i territori di Manbji, intrapresa da inizio Giugno, dopo che con una manovra circoncentrica i combattenti del Rojava avevano conquistato i circa 200 villaggi circostanti la città vera e propria. Una operazione di liberazione a cui è seguito, su acclamazione popolare, la stretta finale e decisiva ai quartieri roccaforte dei miliziani dello Stato Islamico. Una vittoria giunta dunque dopo due mesi di sfiancamento, centrale nello scacchiere tattico (e strategico?) di tutto il Rojava, dato che questo successo chiude di fatto il corridoio di approvvigionamento di armi e mezzi dalla Turchia al Califfato. A nulla sono valsi gli estremi tentativi di usare civili come scudi umani da parte degli uomini del Califfato, incalzati dalle truppe di liberazione che in pochi mesi hanno restituito le loro terre a oltre 170 mila persone. A seguito della disfatta finale, diverse centinaia di miliziani dell’ISIS pare siano ripiegati verso la frontiera con la Turchia: per cercare di mantenere aperto il varco fondamentale per gli approvigianamenti dello Stato Islamico? Non è ancora dato saperlo. Di certo c’è l’ importanza dell’accaduto, considerato decisivo da parte dei combattenti e delle combattenti rivoluzionari del Rojava, che era creando non poco disappunto nella Turchia che vive il totalitarismo sempre più ceco e accelerato di Erdogan e del suo esecutivo. Non a caso, la stampa di regime si è affrettata in queste ore a mistificare gli eventi. Alcuni quotidiani, come Shaba Daily, hanno narrato di milizie daesh come di liberatori che starebbero traendo in salvo centinaia di civili proprio da Manbji. Mentre sul fronte interno proseguono le purghe contro l’opposizione curda e filo – curda, con la condanna del leader dell’HDP a cinque anni di reclusione per aver intrattenuto rapporti con il PKK, in Rojava e lungo tutto il versante turco-siriano si apre una nuova fase dello scontro che non era mai stato così intenso se non risalendo agli albori degli anni 90.

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