NAGORNO – KARABAKH: L’ARMENIA CAPITOLA. CESSATE IL FUOCO PRO-AZERO. SCONTRI A EREVAN
Armenia e Azerbaijian hanno raggiunto un accordo per un totale cessate il fuoco in Nagorno-Karabakh, dove il conflitto latente da un quarto di secolo è diventato guerra aperta dalla fine di settembre.
Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azero lham Aliyev hanno firmato una dichiarazione per un “totale cessate il fuoco nel Nagorno-Karabakh, zona di conflitto” a partire dalla mezzanotte di martedì, ora di Mosca. A dare l’annuncio ufficiale il presidente russo, Vladimir Putin, che dovrebbe garantire il rispetto dell’intesa attraverso forze di interposizione della Russia, entrate a Stepanakert, la capitale di fatto della Repubblica dell’Artsakh, con decine di migliaia di profughi fuggiti verso l’Armenia. Nella forza di controllo dell’intesa ci saranno anche militari della Turchia, ha detto il premier azero Aliyev.
L’accordo, di fatto, sancisce la vittoria militare azera: l’esercito di Baku, sostenuto dalla Turchia, aveva conquistato la città strategica di Shushi ed era ormai alle porte di Stepanakert. Canta per questo vittoria l’azero Aliyev, che in un discorso tv ha detto: “Li abbiamo costretti a firmare questo documento, che e’ sostanzialmente una capitolazione. E’ un accordo di ‘importanza storica, che concede all’Armenia un breve lasso di tempo per ritirare le truppe dal Nagorno-Karabakh”. Linea in sostanza confermata anche dal premier armeno Pashinyan, che ha parlato di “dic hiarazione incredibilmente dolorosa”.
Proprio contro il premier armeno, nella notte, si è scatenata la rabbia dei contrari all’intesa. Una folla di manifestanti ha preso il controllo del Parlamento armeno di Erevan nelle prime ore del mattino, dopo l’annuncio dell’intesa con l’Azerbaigian per il cessate il fuoco in Nagorno Karabakh. Il presidente del parlamento Ararat Mirzoyan è stato picchiato in aula.Centinaia le persone che hanno fatto irruzione all’interno del arlamento armeno poco dopo l’annuncio dell’accordo, occupando i seggi dei parlamentari e gridando “dimettetevi!” e “fuori!”.
Ne sono seguiti risse e violenti scontri verbali tra i manifestanti che cercavano di salire sul podio per parlare e alcuni deputati che tentavano di metterli a tacere. I pochi poliziotti presenti non sono riusciti a contenere la rabbia. Saccheggiato l’edificio, prima che i manifestanti uscissero dalle sale, raggiungendone altri che, a migliaia, manifestavano all’esterno.
Da Erevan, capitale dell’Armenia, il giornalista e nostro collaboratore Claudio Locatelli, raggiunto nel tardo pomeriggio di lunedì 9 novembre, poche ore prima della firma dell’accordo, quando la situazione, per la Repubblica di Artsakh, pareva già essere molto compressa. Ascolta o scarica
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