InfoAut
Immagine di copertina per il post

Netanyahu: “La caduta di Aleppo grave pericolo per Israele”

Raid israeliano a Mezzeh. (Fonte foto: media della difesa nazionale siriana)

di Stefano Mauro

Roma, 21 gennaio 2017, Nena News – É passato poco più di un mese dalla caduta di Aleppo e dal ritiro delle milizie “ribelli” legate al Fronte Jabhat Fatah Al Sham (ex Al Nusra) ed alla galassia dei gruppi salafiti ad esso affiliati. Rimane, però, ancora vivo il dibattito in Israele riguardo la sconfitta dell’”opposizione jihadista moderata” al regime di Bashar Al Assad.

Israele nutre forti preoccupazioni dopo Aleppo, soprattutto per quanto riguarda la sicurezza dei suoi confini con la Siria lungo le alture occupate del Golan. La preoccupazione ed il dibattito è talmente vivo da aver fatto affermare al premier Netanyahu che “la caduta di Aleppo mette in serio pericolo la sicurezza di Israele”. Un recente studio del Centro Dayan per gli studi sul Medio Oriente e l’Africa afferma: “quello che è avvenuto ad Aleppo pone delle solide basi circa la possibilità del regime per restaurare l’autorità di Assad al periodo precedente la guerra civile”. L’analisi, pubblicata sul quotidiano Yediot Ahronot, prosegue indicando le prossime tappe e prevede la rapida disfatta di tutti quei gruppi nella zona di Deraa, precedentemente sostenuti da Tel Aviv per supporto logistico, militare e infermieristico, che “sono destinati ad essere sconfitti”. “Senza nessuna ingerenza o intervento esterno” – afferma lo studio – questi gruppi saranno sostituiti nel territorio del Golan dalle truppe lealiste siriane, dai Pasdaran iraniani e da Hezbollah”.

Gli stessi apparati militari israeliani hanno più volte dichiarato il rischio di un riavvicinamento delle truppe di Hezbollah lungo la linea di confine tra le Alture del Golan e le Fattorie di Shebaa (territori occupati illegalmente, secondo numerose risoluzioni dell’ONU, da Tel Aviv e richiesti rispettivamente dalla Siria e dal Libano, ndr), visto che l’area del “Monte Hermon forma una zona strategica predominante su tutto il territorio sottostante in maniera da mettere in difficoltà il sistema difensivo israeliano”. Gli stessi media filo-governativi “rimpiangono” apertamente i sei anni di guerra civile in Siria “perché dal 2011 ad oggi hanno tenuto lontano dai propri confini le truppe sciite iraniane e libanesi” creando una situazione di totale sicurezza lungo la zona di confine.

Proprio da questo timore nascono le reazioni e le provocazione da parte di Tzahal (esercito israeliano) con i recenti bombardamenti dell’aeroporto di Mazzeh, vicino a Damasco, avvenuto la settimana ed il mese scorso. L’obiettivo dichiarato, secondo il quotidiano Ray al Youm, è stato ufficialmente la distruzione di missili Fateh-1 che hanno una gittata di oltre 300 km e possono portare testate da circa 400 kg di esplosivo. Secondo l’editorialista, Abdel Bari Atwan, sono comunque due i punti di analisi e di interesse da analizzare circa i fatti di Mazzeh.

“Quello che colpisce l’opinione pubblica internazionale non è il fatto che Tel Aviv abbia colpito per l’ennesima volta la Siria – afferma il giornalista – ma che piuttosto nessuno stato o capitale araba (riferendosi agli stati del Golfo o alla Giordania, ndr) e occidentale abbia protestato contro l’aggressione ad uno stato sovrano come la Siria, colpita da anni di guerra”.

La seconda considerazione è, invece, legata al fatto che l’esercito israeliano ha colpito Mazzeh con un bombardamento missilistico e non, come ha sempre fatto in passato, con i suoi caccia militari. Questa scelta deriverebbe dal recente abbattimento di un velivolo israeliano, mai confermato da Tel Aviv, e dalla paura circa l’efficacia e la capacità di risposta missilistica delle truppe siriane e delle milizie di Hezbollah con le nuove batterie S-300 di produzione russa.

I bombardamenti israeliani mirano di sicuro a verificare anche il livello di capacità difensiva lungo il confine siro-libanese, come dimostrato dall’abbattimento di alcuni droni spia israeliani in questi ultimi giorni (fonte Al Manar). Provocazioni che potrebbero portare ad una risposta o ad una escalation preoccupante, anche grazie al clima favorevole, a livello interazionale, con l’insediamento del neo-presidente americano Donald Trump ed al suo incondizionato appoggio politico nei confronti del governo di Netanyahu.

Dei primi segni di risposta potrebbero essere già stati lanciati. Diverse fonti interne riportano la notizia di “sospette esplosioni” il 16 gennaio nella base aerea di Hatzor nella sud di Israele. Il governo ha, però, stranamente sigillato tutto il perimento alla stampa, dichiarando che “le detonazioni sono state causate da un problema tecnico che ha fatto esplodere un deposito di carburante”. Al contrario, secondo alcuni media indipendenti, le esplosioni sarebbero state una risposta di Hezbollah per l’attacco a Mazzeh, magari con i nuovi missili Fateh -1 che Israele pensava di aver distrutto. Nena News

 

 

da Nena News

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bambini sfruttati e affumicati nei campi della California

Molto lontano dai campi di Entre Ríos o Santa Fe, i bambini contadini della California lavorano dagli 11 ai 12 anni, sfruttati, mal pagati, in terreni affumicati con pesticidi e con il terrore di essere deportati insieme alle loro famiglie di migranti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina, i coloni attaccano volontari internazionali: feriti tre italiani

Un nuovo attacco dei coloni israeliani ha colpito la comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Drone assassino israeliano massacra due fratellini palestinesi

Fadi Tamer Abu Assi e Juma Tamer Abu Assi, bambini palestinesi di 10 e 12 anni, sono stati ammazzati da un drone israeliano a est di Khan Yunis (sud della Striscia) mentre raccoglievano legna per il padre ferito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Membro della Knesset: Israele sta “importando la guerra di sterminio” da Gaza alla Cisgiordania

Un membro israeliano della Knesset (Parlamento) ha affermato che Tel Aviv sta “importando” la sua “guerra di sterminio” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA E PADRONI DELLA CITTÀ, BLOCCHIAMO TUTTO!

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Linee gialle e zone verdi: la divisione di fatto di Gaza

Crescono i timori che il nuovo mosaico di zone diverse di Gaza, separate da una Linea Gialla, possa consolidarsi in una partizione permanente del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Morte di Ramy Elgaml: altri due indagati per falso tra i carabinieri premiati con l’Ambrogino d’Oro

Altri due carabinieri sono stati iscritti nel registro degli indagati con le accuse di aver fornito false informazioni al pubblico ministero e di falso ideologico in atti pubblici nell’ambito dell’indagine sulla morte di Ramy Elgaml

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Genova: corteo operaio sotto la Prefettura. Sfondate le reti della polizia, lacrimogeni sulle tute blu

La rabbia operaia continua a riempire le strade della città ligure contro il (non) piano del governo Meloni sul destino di migliaia di operai ex-Ilva e sul futuro del comparto siderurgico in Italia.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio permanente di San Giuliano: dove abbattono case, noi costruiamo resistenza!

Martedì 2 dicembre, durante l’assemblea popolare, i/le giovani No Tav, hanno fatto un importante annuncio: casa Zuccotti, dopo essere stata espropriata da Telt, torna a nuova vita.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Torino: riflessioni attorno “all’assalto squadrista alla sede della Stampa” e alla libertà di informazione

Il centro sociale Askatasuna di Torino è tornato al centro del dibattito politico nazionale dopo l’azione alla redazione de La Stampa del 28 novembre durante la manifestazione nel giorno dello sciopero generale

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Appello di docenti, ricercatori e ricercatrici universitarie per la liberazione di Mohamed Shahin

Riportiamo l’appello di docenti, ricercatori e ricercatrici per la liberazione di Mohamed Shahin, per firmare a questo link.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili in Italia

Diamo il via all’inchiesta collettiva sugli investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili che abbiamo deciso di iniziare durante la “Due giorni a difesa dell’Appennino” a Villore, di cui qui si può leggere un resoconto e le indicazioni per collaborare a questo lavoro.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Un primo resoconto dell’appuntamento “Due giorni a difesa dell’Appennino”: come continuare a rendere vivi i nostri presidi di resistenza dal basso

Iniziamo a restituire parte della ricchezza della due giorni a difesa dell’Appennino, svoltasi in una cornice incantevole a Villore, piccolo paese inerpicato tra boschi di marronete e corsi d’acqua, alle porte del parco nazionale delle Foreste Casentinesi.