InfoAut
Immagine di copertina per il post

Obama, la rielezione di un ex-presidente

Inoltre lo stesso Romney non aveva nemmeno mobilitato tutto l’elettorato repubblicano della disfatta del 2008. Secondo l’attuale conteggio dei voti Romney ha infatti perso circa 9 milioni di elettori, rispetto al catastrofico duo McCain-Sarah Palin. Si è trattato di una elezione che, secondo fonti informative svizzere, ha complessivamente visto una partecipazione al voto all’elezione presidenziale nettamente inferiore rispetto al 2008. In diversi Stati è stata addirittura inferiore rispetto alle elezioni del 2004, per i dati ufficiali ci vorranno settimane. C’è da chiedersi, in Usa come in Sicilia, che tipo di democrazia sia quella bombardata da spot in tv che finisce per svolgere i propri riti elettorali nella sostanziale indifferenza della maggioranza della popolazione.

La vicenda Obama è davvero curiosa: parla di qualcuno che si comporta come una anatra zoppa (in gergo, un presidente che non è nella pienezza dei poteri e costretto a trattare con le camere) già dal 2010. E lo sarà almeno per i prossimi due anni visto che dovrà trattare con il congresso, a maggioranza repubblicana, su temi delicatissimi come il tetto del debito pubblico e la proroga o meno delle agevolazioni fiscali all’economia. Mentre per i due successivi sarà quello che, sempre nel gergo della politica americana, è la tipica anatra zoppa. Ovvero il presidente che è a fine mandato, ineleggibile e quindi con minore potere politico.

Ma da quando Obama somiglia più ad un ex presidente che ad un presidente? L’anno di svolta è già il 2009, subito dopo l’elezione trionfale mentre quella sorta di ufficio stampa globale che è la comunicazione politica mainstream lo promuoveva a nobel per la pace. Obama è stato eletto nel 2008 cavalcando, in modo magistrale, la rivoluzione nella comunicazione politica espressa dallo sviluppo della rete. In quel modo ha attirato, ed attivato, miriadi di network sociali americani, innovativi, che si sentivano protagonisti di processi di mobilitazione fino a quel momento riservati alle agenzie di comunicazione e alla macchina organizzativa del partito democratico. Insomma, è stato espressione di un voto contro Wall Street, e per l’innovazione sociale, proprio all’indomani di Lehman Brothers. Nel 2009 ha formato uno staff presidenziale sostanzialmente espressione egli anni della speculazione finanziaria clintoniana (sul disastro planetario apertosi dalle clintonomics finanziarie si possono scrivere pile di volumi),  è stato protagonista (attivo) dell’impasse dei G20, che ha dato la possibilità alla finanza globale di mantenere l’egemonia sui processi politici internazionali. Non ha quindi nè voluto nè potuto attivare quelle politiche di profonda riforma dell’economia Usa, e del suo sistema finanziario, necessarie al cambiamento radicale per il quale era stato eletto. Già nel 2010 quindi, con le elezioni di midterm, con la delusione degli elettori democratici i repubblicani avevano la maggioranza in uno dei due rami del parlamento. Da allora su spesa pubblica, regole per la finanza, la stessa riforma sanitaria (che non è questo grande passo in avanti) Obama è un presidente anatra zoppa condizionato dalle trattative con i repubblicani. E lo sarà, in modo diverso, fino al 2016 nonostante l’elezione plebiscitaria del 2008. Sulle modalità di comunicazione politica è presto detto. Una volta eletto, Obama doveva rendere conto ai propri finanziatori mica alla rete. E’ quindi diventato un presidente la cui comunicazione è sostanzialmente televisiva, fino a 5 differenti interviste al giorno su altrettanti canali, e comunque detenuta dalla capacità comunicativa dei grandi media. Prevedibile fin dal novembre 2008, che il comitato elettorale pro Obama si sarebbe staccato da un rapporto politico con la rete costruita dal basso, visto che i grandi finanziatori della politica americana dopo le elezioni bussano a difesa dei propri, verticali, interessi.

Obama oggi ha di fronte diverse questioni, non solo la successione di Greenspan, tra cui il tema del rinnovo delle agevolazioni fiscali all’economia che, se non risolto, vale il 4-5 per cento del Pil americano in piena frenata dell’economia globale. Inoltre, il debito americano sta raggiungendo dimensioni inimmaginabili. Non saranno anni tranquilli per l’anatra zoppa alla Casa bianca. Ma tra le tante, bisogna segnalare le dichiarazioni di Tao Xie, esperto cinese di relazioni internazionali, intervistato da Al Jazeera english. Xie ha detto che le relazioni sino-americane sono al punto più basso da diversi anni. Si capisce che i cinesi sono molto irritati dalle continue immissioni di denaro stampato dal nulla, che causa loro squilibri economico-finanziari, da parte della Federal Reserve americana. E già nel 2009, l’unico anno in cui Obama è stato veramente presidente Usa, i cinesi fecero capire al presidente americano che, detenendo ampie quote di debito Usa, erano in grado di mettere direttamente voce nella politica interna degli Stati Uniti. Alla vigilia del congresso del Pcc, e in una situazione economica cinese non esaltante, non sono questioni da poco.

Tante questioni insomma, per un ex presidente appena rieletto. Ma una su tutte: nel 2010 Obama ha provato davvero un piano gigantesco di stimolo, qualcosa di completamente diverso rispetto ai canoni del centrosinistra italiano (che è più vicino a Romney di quanto ammetta), all’economia americana.  Non ha funzionato, C’è qualcosa di rotto nel capitalismo americano che non sarà certo sanato dal completamento dei riti elettorali, peraltro svoltisi nell’indifferenza della maggioranza dei cittadini degli Stati Uniti.

nique la police, da SenzaSoste

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

elezioni usaobamaUsa

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ha vinto Kast e il Cile si aggiunge all’ondata di ultradestra

È il primo pinochetista a giungere a La Moneda in democrazia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’economia genocida di Israele è sull’orlo del baratro?

L’economista Shir Hever spiega come la mobilitazione per la guerra di Gaza abbia alimentato un’”economia zombie” che sembra funzionare ma non ha prospettive future.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nasce “HUB”, un bollettino sulla militarizzazione e le resistenze dei territori

Dal lavoro congiunto di mobilitazione, organizzazione e inchiesta degli ultimi mesi che ha coinvolto diverse realtà e lavoratorə di Pisa, Firenze, Livorno, La Spezia e Carrara nasce il primo numero di “HUB”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ci stanno preparando alla guerra. E lo fanno contro di noi

Se militarizzano la società e ci chiamano nemici, la risposta è una sola: disertare la loro guerra, sottrarsi alla paura, spezzare il linguaggio che la legittima, difendere lo spazio vivo del dissenso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Venezuela: gli Stati Uniti rivendicano un atto di pirateria nei Caraibi

“Bene, lo teniamo, suppongo”, ha affermato Donald Trump dopo essere stato consultato dai giornalisti sull’uso del greggio della petroliera sequestrata di fronte alle coste del Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Regione Sardegna apre all’ampliamento della fabbrica di bombe RWM

La fabbrica RWM da anni attiva in Sardegna in una porzione di territorio, il Sulcis, di proprietà della tedesca Rheinmetall, vedrà molto probabilmente il via libera per il suo ampliamento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il fumo di Gaza oscura le fiamme della Cisgiordania: il Progetto Coloniale reso permanente

Mentre gli occhi internazionali sono puntati su Gaza, Tel Aviv sta portando avanti la sua più aggressiva campagna di Pulizia Etnica e furto di terre nella Cisgiordania Occupata dal 1948.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ucraina, prof Carpi: “Gli accordi veri saranno saranno sugli interessi riguardanti la futura ricostruzione”

“Ho poca fiducia che l’Europa possa effettivamente svolgere un ruolo di mediazione; gli europei stanno procedendo in ordine abbastanza sparso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contro la falsa “pace” – Manifestazione regionale piemontese

In Palestina la Pace di Trump non è mai esistita, sono state oltre 400 le violazioni della tregua compiute da Israele

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Il Segretario di tutte le guerre

a visione che Hegseth porta dentro l’amministrazione Trump è quella di un’America che può tornare «grande» solo riconoscendo la guerra come sua condizione naturale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

NYC: la vittoria di Mamdani

La vittoria del candidato sindaco democratico Mamdani è stata in prima pagina su tutti i giornali nostrani sia ieri che oggi.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

I bulldozer di guerra israeliani: finire ciò che la Nakba ha iniziato

Le spedizioni di bulldozer sovvenzionate da Washington stanno consentendo a Tel Aviv di radere al suolo Gaza, rilanciando le tattiche utilizzate durante la Nakba per la Pulizia Etnica della Palestina.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

American Primeval

Dell’omicidio di Charlie Kirk e del suo presunto esecutore Tyler Robinson si sta parlando ampiamente.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Georges Ibrahim Abdallah uscirà di prigione il 25 luglio, dopo 41 anni di reclusione

Abbiamo tradotto questo testo apparso su ContreAttaque in seguito alla notizia della decisione di fare uscire dal carcere Georges Ibrahim Abdallah dopo 41 anni di reclusione ingiusta, simbolo della persecuzione e dell’attacco da parte di Stati Uniti e Israele in primis e, di conseguenza della totale complicità di uno Stato europeo come la Francia, nei confronti di un militante anti-imperialista, rivoluzionario marxista libanese.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Raffaele Sciortino – L’imperialismo nell’era Trump. Usa, Cina e le catene del caos globale

Che cos’è l’imperialismo oggi, nell’era di Trump? da Kamo Modena Non è una domanda scontata, né una mera speculazione teorica; al contrario, siamo convinti che sia un nodo fondamentale, tanto per chi vuole comprendere il mondo, quanto per chi mira a trasformarlo – partendo, ancora una volta, da dove si è, da dove si è […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Los Angeles, o la fine dell’assimilazione

“Non è nostro compito inventare strategie che potrebbero permettere al Partito dell’Ordine di respingere il diluvio. Il nostro compito è piuttosto quello di individuare quali compiti necessari ci vengono assegnati giorno per giorno, quali forze di creatività, determinazione e solidarietà vengono chiamate in causa, e quali forme di azione appaiono ora ovvie a tutti.”