Palestina: strage dell’esercito israeliano occupante nella città vecchia di Nablus
In Palestina ennesima strage da parte dell’esercito occupante israeliano. Sono 10 al momento i palestinesi uccisi dal fuoco dei soldati di Tel Aviv, mercoledì 22 febbraio, nella città vecchia di Nablus, al centro della Cisgiordania occupata.
I soldati avrebbero attaccato un’abitazione, facendola collassare su se stessa, con svariate persone all’interno. Tra le vittime due miliziani del gruppo della resistenza armata “Fossa dei leoni”, oltre a numerosi civili, tra cui un 72enne e un 14enne.
Almeno 102 i feriti, 7 dei quali in gravi condizioni. Tra loro anche 3 giornalisti palestinesi colpiti dai soldati mentre facevano il loro lavoro, documentando il massacro.
Un massacro continuo e impunito che fa risvegliare anche l’Anp: il premier, Shtayyeh, ha definito “terrorismo organizzato” quello del governo israeliano di ultradestra, che conta su forze esplicitmente razziste, omofobe e fasciste, con una “continua aggressione israeliana contro il nostro popolo nella città di Nablus”. Chiesto all’Onu di “fermare la politica dei doppi standard che incoraggia Israele a continuare l’aggressione contro i palestinesi”.
Il portavoce del quasi 90enne presidente Abu Mazen, Nabil Abu Rudeinah, ha accusato ‘il governo israeliano di essere responsabile di questa pericolosa escalation’.
Da inizio anni salgono a una sessantina i palestinesi ammazzati dall’esercito occupante di Tel Aviv.
L’intervista a Michele Giorgio, corrispondente de Il Manifesto e direttore di pagine-esteri.it , portale d’informazione sul Medio Oriente e altri scenari internazionali.
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