InfoAut
Immagine di copertina per il post

Rahat riaccende la protesta dei palestinesi in Israele


Nadim Nashef punta l’indice contro la brutalità della polizia. «Siamo di fronte ad omicidi continui, gli agenti non ci pensano due volte ad aprire il fuoco contro di noi. Le nostre vite non contano nulla, anche se siamo cittadini israeliani. E con una campagna elettorale che punta sulla sicurezza, per la polizia sparare è ancora più semplice», spiega con amarezza Nashef, direttore della ong palestinese “Baladna” di Haifa. Parole che descrivono la rabbia e la frustrazione crescenti tra i palestinesi di Israele (20% della popolazione) che si sentono sempre più cittadini di serie B sotto l’urto dell’offensiva della destra israeliana – lo stesso premier Netanyahu è il principale promotore alla Knesset di emendamenti alla Legge Fondamentale finalizzati a proclamare Israele “Stato della Nazione Ebraica” – e fanno fatica fatica a sentirsi rappresentanti dai leader dei partiti arabi.

Ieri i maggiori centri abitati palestinesi in Israele sono stati paralizzati da uno sciopero generale proclamato per protestare contro l’uccisione di due beduini da parte della polizia, nel corso di rastrellamenti ed «operazioni di sicurezza» nella città di Rahat, nel Neghev, a pochi km da Bersheeva. A Nazareth, Giaffa, Haifa, Umm el-Fahem e in decine di villaggi della Galilea e del Neghev tutti gli uffici pubblici, le scuole, le banche, i negozi non hanno aperto. Le strade sono rimaste deserte per ore prima di riempirsi di manifestanti che hanno preso parte a cortei e raduni. La tensione ha rischiato di sfociare in scontri in più di una occasione. Cortei di studenti arabi hanno attraversato i campus di Tel Aviv, Bersheeva, Haifa e dell’università di Gerusalemme.

Gli incidenti a Rahat erano iniziati una settimana fa, con l’uccisione di un giovane, Sami Jaher. I poliziotti hanno dichiarato di aver aperto il fuoco «in una situazione di pericolo» durante un’operazione anti-droga, uccidendo Jaher. L’accaduto però in gran parte resta misterioso. Peraltro il giovane beduino è stato colpito a morte mentre era seduto nel patio di casa. Per questo l’altro giorno i suoi funerali si sono trasformati in una manifestazione di protesta contro la polizia. I gas lacrimogeni, lanciati in abbondanza verso i manifestanti, hanno soffocato un altro abitante di Rahat, Sami Zayadna. Si tratta del 50esimo palestinese ucciso dalla polizia dall’ottobre 2000, quando, all’inizio della Seconda Intifada, 13 cittadini arabi caddero sotto il fuoco delle forze di sicurezza in diverse località. I palestinesi d’Israele denunciano che le autorità non indagano a sufficienza sulle uccisioni degli arabi.

Il centro Adalah, che tutela legamente la minoranza araba, riferisce che su 11.282 denunce per cattiva condotta della polizia depositate tra il 2011 e il 2013, ben il 93% è stato archiviato con o senza indagine. Lunedì notte, dopo i funerali della seconda vittima, la stazione di polizia di Rahat è stata attaccata con lanci di sassi da dimostranti al grido di «Governo israeliano, Governo terrorista». Gli scontri sono andati avanti per ore e le autorità hanno fatto affluire sul posto ingenti rinforzi di polizia e della guardia di frontiera. È stato un assaggio delle tensioni che si svilupperanno nel Neghev quando il “Piano Prawer” – per il trasferimento con la forza di decine di migliaia di beduini che vivono nel Neghev – entrerà nella sua fase centrale.

Rahat è l’esempio più compiuto del processo di sedentarizzazione obbligata e trasferimento della comunità beduina del Neghev. Con i suoi 80mila abitanti è la più grande delle sette township (le altre sei sono Hura, Tel as-Sabi, Ararat an-Naqab, Lakiya, Kuseife e Shaqib al-Salam) costruite o riorganizzate per accogliere i beduini, in passato e anche in futuro, con l’attuazione del “Piano Prawer” volto, prima di ogni alra cosa, a far scomparire per sempre i piccoli insediamenti abitativi arabi nel Neghev non riconosciuti dallo Stato ma che, in non pochi casi, esistono da generazioni. In questa città-dormitorio sempre più affollata vivono i membri di diversi clan beduini: al-Qrenawi, Tarabin, al-Huzeil, al-Tayaha, Al-Azazma, al-Jubur, al-Tawarah, Howeitat. I giovani sotto i 18 anni sono metà degli abitanti e per loro trovare una occupazione è possibile (e sempre di meno) solo nei parchi industriali alla periferia della città o vicino Bersheeva, dove non poche volte il salario per gli arabi è ai livelli minimi consentiti dalla legge.

La manifestazione di ieri perciò non è stata solo contro la polizia dal grilletto. Ha rappresentato anche una protesta sociale da parte di una minoranza che vede sfuggirgli dei diritti e che allo stesso tempo, in molte aree, come a Rahat, si impoverisce. Sotto accusa ci sono anche i leader politici arabi, divisi tra di loro e incapaci di trovare un progetto comune per contrastare efficacemente la linea del governo di destra guidato da Benyamin Netanyahu.

da Nena News

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bambini sfruttati e affumicati nei campi della California

Molto lontano dai campi di Entre Ríos o Santa Fe, i bambini contadini della California lavorano dagli 11 ai 12 anni, sfruttati, mal pagati, in terreni affumicati con pesticidi e con il terrore di essere deportati insieme alle loro famiglie di migranti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina, i coloni attaccano volontari internazionali: feriti tre italiani

Un nuovo attacco dei coloni israeliani ha colpito la comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Drone assassino israeliano massacra due fratellini palestinesi

Fadi Tamer Abu Assi e Juma Tamer Abu Assi, bambini palestinesi di 10 e 12 anni, sono stati ammazzati da un drone israeliano a est di Khan Yunis (sud della Striscia) mentre raccoglievano legna per il padre ferito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Membro della Knesset: Israele sta “importando la guerra di sterminio” da Gaza alla Cisgiordania

Un membro israeliano della Knesset (Parlamento) ha affermato che Tel Aviv sta “importando” la sua “guerra di sterminio” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA E PADRONI DELLA CITTÀ, BLOCCHIAMO TUTTO!

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Linee gialle e zone verdi: la divisione di fatto di Gaza

Crescono i timori che il nuovo mosaico di zone diverse di Gaza, separate da una Linea Gialla, possa consolidarsi in una partizione permanente del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Morte di Ramy Elgaml: altri due indagati per falso tra i carabinieri premiati con l’Ambrogino d’Oro

Altri due carabinieri sono stati iscritti nel registro degli indagati con le accuse di aver fornito false informazioni al pubblico ministero e di falso ideologico in atti pubblici nell’ambito dell’indagine sulla morte di Ramy Elgaml

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Genova: corteo operaio sotto la Prefettura. Sfondate le reti della polizia, lacrimogeni sulle tute blu

La rabbia operaia continua a riempire le strade della città ligure contro il (non) piano del governo Meloni sul destino di migliaia di operai ex-Ilva e sul futuro del comparto siderurgico in Italia.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio permanente di San Giuliano: dove abbattono case, noi costruiamo resistenza!

Martedì 2 dicembre, durante l’assemblea popolare, i/le giovani No Tav, hanno fatto un importante annuncio: casa Zuccotti, dopo essere stata espropriata da Telt, torna a nuova vita.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Torino: riflessioni attorno “all’assalto squadrista alla sede della Stampa” e alla libertà di informazione

Il centro sociale Askatasuna di Torino è tornato al centro del dibattito politico nazionale dopo l’azione alla redazione de La Stampa del 28 novembre durante la manifestazione nel giorno dello sciopero generale

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Appello di docenti, ricercatori e ricercatrici universitarie per la liberazione di Mohamed Shahin

Riportiamo l’appello di docenti, ricercatori e ricercatrici per la liberazione di Mohamed Shahin, per firmare a questo link.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili in Italia

Diamo il via all’inchiesta collettiva sugli investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili che abbiamo deciso di iniziare durante la “Due giorni a difesa dell’Appennino” a Villore, di cui qui si può leggere un resoconto e le indicazioni per collaborare a questo lavoro.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Un primo resoconto dell’appuntamento “Due giorni a difesa dell’Appennino”: come continuare a rendere vivi i nostri presidi di resistenza dal basso

Iniziamo a restituire parte della ricchezza della due giorni a difesa dell’Appennino, svoltasi in una cornice incantevole a Villore, piccolo paese inerpicato tra boschi di marronete e corsi d’acqua, alle porte del parco nazionale delle Foreste Casentinesi.