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Rojava: Finalmente riunificati i cantoni di Kobane e Cizire. Tel Abyad verso la liberazione!

Una città di frontiera, assediata su tre lati da milizie imponenti e pronte a tutto. Come profetizzato dal comandante del PKK Murat Karayilan, quella che era la Kobane dello scorso settembre è ora Tel Abyad: il principale caposaldo dell’ISIS sul confine turco. Un rovesciamento delle sorti reso possibile dal sacrificio di centinaia di martiri autoctoni ed internazionali, da Arin Mirkan a Keith Broomfield, dalla mobilitazione di tutta la società del Rojava, a partire dai comitati di base e dalle comuni autogestite, e dall’enorme spinta solidale dei kurdi negli altri territori sotto amministrazione turca, irachena ed iraniana e dei movimenti globali.

La progressione dell’operazione “Comandante Rubar” ha visto nella giornata di ieri forse il raggiungimento dell’obiettivo più agognato, a livello simbolico e militare, dell’intero conflitto dopo la liberazione di Kobane: la riunificazione dei cantoni della stessa Kobane e di Cizire ad est. Dopo la liberazione di Suluk e gli scontri in corso presso i centri di Al Qantara ed Ayn Issa, i due fronti dell’operazione kurda si sono infatti incontrati lungo l’autostrada che collega Tel Abyad (GireSipi in kurdo) a Raqqa: la capitale siriana dell’ISIS ad un centinaio di chilometri più a sud.

Secondo le dichiarazioni della comandante YPJ del fronte orientale di Kobane, Biharin Kendal, l’avanzata dei partigiani del Rojava da ovest è rallentata dalla tattica dell’ISIS, che da una parte ha disseminato di mine antiuomo i villaggi dell’area e dall’altra si serve di scudi umani per coprire la propria ritirata. Una sortita infamante per chi aveva fatto largamente sfoggio, nei modi più atroci, della propria ferocia sui media di tutto il mondo. E coperto fino all’ultimo da parte di questi – laddove negli ultimi giorni sono state riprese ed alimentate illazioni diffuse ad arte da account Twitter riconducibili all’ISIS, inerenti una presunta pulizia etnica di turcomanni ed arabi nei territori liberati dalle YPG. Informazioni tossiche smentite dai diretti interessati nelle comunità etniche locali e dalle milizie autonome partecipi ai combattimenti come il Burkan Al Firat – un tempo affiliato all’Esercito Libero Siriano e già partecipe della difesa di Kobane.

Mentre da est, le operazioni procedono più spedite: dopo l’ingresso delle YPG/YPJ a Tel Abyad, è già stato liberato il quartiere orientale di Meshur Tehtani, mentre sono in corso violenti scontri per il controllo del valico di frontiera di Akçakale. Uno snodo da anni strategico per le operazioni di fiancheggiamento ai fondamentalisti da parte dello stato turco, che avrebbe oltretutto rifornito gratuitamente la città di energia elettrica. Secondo quanto riportato dal giornalista Amed Dicle, il valico e l’autostrada di Tel Abyad servivano a smistare uomini e veicoli dell’ISIS (e persino diplomatici turchi in missione segreta a Mosul) in arrivo da tutto il mondo dalla tenuta di frontiera della polizia turca TIGEM in tutti i territori del sedicente Stato Islamico. Dopo la sua caduta prima nelle mani di Al-Nusra nel 2012 e dell’ISIS nel 2013, la città è stata un’importante base di partenza per gli attacchi alla Kobane assediata e per il consolidamento dell’embargo contro il suo cantone.

Adesso però sono le forze curde a puntare alla vittoria ed alla distruzione di quest’organizzazione, non solo con la vittoria militare ma con la liberazione dalla schiavitù dell’ISIS ovunque in Siria. Mentre migliaia di profughi in fuga dagli scontri sono ammassati alla frontiera, a lungo una porta girevole per i tagliagole di Al-Baghdadi, molti membri dell’ISIS avrebbero approfittato della situazione per fuggire in Turchia: alcuni col sostegno dell’esercito, secondo l’agenzia stampa Firat News. Dove potrebbero aver già collaborato agli attentati della campagna elettorale contro l’HDP (che per tutta risposta ha ricevuto un plebiscito nelle città kurde), e mobilitarsi ora per puntellare il regime dell’AKP in difficoltà: proseguendone la strategia della tensione contro le comunità ad esso antagoniste.

 

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