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Si allarga lo sciopero della fame nelle prigioni Turche

Uno sciopero iniziato 55 giorni fa nel carcere di Sakran (Smirne) dalle detenute donne che protestano contro le violenze subìte, che in poco tempo si è esteso ad oltre 20 carceri per un totale di 187 detenuti in sciopero della fame.

Le richieste sono la fine delle misure adottate nelle carceri contro i prigionieri politici dopo l’entrata in vigore dello stato di emergenza post-golpe: isolamento totale, celle sovraffollate (20 persone per spazi che ne possono contenere 10); divieto di entrare negli spazi comuni e nelle librerie; torture; visite mediche in manette; limitazioni delle visite dei familiari; obbligo di portarsi addosso l’etichetta «terrorista» e altro ancora. I detenuti in sciopero chiedono la fine dell’isolamento, la libertà per i prigionieri politici e la rimozione di pratiche degradanti.

L’ondata repressiva iniziata dopo il fallito golpe della scorsa estate ha mandato in carcere oltre 45.000 persone con l’accusa d’avervi partecipato: tra questi oltre 5.000 gli esponenti dell’opposizione, in gran parte della sinistra curda e turca tra cui giornalisti, deputati, sindaci, avvocati, ecc…

Le iniziative di sostegno proseguono in tutta Europa attraverso altri scioperi della fame ma soprattutto con un presidio pubblico previsto per il prossimo 13 aprile in cui le comunità curde di tutt’Europa si daranno appuntamento sotto la Corte Europea dei diritti umani per chiedere la fine dei trattamenti disumani per mano del governo turco di Erdogan.

Anche a Roma è in corso un presidio che durerà fino a giovedì in piazza Madonna di Loreto angolo piazza Venezia, giorno e notte, organizzato dalla comunità curda impegnata ormai da oltre un anno nella difesa del Centro Socio-Culturale Curdo Ararat, minacciato di sgombero dal Comune di Roma.

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