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Siria, fallisce la tregua. Aggiornamenti dal corrispondente in Rojava

1. Il primo aggiornamento riguarda la situazione interna allo Stato Islamico, che inizia a scricchiolare anche nelle città che controlla, come Mosul, Raqqa o i villaggi vicino Bab, tra disertori e rivolte degli abitanti: “Lo stato islamico scricchiola dall’interno. Scontri a fuoco tra miliziani dell’Isis iracheni e internazionali in un campo di addestramento a Mosul, dove da mesi sono centinaia gli arresti contro gli abitanti della città che si rifiutano di combattere. Dodici disertori decapitati sulla pubblica piazza a Raqqa. Il portavoce in Siria Al-Adnani ucciso ad Aleppo, quello in Iraq Abu Isaac a Mosul, mentre un altro portavoce iracheno, Al-Iraqi ha disertato facendo perdere le sue tracce con la famiglia. Stesso genere di fuga per due alti ufficiali della polizia a Deir el Zor, Siria. Mahmud Suleiman, capo della polizia dell’Isis a Mosul, ha disertato una settimana fa. Al-Furqan, leader del gruppo nelle strategie della comunicazione, ucciso in un raid dei soldati iracheni a sud-est di Mosul. L’Isis fronteggia una vera e propria rivolta tra gli abitanti dei villaggi che controlla tra Bab e al-Rai vicino a Menbij, in Siria, abbandonandosi a brutalità nei confronti della popolazione”.

Ascolta:

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2. Il secondo contiene aggiornamenti importanti sulla città di Bab, la via tra Menbij e Afrin che deve essere liberata dalle Forze Siriane Democratiche per collegare i cantoni di Kobane e Afrin, ancora divisi, dalla quale lo Stato Islamico (Isis) si starebbe ritirando per cederne il controllo all’esercito turco. Questo rappresenterebbe un fatto gravissimo e dagli esiti imprevedibili per tutta la guerra civile siriana. “Importante: fonti interne alla città di Bab, tra Aleppo e Afrin in Siria, dicono che centinaia di miliziani dell’Isis stanno abbandonando la città da loro controllata. Anche il palazzo comunale e la sede della polizia sarebbero già deserti. Nel frattempo l’Isis sta consegnando alcuni villaggi (sette) a nord di Bab alla Turchia, le cui milizie di mercenari quindi avanzano verso sud. Le Sdf sono avanzate verso Bab da Menbij nell’ultimo mese, ma hanno dovuto fronteggiare gli attacchi di Is, al Qaeda e Turchia. Ciò che accade in queste ore potrebbe preludere alla consegna di Bab da parte dell’Isis alla Turchia”.

Ascolta:

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3. Il terzo approfondimento si concentra sulle ragioni della fine del cessate il fuoco sulla Siria proclamato una settimana fa e dichiarato concluso dal governo siriano nella giornata di lunedì, subito seguito da un bombardamento su un convoglio umanitario alle porte di Aleppo. Sei giorni di cessate il fuoco in Siria in cui al Qaeda ha attaccato ininterrottamente il cantone di Afrin in Rojava, lo stato islamico ha attaccato le Ypg ad Azawi e le Sdf a Um Hosh, Ahrar al-Sham, Israele, Usa, Australia e Uk hanno attaccato e bombardato il regime, la Russia ha bombardato le campagne di Aleppo e il regime ha distrutto con l’aviazione un convoglio umanitario destinato alla città. Ora però il cessato il fuoco, ha detto Assad, è finito, la guerra può ricominciare”.

Ascolta:

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4. Sempre a proposito del fallito cessate il fuoco, un approfondimento sulle contraddizioni della politica statunitense in Siria, tra gli interessi USA sull’area e il loro supporto alla componente islamica della rivoluzione siriana, in particolare al “Fronte Islamico”, attorno a cui i media occidentali tendono a creare molta confusione chiamandolo “opposizione siriana”:

Ascolta:

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5. L’ultimo aggiornamento riguarda più nello specifico la situazione del Rojava, il Kurdistan siriano. Lunedì scorso, durante cessate il fuoco, si è tenuta una conferenza in Arabia Saudita cui ha partecipato anche l'”Alto comitato per i negoziati” siriano, sigla dietro cui si nasconde il Fronte Islamico. Quest’ultimo – alla presenza di Usa, Francia, Inghilterra, Arabia Saudita, Qatar e Turchia – ha presentato un documento contenente un’ipotetica soluzione del conflitto siriano che si presenta in totale continuità con la politica attuale del partito tuttora al potere, non riconoscendo il carattere multilunguistico e multicultuare della Siria e soprattutto non prevedendo alcun cambiamento in senso federale e di concessione di autonomia per il paese.

Ascolta:

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