
Siria, una combattente annuncia l’offensiva finale delle SDF su Raqqa
Fonti giornalistiche vicine alle SDF parlano di circa 30000 combattenti coinvolti nell’operazione, battezzata Ira dell’Eufrate. Il triplo di quanti abbiano partecipato alla battaglia di Manbij – la più cruenta finora sostenuta dalle forze del Rojava dopo l’assedio di Kobane. A distinguersi in quell’occasione, ed ora di nuovo in prima linea, è la comandante Rojda Felat. Va anche ricordato che, mentre poco più di due anni fa erano le YPG e le YPJ curde di Kobane ad offrire un’estrema resistenza alle orde apparentemente inarrestabili di Al-Baghdadi, ora sono le forze di quest’ultimo a giocarsi il tutto per tutto. Un rovesciamento di forze che appare sorprendente se si conta l’affiliazione all’ISIS di ex-ufficiali dell’esercito iracheno e siriano, l’affluenza di armamenti e volontari da tutto il mondo, ed il sostegno economico e materiale lungamente fornito da paesi come la Turchia al califfato nero.
Ed è proprio Erdogan ad apparire ora rintuzzato: nonostante i suoi proclami, tra i partecipanti all’operazione non sono comprese le forze armate turche. Se dal punto di vista curdo questo appare ovvio, va anche registrato il verdetto degli USA – la cui politica estera intrisa di realismo ha valutato come inadeguate le performance anti-ISIS delle formazioni sponsorizzate dalla Turchia nella regione di Sebha, tra Kobane ed Afrin. Mentre queste, pur votate ad una feroce pulizia etnica, si sono mostrate incapaci di approfittare di un califfato ormai allo sbando, i partigiani e le partigiane del confederalismo democratico da Afrin stanno lentamente avanzando verso il resto del Rojava. E’ infatti in corso una battaglia di attrito per il controllo delle alture di Aqil: posizione che, sovrastando Al-Bab (il principale centro ancora in mano all’ISIS nella regione di Sehba) può segnare un nuovo, importante traguardo nella liberazione della Siria del Nord dal giogo oscurantista.
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