InfoAut
Immagine di copertina per il post

TAK: una forza popolare in cerca di vendetta

Dopo un lungo silenzio, il TAK ha nuovamente imposto la sua presenza nelle cronache turche. Per comprendere la reale portata di queste azioni può essere utile tracciare un profilo storico e sociale del TAK e del suo posizionamento nella galassia politica curda in Turchia

di Francesca La Bella

Roma, 14 giugno 2016, Nena News – Pochi giorni dopo l’attentato che ha colpito un autobus militare ad Istanbul, è giunta la rivendicazione dei Falchi della libertà del Kurdistan (Teyrêbazên Azadiya Kurdistan-TAK). L’azione del 7 giugno 2016 sarebbe stata messa in atto dall’unità Rojhat-Munzur in memoria di Eser Cali, nome in codice Asya Glidag, morta il 27 aprile a Bursa durante un attacco suicida che non avrebbe raggiunto il suo obiettivo, ma che ha provocato 8 morti e il decesso dell’attentatrice.

Gli attacchi di Bursa ed Istanbul non sono, però, isolati e seguono di pochi mesi le azioni all’aeroporto Sabiha Gokcen di dicembre 2015 e gli attentati di Ankara di febbraio e marzo 2016 che hanno sancito il ritorno nella scena politica turca del TAK.A fronte di numerose vittime civili in tutti gli ultimi attentati, nella rivendicazione pubblicata sul proprio sito, il TAK afferma di non avere questi ultimi come target ed imputa la responsabilità delle morti alle politiche del Governo AKP contro il popolo curdo nel sud della Turchia. In quest’ottica, se da un lato il gruppo afferma che la popolazione turca, laddove silente rispetto alle politiche del Governo, potrebbe subire le conseguenze delle guerra in atto, dall’altro invita i turisti a non visitare la Turchia in modo da preservare la propria sicurezza.

Alla luce del contesto in cui questi avvenimenti si sono inseriti e delle prese di posizione del Governo turco e del Partito dei Lavoratori del Kurdistan (PKK) rispetto alla questione, sembra doveroso analizzare a grandi linee la storia e i tratti distintivi del TAK per meglio comprendere la valenza di queste azioni. Nato nel 2004 come scissione dal PKK, il gruppo curdo allarga progressivamente la sua base politica tra i giovani delle principali città del Paese, soprattutto al di fuori dell’area sud-orientale. Dopo gli attentati registrati nel biennio 2007-2008 e alcune azioni minori nel periodo 2009-2013, si assiste, durante il processo negoziale di Imrali tra il Presidente Abdullah Ocalan e il Governo turco, ad una lunga fase di silenzio del movimento conclusasi con l’attacco ad Istanbul del dicembre dello scorso anno.

L’analisi della partecipazione al TAK, difficoltosa in quanto non supportata da dati ufficiali sulla reale estensione del gruppo, restituisce l’immagine di un partito dai numeri ridotti, efficace nelle sue azioni e poco soggetto al controllo capillare dello Stato proprio grazie alla fluidità delle sue cellule armate. La mancanza di informazioni dettagliate sul TAK lascia, inoltre, spazio a diverse teorie sulla collocazione politica del gruppo e sui legami tra i Falchi e gli altri gruppi curdi e, in particolare, con il PKK. Secondo fonti governative, il TAK deve essere considerato un gruppo organico al PKK, creato per azioni non rivendicabili dal Partito maggiore e, dunque, non delegabili alle sue avanguardie armate come il HPG.

Per quanto i punti di contatto tra PKK e TAK siano evidenti sia dal punto di vista teorico sia per quanto riguarda i singoli partecipanti e, ad esempio, l’immagine di Orhan Caner, morto in un attentato nel 2008 ad Hatay rivendicato dal TAK, è presente nelle liste dei caduti del HPG, molte delle informative turche in merito hanno trovato la ferma opposizione di entrambi i gruppi. In tal senso il presunto ruolo guida del curdo siriano Bahoz Erdal (Fehman Hüseyin), a lungo comandante in capo del HPG e conosciuto per le sue posizioni oltranziste, non è mai stato confermato e numerose sono le distanze ideologiche evidenziate da entrambe le parti. Membri del Consiglio direttivo del PKK come Murat Karayilan o il portavoce dell’Unione delle Comunità del Kurdistan (KCK), Cemil Bayik, hanno in più occasioni precisato che non esistono rapporti di dipendenza tra i due gruppi e che il PKK non condivide pratiche di attacco in luoghi dove non è possibile ridurre al minimo i danni collaterali dell’azione e le vittime civili.

Lo stesso TAK ha, dopo gli attacchi di Ankara, affermato di non avere alcun legame con il PKK e ha spiegato il proprio allontanamento da esso. Secondo i Falchi, dopo l’arresto di Ocalan, il PKK avrebbe iniziato un percorso di avvicinamento ad Ankara, ammorbidendo le sue posizioni e scegliendo di non vendicare le vittime della repressione governativa e il sentimento di rivalsa della popolazione avrebbe, dunque, trovato un nuovo rappresentante nel TAK. Nonostante la contrarietà ai negoziati, il blocco degli attentati durante il processo di Imrali, sarebbe, dunque, stato possibile solo per il rispetto dovuto al Presidente Ocalan e non per un’adesione alla linea di cessate il fuoco della dirigenza PKK. Il TAK appare, dunque, come una realtà strutturalmente ostile al compromesso, ideologicamente meno solida rispetto al PKK, ma capace di attrarre giovani permeati di un forte senso di vendetta rispetto al Governo centrale.

Quello che sicuramente unisce TAK e PKK è, invece, il contesto in cui si inserisce l’azione e Amed Dicle, giornalista curdo, sembra chiarire bene questo retroterra comune in un articolo per Kurdish Question. Così come Cemil Bayik, dopo l’attentato di Ankara di febbraio, pur affermando di non conoscere gli autori e condannando la presenza di vittime civili, ha dichiarato che l’azione era da considerare una risposta alla repressione turca nel Kurdistan turco, secondo il giornalista curdo la capacità attrattiva del TAK aumenterebbe proporzionalmente al livello repressivo del Governo. Le due realtà, affonderebbero, dunque, le proprie radici in uno stesso contesto, ma ne deriverebbero pratiche e strategie differenti. Nena News

Francesca La Bella è su Twitter @LBFra  

da: nenanews.it

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Armi e appalti: l’Italia mantiene aperto il canale con l’industria militare israeliana

Nonostante la campagna di sterminio contro la popolazione palestinese della Striscia di Gaza, Arma dei Carabinieri e Polizia di Stato continuano ad equipaggiare i propri reparti di pronto intervento rifornendosi presso le più importanti aziende israeliane.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bambini sfruttati e affumicati nei campi della California

Molto lontano dai campi di Entre Ríos o Santa Fe, i bambini contadini della California lavorano dagli 11 ai 12 anni, sfruttati, mal pagati, in terreni affumicati con pesticidi e con il terrore di essere deportati insieme alle loro famiglie di migranti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Palestina, i coloni attaccano volontari internazionali: feriti tre italiani

Un nuovo attacco dei coloni israeliani ha colpito la comunità di Ein al-Duyuk, vicino a Gerico, nella Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Drone assassino israeliano massacra due fratellini palestinesi

Fadi Tamer Abu Assi e Juma Tamer Abu Assi, bambini palestinesi di 10 e 12 anni, sono stati ammazzati da un drone israeliano a est di Khan Yunis (sud della Striscia) mentre raccoglievano legna per il padre ferito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Membro della Knesset: Israele sta “importando la guerra di sterminio” da Gaza alla Cisgiordania

Un membro israeliano della Knesset (Parlamento) ha affermato che Tel Aviv sta “importando” la sua “guerra di sterminio” dalla Striscia di Gaza alla Cisgiordania occupata.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

CONTRO I SIGNORI DELLA GUERRA E PADRONI DELLA CITTÀ, BLOCCHIAMO TUTTO!

Oggi, nell’ambito dello sciopero generale indetto dal sindacalismo di base, come realtà autorganizzate del movimento milanese abbiamo deciso di bloccare l’ingresso principale della sede dirigenziale di ENI S. p. a. di San Donato.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Linee gialle e zone verdi: la divisione di fatto di Gaza

Crescono i timori che il nuovo mosaico di zone diverse di Gaza, separate da una Linea Gialla, possa consolidarsi in una partizione permanente del territorio.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Germania è in crisi e vaga nella nebbia

Le ultime notizie dal paese teutonico indicano che la sua crisi economica non si arresta ed entra ormai nel suo quarto anno.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Bombardamenti israeliani contro il Libano: 5 morti, tra cui l’Alto comandante di Hezbollah, Haytham Ali Tabatabaei

Beirut-InfoPal. Il ministero della Salute Pubblica libanese ha diffuso il bilancio ufficiale dell’attacco israeliano senza precedenti contro un’area residenziale alla periferia sud di Beirut, domenica 23 novembre: cinque morti e 28 feriti.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Verso il 28 novembre: i comitati sardi chiamano alla mobilitazione

Diffondiamo l’appello uscito dalla rete Pratobello24 che invita tutti i comitati che lottano contro la speculazione energetica a unirsi allo sciopero e alla mobilitazione del 28 novembre.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Morte di Ramy Elgaml: altri due indagati per falso tra i carabinieri premiati con l’Ambrogino d’Oro

Altri due carabinieri sono stati iscritti nel registro degli indagati con le accuse di aver fornito false informazioni al pubblico ministero e di falso ideologico in atti pubblici nell’ambito dell’indagine sulla morte di Ramy Elgaml

Immagine di copertina per il post
Sfruttamento

Genova: corteo operaio sotto la Prefettura. Sfondate le reti della polizia, lacrimogeni sulle tute blu

La rabbia operaia continua a riempire le strade della città ligure contro il (non) piano del governo Meloni sul destino di migliaia di operai ex-Ilva e sul futuro del comparto siderurgico in Italia.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Presidio permanente di San Giuliano: dove abbattono case, noi costruiamo resistenza!

Martedì 2 dicembre, durante l’assemblea popolare, i/le giovani No Tav, hanno fatto un importante annuncio: casa Zuccotti, dopo essere stata espropriata da Telt, torna a nuova vita.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Torino: riflessioni attorno “all’assalto squadrista alla sede della Stampa” e alla libertà di informazione

Il centro sociale Askatasuna di Torino è tornato al centro del dibattito politico nazionale dopo l’azione alla redazione de La Stampa del 28 novembre durante la manifestazione nel giorno dello sciopero generale

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Appello di docenti, ricercatori e ricercatrici universitarie per la liberazione di Mohamed Shahin

Riportiamo l’appello di docenti, ricercatori e ricercatrici per la liberazione di Mohamed Shahin, per firmare a questo link.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili in Italia

Diamo il via all’inchiesta collettiva sugli investimenti israeliani sui progetti delle grandi rinnovabili che abbiamo deciso di iniziare durante la “Due giorni a difesa dell’Appennino” a Villore, di cui qui si può leggere un resoconto e le indicazioni per collaborare a questo lavoro.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Un primo resoconto dell’appuntamento “Due giorni a difesa dell’Appennino”: come continuare a rendere vivi i nostri presidi di resistenza dal basso

Iniziamo a restituire parte della ricchezza della due giorni a difesa dell’Appennino, svoltasi in una cornice incantevole a Villore, piccolo paese inerpicato tra boschi di marronete e corsi d’acqua, alle porte del parco nazionale delle Foreste Casentinesi.