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Tensione altissima in Macedonia, tra lotte migranti e governi alla berlina

Ma il piccolo stato balcanico non è toccato solamente dalla lotta migrante contro le frontiere erette dalla Fortezza Europa: nell’ultima settimana infatti imponenti e continue manifestazioni popolari stanno chiedendo le dimissioni del presidente della Repubblica Ivanov, con la situazione che sembra essere precipitata anche da un punto di vista politico istituzionale nelle ultime ore: rappresentanti dei partiti della piccola Repubblica balcanica sono riuniti a Vienna per cercare una via d’uscita a quanto sta avvenendo nelle strade del paese.

Ivanov è sotto accusa per la sua decsione di aver graziato il 12 aprile scorso decine di uomini del governo, tra cui il premier Gruevski, che erano negli scorsi anni stati accusati a vario titolo di corruzione e criticati per la gestione iper-muscolare del territorio da parte delle forze dell’ordine.

Già nel 2015 manifestazioni erano state condotte in Macedonia, nella capitale Skopje e a Bitolje, da piattaforme civiche spalleggiate dall’opposizione partitica contro il governo in carica. Nella giornata di ieri in migliaia hanno cercato di sfondare il cordone di polizia schierato a difesa del palazzo presidenziale, per poi installarsi nella piazza di fronte al Parlamento dove tenere posizione a oltranza ribadendo la volontà che Ivanov ritiri i provvedimenti di grazia.

C’è chi afferma il carattere popolare delle proteste, che hanno portato a violenti scontri tra polizia e manifestanti soprattutto la scorsa settimana con molotov e bombe carta scagliate contro diversi uffici governativi, e chi invece vede dietro le piazze un nuovo tentativo di rivoluzione colorata Ucraina-style, dato che le sommosse avvengono a poche settimane dal voto del 5 giugno che dovrebbe essere appannaggio dell’opposizione vicina a Usa ed UE.

Le ultime due potenze sostengono ad esempio il Turkish Stream, ovvero la nuova infrastruttura logistica che dovrebbe portare gas naturale in Europa Centrale bypassando l’Ucraina e transitando per Turchia, Grecia e infine Macedonia; non sembra essere casuale che la stessa UE abbia duramente attaccato Ivanov e il governo macedone nelle ultime ore, arrivando a parlare di possibili sanzioni che potrebbero essere comminate alla Macedonia per l’incapacità di risolvere la crisi politica in corso.

Ivanov si è nelle ultime ore difeso parlando di decisione presa per senso dello stato e con l’ottica di arrivare in maniera pacata alle prossime elezioni di giugno, che parte della piazza vorrebbe invece vedere rinviate. C’è da vedere come le spinte simultanee della piazza e degli interessi delle potenze (dalla sua parte Ivanov può contare sul sostegno russo) andranno ad agire sulla situazione.

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