
Tunisi: Bouteflika guest star del primo 14 gennaio post-Ben Ali
L’invito e la partecipazione di Bouteflika al primo 14 gennaio post-Ben Ali, oltre a rassicurare gli interessi del mercato delle risorse nordafricane sembra anche l’occasione per confermare l’orientamento reazionario della transizione democratica nelle regioni attraversate tutt’oggi da processi di organizzazione e lotta rivoluzionaria.
Ci si chiede infatti cosa avrà mai da applaudire il Presidente Bouteflika della rivoluzione tunisina rappresentando un regime che spacca le teste agli studenti, uccide a fucilate manifestanti, fa sparire o tortura sindacalisti e lascia nella miseria più nera una popolazione che per la ricchezza della regione potrebbe godere di una qualità della vita invidiabile. Invece in Algeria i disoccupati si danno fuoco e le rivolte delle città e dei paesi (frequentissime) vengono soffocate tramite la repressione più efferata. Forse Bouteflika il 14 gennaio a Tunisi applaudirà alla sua capacità di neutralizzare i conflitti, di opprimere la sua popolazione e di scongiurare, per ora, che le numerose vertenze sul salario e i servizi, diffuse in tutto il paese, non si siano tramutate in un movimento di massa anti-regime proprio come nel caso tunisino.
Il prossimo maggio l’Algeria sarà chiamata alle urne per le legislative, vinte fin ad oggi dai plebisciti di Bouteflika forte delle farse elettorali che lo ha sempre confermato presidente con cifre da 90% di consensi. La novità è che il regime ha chiamato tutto il concistoro delle organizzazioni internazionali a vigilare sul corretto svolgimento dell’appuntamento elettorale. E’ forse il segnale che il regime algerino ha digerito a modo suo la recente scomparsa di Gheddafi a cui ben poco sono valse le politiche di avvicinamento, se non sudditanza, agli interessi nato e occidentali.
L’orpello degli osservatori internazionali che per la prima volta potranno essere presenti alle elezioni legislative sembra quindi un adeguamento al nuovo corso magrebino ma che già trova forti perplessità e contestazioni all’interno dell’opposizione politica e nella società civile del paese. Dopo decenni di scientifica repressione e contrasto di qualsiasi forma organizzata d’opposizione politica e sindacale a cosa servono gli osservatori internazionali? E su quale livello politico, istituzionale e amministrativo saranno chiamati a vigilare su delle elezioni praticamente già vinte?
Il regime algerino si rifà il trucco inserendosi nel nuovo contesto nordafricano. Stretto tra Marocco e Tunisia e con il crollo del regime amico libico si adegua a modo suo al vento reazionario della transizione democratica. Il 14 gennaio è una data eccezionale per sancire il nuovo corso e Bouteflika ha già pronto l’applauso… sì, da fare in faccia ai martiri della rivoluzione tunisina.
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