InfoAut
Immagine di copertina per il post

TURCHIA. Dodici morti in scontri tra curdi e polizia: “Erdogan ha abbandonato Kobane”

Manifestazioni anti-Isis in tutto il paese. Il presidente è accusato di voler veder caduta la città siriana per poter attaccare Damasco. E su Ankara pesano i 180 jihadisti liberati.

 

 

di Chiara Cruciati

Roma, 8 ottobre 2014, Nena News – Le dichiarazioni con cui i vertici turchi si riempiono la bocca in questi giorni sono crollate come un castello di carta ieri: dodici morti, almeno dodici, durante scontri tra manifestanti curdi e polizia turca. Sei di loro sono stati uccisi a Diyarbakir: un 25enne, Hakan Buksur a Mus; un altro a Vart. Alle manifestazioni della comunità turca, organizzate dal Partito Democratico del Popolo in solidarietà con la città curdo-siriana di Kobane, le forze di sicurezza di Ankara hanno risposto con una dura repressione: gas lacrimogeni, cannoni ad acqua, ma soprattutto proiettili veri.

Il ministro degli Interni, Efkan Ala, ha accusato i manifestanti di “aver tradito il loro paese” e minacciato conseguenze “imprevedibili” nel caso di ulteriori proteste: “La violenza sarà affrontata con la violenza. Quest’attitudine irrazionale dovrebbe essere subito abbandonata e i manifestanti dovrebbero lasciare le strade”. Immediata la risposta del Pkk, che ha chiamato la comunità curda a tornare in piazza.

Le proteste – che nelle stesse ore si tenevano anche in Europa: un gruppo di manifestanti curdi ha fatto irruzione della sede del Parlamento Ue – sono esplose in quasi tutto il paese, da Ankara e Istanbul alla provincia sud di Mardin, nelle città di Sirte, Batman e Mus, dove è stato imposto il coprifuoco già da ieri pomeriggio. Scontri anche lungo il confine con la Siria, dove le forze militari hanno lanciato lacrimogeni per disperdere la piccola folla che tentava di passare la rete. Il dito è puntato contro il presidente Erdogan, accusato di essere solo un bugiardo: la Turchia, dicono i manifestanti, ha abbandonato Kobane e resta in attesa che cada.

Per ora i fatti sul terreno paiono dar ragione ai manifestanti curdi: dopo il voto del parlamento della scorsa settimana che ha dato mandato al governo per il dispiegamento di truppe all’estero, l’esercito turco ha inviato una trentina di carri armati al confine con la Siria e ha disperso le proteste alla frontiera. Niente di più. Ieri Erdogan è tornato a premere sulla coalizione per un intervento via terra e a ripetere che “Kobane è sul punto di cadere”. L’obiettivo di Ankara si delinea ogni giorno di più: entrare in Siria per far cadere il presidente Assad, non per distruggere l’Isis. Per questo ieri il presidente è tornato a parlare di no-fly zone sul cielo siriano, necessaria ad impedire all’aviazione di Damasco di alzarsi in volo, e di una zona cuscinetto in cui addestrare le opposizioni ad Assad.

In tal senso la presa di Kobane da parte jihadista sarebbe un ottimo pretesto: città strategica, al confine con la Turchia, permetterebbe alle milizie di al-Baghdadi di controllare tutto il corridoio di territorio che da Aleppo arriva alla roccaforte islamista Raqqa, e che prosegue verso la frontiera con l’Iraq. Con Kobane, l’Isis diverrebbe una concreta minaccia alla stabilità turca. E infatti Ankara si premura: ieri i vertici hanno girato alla Nato la richiesta di stilare un piano di difesa della Turchia in caso di attacco jihadista.

Sul piano curdo, a frenare l’intervento a favore della comunità di Kobane sono gli stretti legami con la resistenza curda turca. A Kobane in queste settimane combattono i miliziani del Pkk, il cui leader Ocalan pochi giorni fa aveva previsto la rottura e avvertito Ankara: “Se Kobane cade, il processo di pace [tra Turchia e Kurdistan turco] fallirà”. A monte la convinzione che oggi la Turchia abbia volutamente abbandonato i curdi di Kobane e prima abbia permesso la crescita innaturale del gruppo jihadista chiudendo un occhio sul passaggio di armi e miliziani.

A peggiorare la posizione di Erdogan la notizia dello scambio di prigionieri trattato con lo Stato Islamico per il rilascio dei 49 ostaggi, catturati a Mosul a giugno. Ieri la Gran Bretagna ha chiesto chiarimenti ad Ankara in merito a quanto apparso sulla stampa: 180 miliziani dell’Isis, curati – pare – in ospedali turchi sono stati liberati per poter avere indietro i 49 prigionieri. Ankara smentisce.

 

da Nena News

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il Movimento No Tav era, è e sarà sempre al fianco della resistenza palestinese: sosteniamo la Global Sumud Flotilla!

Se Israele deciderà di fermare con la forza la Global Sumud Flottilla, impedendo ancora una volta l’arrivo di aiuti umanitari e provando a spegnere un atto di resistenza collettiva, noi non resteremo a guardare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Global Sumud Flotilla: le barche italiane lasciano la costa siciliana alla volta di Gaza, “Buon vento”

Sono salpate, alla volta di Gaza, le imbarcazioni italiane della Global Sumud Flotilla dal porto siciliano di Augusta.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza Inc: dove il Genocidio è testato in battaglia e pronto per il mercato

Gaza è diventata la vetrina di Tel Aviv per lo Sterminio privatizzato, dove aziende tecnologiche, mercenari e fornitori di aiuti umanitari collaborano in un modello scalabile di Genocidio Industriale venduto agli alleati in tutto il mondo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

America Latina, “la guerra secondaria”

Nel 2025, la competizione globale per i minerali essenziali – terre rare, litio, cobalto – e per le fonti energetiche – petrolio, gas, energie rinnovabili – sta riconfigurando il potere globale.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

“Guerra alla guerra” nelle università: a Pisa il 13 e 14 settembre, due giorni di assemblea nazionale

Il 13 e 14 settembre a Pisa si terrà l’assemblea nazionale universitaria “Guerra alla Guerra”, due giorni di confronto tra collettivi e realtà studentesche da tutta Italia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Roma: attacco sionista al csoa La Strada

Nella notte tra giovedì e venerdì, poco dopo le 4, ignoti hanno lanciato una bomba carta contro l’ingresso del Centro Sociale “La Strada” in via Passino.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’assemblea nazionale “Stop al genocidio. Fermiamo il sionismo con la resistenza” si terrà al cinema Aquila

Alcuni giorni fa il sindaco Gualtieri aveva vietato l’utilizzo di una sala del cinema Aquila di Roma per l’assemblea nazionale convocata dalle organizzazioni palestinesi in Italia. Ora il passo indietro. LA LOTTA PAGA – L’ASSEMBLEA SI TERRÀ AL CINEMA AQUILA IL 14 SETTEMBRE ALLE ORE 10.00 Dopo la conferenza stampa di lunedì 8 settembre davanti […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Campeggio no base 5-6-7 settembre – Comunicato conclusivo

Il campeggio territoriale No Base del 5-6-7 settembre è stato un momento fondamentale nella crescita della lotta del movimento No Base, aprendo nuovi spazi di organizzazione e di lotta, unendo persone e realtà differenti nell’obiettivo comune di fermare la base militare.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Francia: “Blocchiamo tutto”. Mobilitazioni diffuse nel paese contro l’austerity di Macron

Intensa giornata di mobilitazione mercoledì 10 settembre in Francia, dietro la parola d’ordine “Bloquons Tout”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

A Gaza il colonialismo occidentale è stato smascherato

Attraverso Israele e l’ideologia del Sionismo, le élite occidentali hanno reinventato il loro orribile Sistema di Controllo Razzista e lo hanno spacciato per una causa “morale”. Ora la partita è finita.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

Che fine ha fatto la battaglia per l’Acqua Pubblica?

Pubblichiamo un aggiornamento sulle attività del Comitato Acqua Pubblica Torino.

Immagine di copertina per il post
Formazione

Assemblea geografa per la Palestina: quanto successo in parallelo al Congresso Geografico Italiano 2025 di Torino

Dal 3 al 5 settembre 2025, presso il Campus Einaudi e il Castello del Valentino di Torino, si è svolto il 34° Congresso Geografico Italiano.