InfoAut
Immagine di copertina per il post

Ucraina, l’analisi degli anarchici russi del Kras

||||

Riprendiamo da Matrioska.info la traduzione di questa interessante intervista che rende conto delle riflessioni e del dibattito all’interno degli ambienti libertari in Russia. Buona lettura!

 

Vista la velocità con cui susseguono gli eventi della guerra in Ucraina e la frammentazione, confusione e parzialità delle informazioni che ci giungono attraverso i diversi media, il gruppo Moiras ha deciso di inviare questa settimana alcune domande alla sezione russa dell’IWA, con per ottenere una prospettiva libertaria sul conflitto che ci aiuti a posizionarci e prendere decisioni basate su una conoscenza più ampia. Nel testo che segue, queste domande sono raccolte insieme alle risposte inviate dal KRAS, al quale ringraziamo di qui per le rapide e chiarificatrici risposte.

Moiras: Nella vostra dichiarazione sulla guerra in Ucraina, indicate i mercati del gas come la ragione principale del conflitto. Vorremmo che ci parlaste maggiormente di quali sono gli interessi capitalistici specifici dietro questa guerra, sia da parte russa che pro-NATO, e ci parlaste della recente evoluzione della politica nella vostra area, basata su questi mercati e sulla loro influenza sull’economia dei paesi occidentali. Queste informazioni di solito rimangono in secondo piano nella versione dei media da noi, molto incentrate sulle notizie quotidiane, ma dove c’è poca analisi.

KRAS: Prima di tutto, è necessario capire che ci sono diversi livelli di conflitto e diversi livelli di contraddizioni intercapitalistiche. A livello regionale, la guerra odierna è solo una continuazione della lotta tra le caste dominanti degli stati post-sovietici per la redifinizione dello spazio post-sovietico. Contrariamente al mito popolare, l’Unione Sovietica crollò non a seguito di movimenti di liberazione popolare, ma a seguito delle azioni di una parte della nomenklatura dominante, che si divisero tra loro territori e zone di influenza, quando i metodi usuali e consolidati di il suo dominio entrarono in crisi. Da quella divisione iniziale, che allora era basata sugli equilibri di potere, si è sviluppata una lotta continua per la redistribuzione di territori e risorse, portando a guerre continue in tutta l’area post-sovietica. 

Allo stesso tempo, le classi dirigenti di tutti gli stati post-sovietici (tutti, in un modo o nell’altro, provengono dalla nomenklatura sovietica o dai suoi successori) hanno adottato il nazionalismo militante nell’ideologia, il neoliberismo nell’economia e metodi di gestione autoritari in politica.

Il secondo livello di conflitto è la lotta per l’egemonia nello spazio post-sovietico tra lo stato più forte della regione, la Russia, che si definisce una potenza regionale e considera l’intero spazio post-sovietico come un’area dei suoi interessi egemonici, e gli stati del blocco occidentale (sebbene anche qui gli interessi e le aspirazioni degli Stati Uniti e dei singoli stati europei della NATO e dell’UE potrebbero non essere esattamente gli stessi). Entrambe le parti cercano di stabilire il loro controllo economico e politico sui paesi dell’ex Unione Sovietica. Da qui lo scontro tra l’espansione della NATO ad est e il desiderio della Russia di mettere al sicuro questi paesi sotto la sua influenza.

Il terzo livello di contraddizioni è di natura economico-strategica. Non è un caso che la Russia moderna sia definita “un’appendice del gasdotto e dell’oleodotto”. La Russia svolge oggi sul mercato mondiale, in primis, il ruolo di fornitore di risorse energetiche, gas e petrolio. La classe dirigente predatrice e completamente corrotta, nella sua essenza puramente parassitaria, non ha cominciato a investire nella diversificazione della struttura economica, accontentandosi dei superprofitti delle forniture di petrolio e gas. Nel frattempo, capitali e stati occidentali stanno iniziando la transizione verso una nuova struttura energetica, la cosiddetta “energia verde”, volta a ridurre in futuro i consumi di gas e petrolio. Per il capitale russa e la sua economia, questo significherà lo stesso crollo strategico che il calo dei prezzi del petrolio causò all’economia sovietica dell’epoca. Pertanto, il Cremlino cerca di prevenire questa inversione di tendenza energetica, o di rallentarla, o almeno di ottenere condizioni più favorevoli per se stesso nella ridistribuzione del mercato energetico. Ad esempio, cercare contratti di fornitura a lungo termine e prezzi migliori, respingere i concorrenti, ecc. Se necessario, ciò può comportare pressioni dirette sull’Occidente in vari modi, alienare i concorrenti, ecc. 

Infine, il quarto livello (globale) sono le contraddizioni tra le principali superpotenze capitaliste, gli Stati Uniti in ritirata e la Cina in avanzata, attorno alle quali si stanno formando blocchi di alleati, vassalli e satelliti. Entrambi i paesi sono ora in lizza per l’egemonia mondiale. Per la Cina, con la sua strategia “one road one belt”, la progressiva conquista delle economie di Asia, Africa, America Latina e la penetrazione dell’Europa, la Russia è un importante partner secondario. La risposta degli Stati Uniti e dei suoi alleati in Occidente è l’espansione della NATO verso est, estendendosi attraverso l’Ucraina e la Georgia al Vicino e Medio Oriente e alle sue risorse. Anche questo è un tipo di progetto di “cintura”.Che trova la resistenza dei rivali imperialisti: Cina e Russia, che dipendono sempre di più da esse.

Allo stesso tempo, non va trascurato l’aspetto politico interno. La crisi del Covid ha messo in luce la profonda instabilità interna della struttura politica, economica e sociale di tutti i paesi del mondo. Questo vale anche per gli stati occidentali, Russia, Ucraina, ecc. Il deterioramento delle condizioni di vita, l’aumento dei prezzi e la disuguaglianza sociale, la massiccia indignazione della popolazione per misure e divieti coercitivi e dittatoriali hanno dato origine a un diffuso malcontento nella società. E in tali situazioni, le classi dirigenti hanno sempre fatto ricorso a metodi collaudati per ripristinare la famigerata “unità nazionale” e la fiducia della popolazione nel potere: creando l’immagine di un nemico e fomentando l’isteria militare, anche una “piccola guerra vittoriosa”.

Moiras: Nei paesi dell’Unione Europea, i media, facendo eco ai governi, ci ripetono continuamente che Putin è l’unico responsabile di questa guerra. Conoscendo la storia della NATO, con gli Stati Uniti in testa, pensiamo che non sia così. Come spiegarlo alla nostra gente senza dare l’impressione di giustificare l’attacco russo e di schierarci con il governo Putin?

KRAS: Sfortunatamente, la coscienza pubblica di massa tende a cercare risposte semplici e rozze alle questioni. Non abbiamo motivo di simpatizzare con l’inquilino del Cremlino e la sua amministrazione. Le sue politiche neoliberiste hanno portato ad un vero collasso dei sistemi sanitari ed educativi, alla povertà dei pensionati e dei lavoratori del settore pubblico della provincia. I salari nel paese sono mostruosamente bassi, il movimento operaio è davvero paralizzato… Ma, a prescindere da questo, si capisce che tutto questo è il prodotto di un certo sistema basato sullo Stato e sul Capitale. Non viviamo nel 17° secolo, non siamo nell’era delle monarchie assolutiste. Considerare tutto ciò che accade nel mondo come opera di pochi singoli “eroi” o “antieroi” è a dir poco ingenuo. ma in realtà è una delle forme della stessa teoria del complotto. Ciò poteva essere perdonato nel XIX secolo al romantico Carlyle o a Alexandre Dumas. Ma ai nostri giorni vale già la pena capire che il mondo è molto più complicato e che il capitalismo, come sistema sociale, funziona in un altro modo. Pertanto, il nostro compito è spiegare alle persone la condizionalità sistemica dei problemi che scuotono il mondo oggi. Comprese le guerre di questo mondo. E che l’unico modo per risolvere questi problemi è distruggere il sistema sociale che li crea.

Moiras: Gli schemi della Guerra Fredda vengono riprodotti, tanto che sembra che se critichi una parte è perché stai con l’altra. Gli anarchici lo trovano molto problematico, specialmente quando non abbiamo forza sociale. Vogliamo agire, ma temiamo di essere trascinati e usati dagli eserciti degli stati. Nelle manifestazioni che si stanno svolgendo nelle nostre città, la proclamazione del “no alla guerra” si mescola a richieste di intervento della NATO. Il giornalismo legato al governo del partito socialista spagnolo, il PSOE, ci presenta la necessità di intervenire, tracciando talvolta un parallelo storico con la guerra civile spagnola e le conseguenze del non intervento dei paesi europei, o la partecipazione degli esiliati spagnoli in Francia, molti anarchici, nell’esercito francese contro i nazisti. Che fare? Pacifismo e non intervento, come era la posizione maggioritaria dell’anarchismo contro la prima guerra mondiale, o sostenere la resistenza ucraina contro l’invasione delle truppe russe? Questa seconda opzione può essere considerata come un approccio internazionalista contro l’imperialismo?

KRAS: Dal nostro punto di vista, non si possono fare paragoni con la situazione della guerra civile in Spagna e non può esserlo. Gli anarchici spagnoli sostenevano una rivoluzione sociale. Allo stesso modo, non ci può essere confronto, diciamo, tra il movimento machnovista in Ucraina e la difesa del moderno stato ucraino. Sì, Machno ha combattuto contro gli invasori stranieri, austro-tedeschi, e contro i nazionalisti ucraini, e contro i bianchi e, alla fine, contro i rossi. Ma i partigiani machnovisti si battevano non per l’indipendenza politica dell’Ucraina (alla quale, in effetti, erano indifferenti), ma in difesa delle sue conquiste sociali rivoluzionarie: per la terra contadina e la gestione operaia dell’industria, per i soviet liberi. Nella guerra in corso, stiamo parlando esclusivamente del confronto tra due stati, due gruppi di capitalisti, due nazionalismi. Non spetta agli anarchici scegliere tra loro il “male minore”. Non vogliamo la vittoria per l’uno o per l’altro. Tutta la nostra solidarietà va ai comuni lavoratori che oggi muoiono sotto i proiettili, i missili e le bombe.

Allo stesso tempo, vale la pena ricordare che la posizione della maggior parte degli anarchici nella prima guerra mondiale non era semplicemente pacifista. Questo, come affermato nel manifesto contro la guerra del 1915, è un modo per trasformare la guerra imperialista in una rivoluzione sociale. Qualunque siano le possibilità di raggiungere questo obiettivo in questo momento, gli anarchici, a nostro avviso, dovrebbero costantemente formulare e propagare tale prospettiva.

Moiras: D’altra parte, riceviamo immagini da Internet di gruppi armati che si presentano come un battaglione anarchico nell’esercito ucraino, sai se sono davvero anarchici e qual è il loro modo di vedere il conflitto? E per quanto riguarda la dipendenza dalle armi occidentali per combattere l’attacco russo, ciò non condiziona troppo la possibilità di battaglioni libertari nell’esercito o di una guerriglia anarchica ucraina indipendente? Sapete cosa è rimasto del Makhnovichin, la rivoluzione anarchica di un secolo fa, nella memoria del popolo ucraino? C’è un movimento anarchico in Ucraina oggi?

KRAS: Nel 2014, il movimento anarchico ucraino è stato diviso tra coloro che hanno sostenuto la protesta liberal-nazionalista di Maidan e in seguito hanno aiutato il nuovo governo contro i separatisti nel Donbass e coloro che hanno cercato di adottare una posizione più internazionalista. Sfortunatamente, il secondo era inferiore, ma lo erano. Ora la situazione è simile, ma ancora più acuta. In linea di massima, ci sono tre posizioni. Alcuni gruppi (come «Nichilista» e «Azione Rivoluzionaria» a Kiev) considerano ciò che sta accadendo come una guerra contro l’imperialismo russo e la dittatura di Putin. Sostengono pienamente lo stato nazionalista ucraino e i suoi sforzi militari in questa guerra. La famigerata foto dei combattenti “anarchici” in uniforme mostra esattamente i rappresentanti di questa tendenza: mostra in particolare i tifosi della squadra di calcio “antifascista” Arsenal e gli attivisti di “Azione Rivoluzionaria”. Questi “antifascisti” non sono nemmeno imbarazzati dal fatto che le formazioni armate apertamente filofasciste, come Azov, siano tra le truppe ucraine.

La seconda posizione è rappresentata, ad esempio, dal gruppo “Cerny Flag” di Kiev e L’viv. Prima della guerra, erano aspramente critici dello stato ucraino, della classe dirigente, delle loro politiche neoliberiste e del nazionalismo. Con lo scoppio della guerra, il gruppo ha dichiarato che il capitalismo e i governanti di entrambe le parti erano responsabili della guerra, ma allo stesso tempo ha sostenuto la necessità di unirsi alle forze della cosiddetta “autodifesa territoriale” – unità militari volontarie di fanteria leggera , che si formano su base territoriale.

La terza posizione è espressa dal gruppo «Assemblea» a Kharkov. Condanna anche entrambe le parti del conflitto, sebbene veda lo stato del Cremlino come la forza più pericolosa e reazionaria. Non chiama per unirsi a formazioni armate. Gli attivisti del gruppo stanno ora organizzando l’assistenza alla popolazione civile e alle vittime dei bombardamenti dell’esercito russo.

La partecipazione degli anarchici a questa guerra come parte delle formazioni armate operanti in Ucraina, la consideriamo una rottura con l’idea e la causa dell’anarchismo. Queste formazioni non sono indipendenti, sono subordinate all’esercito ucraino e svolgono i compiti stabiliti dalle autorità. Non sollevano questioni o rivendicazioni sociali. Le speranze di portare avanti un’agitazione anarchica tra loro sono dubbie. Non c’è rivoluzione sociale da difendere in Ucraina. In altre parole, coloro che si definiscono anarchici vengono semplicemente inviati a “difendere la madrepatria” e lo Stato, svolgendo il ruolo di carne da cannone per il Capitale e rafforzando i sentimenti nazionalisti e militaristi tra le masse.

Moiras:Nelle nostre città, le comunità dei lavoratori migranti ucraini, con la collaborazione di organizzazioni umanitarie e comunali, stanno organizzando la raccolta e la spedizione in Ucraina di cibo, vestiti caldi, medicinali… La popolazione spagnola è molto favorevole ma né la guerra né il la pandemia del covid sembra essere servita alle nostre società per mettere in discussione le dipendenze dalle risorse energetiche e dalle materie prime, dipendenze che sostengono il neocolonialismo e distruggono gli equilibri naturali del pianeta. Data la scarsità di risorse, si prevede un ritorno al carbone e una spinta al nucleare. Forse la società russa è più consapevole dei pericoli e della necessità di alternative? Esiste un piano d’azione in questo senso da parte dei movimenti sociali? Cosa ne pensano il KRAS?

KRAS: Sfortunatamente, lo stato dei movimenti sociali nella Russia attuale è deplorevole. È vero che, anche negli ultimi anni, ci sono state diverse proteste ambientaliste e persistenti a livello locale: contro i cassonetti, gli inceneritori di rifiuti o la distruzione ambientale da parte dell’industria mineraria, compresa l’estrazione del carbone. Ma non hanno mai portato a un movimento potente a livello nazionale nel suo insieme. Per quanto riguarda la lotta contro l’energia atomica e le centrali nucleari, che ha raggiunto il suo apice in Unione Sovietica e Russia alla fine degli anni ’80 e ’90, oggi non ci sono praticamente rivolte di quel genere.

Moiras: Le manifestazioni dei russi contro la guerra aiutano i popoli europei a capire che non sono i russi ad attaccare l’Ucraina, ma l’esercito dello stato che governa la Russia. Questo si riflette nei media nei nostri paesi e sappiamo che ci sono migliaia di detenuti in Russia a causa delle manifestazioni, come sta influenzando l’anarchismo russo? Cosa significherà questo per la tua libertà di espressione e di azione nel tuo paese?

KRAS: Manifestazioni e varie altre azioni contro la guerra si sono svolte tutti i giorni dal primo giorno del conflitto. Migliaia di persone vi partecipano. Le autorità le vietano con il pretesto delle “restrizioni anticovid” e le disperdono brutalmente. In totale, fino all’8 marzo, circa 11.000 persone sono state detenute durante manifestazioni in più di 100 città del paese. La maggior parte rischia multe da 10.000 a 20.000 rubli per aver organizzato una protesta “non autorizzata”. Tuttavia, ci sono già accuse più crudeli: 28 persone sono già state accusate di vandalismo, estremismo, violenza contro le autorità, ecc., per le quali rischiano pene fino a molti anni di carcere. Le autorità stanno chiaramente usando la guerra come un’opportunità per “stringere i bulloni” all’interno del Paese. I media critici sono stati chiusi o bloccati. I media ufficiali stanno conducendo una campagna di guerra isterica. È stata approvata una legge secondo la quale diffondere “informazioni false” sulle attività dell’esercito e “screditare l’esercito”, oltre a resistere alla polizia, è punibile con la reclusione fino a 15 anni. È stato persino presentato al parlamento un disegno di legge che consentirebbe di inviare in prima linea gli oppositori alla guerra arrestati. Le persone vengono licenziate dal lavoro, gli studenti vengono espulsi dalle università per discorsi contro la guerra. E’ stata introdotta la censura militare.

In questa situazione, il piccolo e diviso movimento anarchico in Russia sta facendo quello che può. Alcuni partecipano a manifestazioni di protesta. Così, anche due nostri compagni sono stati arrestati e multati. Altri sono critici nei confronti di queste manifestazioni, poiché spesso le richieste provengono dall’opposizione liberale di destra e spesso non sono tanto contro la guerra quanto filo-ucraine (e talvolta anche pro-NATO). Rimane la possibilità di andare alle manifestazioni con le nostre pafrole d’ordine e striscioni (alcuni anarchici lo fanno), o di intraprendere piccole azioni indipendenti e decentrate. Gli anarchici scrivono slogan contro la guerra sui muri, dipingono graffiti, incollano adesivi e volantini, appendono striscioni contro la guerra. È importante trasmettere alle persone la nostra posizione speciale e indipendente,

Per continuare a fare questo lavoro abbiamo bisogno del vostro sostegno, anche piccolo.

 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

anarchiciguerrarussiaucraina

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Trump ribalta Zelensky facendo dissolvere la falsa coscienza dal capitalismo “liberale”

Terre rare, materie prime, il dollaro come valuta di riferimento, porte spalancate ai capitali americani e i risparmi nazionali dritti dritti nei portafogli di società Usa. In meno di una riga di post, il neo-presidente, attaccando l’omologo ucraino, ha riassunto la dottrina che gli Stati Uniti hanno seguito per anni. L’Europa balbetta, proponendo solo nuova […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Levante: corrispondenza dall’Indonesia tra il neogoverno Subianto e le prime mobilitazioni dal basso

Levante: nuova puntata, a febbraio 2025, dell’approfondimento mensile di Radio Onda d’Urto sull’Asia orientale, all’interno della trasmissione “C’è Crisi”, dedicata agli scenari internazionali. In collegamento con noi Dario Di Conzo, collaboratore di Radio Onda d’Urto e dottorando alla Normale di Pisa in Political economy cinese e, in collegamento dall’Indonesia, Guido Creta, ricercatore in Storia contemporanea dell’Indonesia all’Università Orientale di […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Tajani non sei il benvenuto! Comunicato dell’Intifada studentesca di Polito

Dopo più di un anno di mobilitazioni cittadine, di mozioni in senato e di proteste studentesche, il Politecnico decide di invitare il ministro degli esteri all’inaugurazione dell’anno accademico.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

150 realtà politiche e sociali si incontrano a Vienna per la People’s Platform: alcune valutazioni sulla 3 giorni

Riprendiamo da RadioBlackout: Centinaia di organizzazioni politiche e sociali, per un totale di 800 delegati/e, si sono incontrate a Vienna tra il 14 ed il 16 febbraio in occasione della People’s Platform Europe. Si è trattato di un incontro internazionalista organizzato da collettivi e realtà vicine al movimento di liberazione curdo con l’obiettivo di creare […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Negoziati in Ucraina: Trump e Putin gestiscono le sorti dell’Europa

A seguito di una propaganda elettorale incentrata sulla risoluzione in Ucraina, dopo un lungo scambio con Putin nelle ultime ore, Donald Trump avvia i negoziati per poi farli accettare a cose fatte a Zelensky.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Hamas ha annunciato il rinvio dello scambio di prigionieri: Perché e perché ora?

Hamas si trova attualmente in una posizione in cui deve fare del suo meglio per negoziare l’ingresso di aiuti sufficienti a Gaza, assicurando al contempo la fine della guerra e la formazione di un’amministrazione post-bellica in modo che il territorio possa essere rilanciato e ricostruito. di Robert Inlakesh, tradotto da The Palestine Chronicle Lunedì, il […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Messico: giustizia per Samir Flores Soberanes! 6 anni di impunità

Questo 20 febbraio si compiono 6 anni dal vile assassinio del nostro compagno Samir Flores Soberanes. Sei anni nella totale impunità di un governo che funge da mano armata per il grande capitale. da Nodo Solidale Samir è stato ucciso da 4 colpi di pistola davanti a casa sua ad Amilcingo, nello stato messicano del […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Un unico modo per sconfiggere il Fascismo Israeliano: Ilan Pappé sulla giustizia globale

Riprendiamo l’articolo tradotto di invictapalestina. English version Dobbiamo ancora credere che, a lungo termine, per quanto orribile sia questo scenario che si sta sviluppando, esso sia il preludio a un futuro molto migliore. Di Ilan Pappe – 7 febbraio 2025 Se le persone vogliono sapere cosa ha prodotto in Israele l’ultimo folle e allucinante discorso […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il progetto imperialista USA-Israele su Gaza e gli sviluppi sul cessate il fuoco

L’amministrazione Trump ha gettato la maschera esplicitando il progetto coloniale e imperialista che lo accomuna al piano sionista di Israele, attraverso dichiarazioni shock senza precedenti il Presidente degli Stati Uniti parla di deportazione e pulizia etnica del popolo palestinese in mondovisione.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Fronte Popolare: Gaza non è proprietà di Trump e qualsiasi sogno di controllarla è puramente illusorio

Il destino di qualsiasi forza di occupazione statunitense non sarà diverso da quello dell’occupazione sionista.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Geopolitica e lotta di classe nella crisi di sistema

0. Si apre un tempo di incertezza, che non fa ancora epoca. Per conquistarne l’altezza, occorre rovesciare il punto di vista. E cogliere, nell’incertezza del tempo, il tempo delle opportunità. da Kamo Modena 1. «La fabbrica della guerra». Abbiamo voluto chiamare così un ciclo di incontri dedicati a guardare in faccia, da diverse angolature e […]

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Intervista esclusiva all’Accademia della Modernità Democratica e Foza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del Partito di Unione Democratica (PYD)

Abbiamo avuto l’occasione di realizzare questa intervista all’Accademia della Modernità Democratica con al suo interno un contributo (citato tra virgolette) di Forza Yusif, membro del comitato di co-presidenza del PYD..

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Repubblica Democratica del Congo: l’esportazione di coltan alla base del conflitto in Kivu

Nei giorni scorsi il movimento armato M23 ha conquistato la provincia del Kivu e la sua capitale Goma dalle forze governative congolesi, che si sono ritirate disordinatamente davanti all’avanzata di un gruppo ribelle che, sebbene combatta da 30 anni, si è presentato questa volta con armamenti moderni e massicciamente equipaggiato di tecnologia di ultima generazione.

Immagine di copertina per il post
Confluenza

L’energia non è una merce: per uscire dal fossile non serve il nucleare, per la transizione energetica bastano le rinnovabili ma senza speculazione

Scriviamo questi appunti in merito al tema dell’energia nucleare per due motivi: abbiamo di fronte a noi il rischio di un suo effettivo ritorno gestito da mani incompetenti, antidemocratiche e senza scrupoli, come dimostrano le dichiarazioni del Ministro Pichetto Fratin e il suo disegno di legge..

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Contro le guerre, per una lotta comune -Incontro con Said Bouamama

Il 18 gennaio 2025 si è tenuto un incontro pubblico al Cecchi Point – organizzato dal collettivo Ujamaa, lo Spazio Popolare Neruda e Infoaut – con Said Bouamama, sociologo e storico militante antirazzista franco-algerino.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump tra guerra e pace

Quali prospettive apre il ritorno del Tycoon alla Casa Bianca? La pace in Ucraina è più vicina oppure il 2025 sarà un nuovo anno di guerra?

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Protezionismo Usa, riarmo in Europa

In uno scenario in cui le parole d’ordine in Europa per fronteggiare la narrazione dei dazi americani in arrivo sono riarmo e energia, analizziamo alcuni aspetti dello scenario globale. La presidenza di Trump è stata inaugurata dal cessate il fuoco a Gaza, su dei termini di un accordo sostanzialmente uguale a quello rifiutato da Netanyahu […]

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Somalia, Sudan, Algeria… ed il ritorno di Trump

Da Radio Africa: prima puntata del 2025, lunedì 20 gennaio 2025, per l’approfondimento quindicinale dedicato all’Africa sulle frequenze di Radio Onda d’Urto, dentro la Cassetta degli Attrezzi. In questi 30 minuti ci occuperemo di diversi Paesi africani, da nord a sud. Partiremo dalla Somalia e da Mogadiscio (in foto) in particolare, al centro del reportage sul campo della rivista Africa, con la storia […]