Yemen, Tempesta Decisiva non ferma l’avanzata Houthi
Dopo oltre 500 morti in due settimane di scontri e bombardamenti, la situazione sembra sfuggire di mano alla guida saudita della coalizione sunnita; e l’unica tempesta decisiva (il nome dell’operazione militare contro gli houthi) sembra essere quella che ora avvolge in una fitta coltre di sabbia le capitali del golfo, tingendone il cielo di rosso.
Mentre nella provincia orientale di Hadramaut si consolida la presenza di Al-Qaeda, riuscita a liberare con un raid oltre 150 detenuti dalla prigione di Mukalla (tra cui suoi esponenti locali di primo piano), è proseguita infatti l’avanzata degli houthi dentro la roccaforte lealista di Aden. Il tutto nonostante i raid di Tempesta Decisiva, incapaci di decapitare la leadership houthi nei suoi bastioni di Saada e Sana’a, come di compromettere l’occupazione di interi quartieri dell’ex-capitale della Repubblica Popolare dello Yemen da parte delle milizie zaidite. Dopo aver raggiunto ed espugnato il palazzo presidenziale sulla sommità del distretto di Crater, queste si sono infine attestate a ridosso della zona portuale di Mualla.
Da riportare anche la battaglia informazionale su Twitter, con fonti vicine ai lealisti di Hadi che descrivevano il saccheggio da parte degli houthi del consolato generale russo (in realtà raso al suolo dagli aerei da guerra della coalizione) e lo sbarco di un contingente (poi rivelatosi una nave della marina militare cinese intenta ad evacuare espatriati di varie nazionalità presenti in Yemen, tra cui tre italiani) di truppe della coalizione a guida saudita.
La grande coalizione dispiegata dal Marocco al Pakistan appare ora come una tigre di carta: non solo gli houthi non sono stati piegati dai raid, ma i loro sostenitori iraniani escono sdoganati dallo stato di paria internazionali dai negoziati sul nucleare di Losanna. E la casa di Saud si è dovuta affrettare a prolungare in termini di mesi quello che doveva essere un intervento di poche settimane, mentre un’incursione houthi contro un presidio di frontiera ha provocato il primo morto e dieci feriti tra le coorti di re Salman.
Pur attualmente escluso da uno stato maggiore saudita finora sicuro della propria arma aerea, per incidere sui rapporti militari in campo in Yemen sembra quindi ineludibile un intervento di terra. Che ha tutte le carte in regola per trasformarsi in un pantano destabilizzante e letale, per la monarchia petrolifera di Riad e per i suoi incauti alleati.
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