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Dall’aula bunker alla Clarea: 500 No Tav verso il cantiere, la polizia carica

Un’iniziativa già annunciata nei giorni scorsi con la quale gli imputati hanno voluto denunciare il clima ormai insostenibile che da mesi accompagna le numerosissime udienze del processo che li vede coinvolti: un processo a senso unico, che continua a tenersi tra le mura dell’aula bunker del carcere delle Vallette per creare un clima da caccia alle streghe e costruire l’immagine dei No Tav come pericolosi nemici pubblici, udienze che procedono a ritmo serrato in un clima assolutamente fuorviante e criminalizzante. A tutto ciò va inoltre aggiunta una valutazione rispetto alla conduzione non imparziale dello stesso, con un collegio giudicante che non si distingue dalle procura, la quale con arroganza detta tempi e modi di questa plateale rappresentazione.

Stamane è stato quindi letto da parte degli imputati un comunicato, che ufficializzava l’abbandono dell’aula per dirigersi verso la val Clarea. Inoltre Giorgio e Lollo, sempre stamane, hanno revocato il proprio difensore di fiducia attraverso una dichiarazione che è stata letta pubblicamente, qui di seguito alcuni estratti tra cui “In questo processo la difesa viene azzerata e svilita. Le parti civili recitano parti ambigue. E contestiamo l’etichetta di pericolosi socialmente che ci hanno affibbiato. Il discorso non e’ violenza si o violenza no, ma contro cosa si resiste a cosa ci si oppone” e ancora “Con tutto il rispetto per i nostri legali – ha dichiarato – revochiamo definitivamente, salvo un reale cambiamento di atteggiamento della corte, gli avvocati che ci hanno assistiti dal nostro arresto.

Da subito i media hanno stravolto il racconto dei fatti, dandone una cronaca stizzita, enfatizzando certi momenti e non dando risalto alle reali ragioni della protesta: ad essere processato oggi è chiaramente il movimento No Tav, la sua lotta ultra-ventennale e la sua Resistenza.

Dopodiché gli imputati hanno abbandonato l’aula per raggiungere l’appuntamento al campo sportivo di Giaglione, dal quale circa 500 persone si sono diretti verso il cantiere intonando cori per la liberazione immediata di Chiara, Claudio, Mattia e Niccolò.

Una volta giunto nei pressi del ponte il corteo ha trovato una polizia molto nervosa a sbarrare il passaggio. Già nei giorni scorsi, quando il movimento aveva indetto il presidio pubblico, per mezzo stampa si era diffusa la notizia che un importante dispiego di agenti ne avrebbe impedito lo svolgimento. Dopo pochi minuti la polizia ha caricato i No Tav, che hanno però resistito a centinaia nei pressi del ponte, intonando cori e slogan.

Poco fa il corteo si è rimesso in cammino per tornare verso Giaglione.

In questa giornata il movimento ha saputo mettere in campo un’importante azione simbolica che ribadisce, dopo le manifestazioni diffuse in tutta Italia del 22 febbraio in solidarietà ai No Tav in carcere con l’accusa di terrorismo, che il movimento non si fa intimidire e prosegue con determinazione la propria lotta.

Il video della carica:

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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