Deposito Nazionale di scorie radioattive: commissariata la Sogin.
Dal Nord al Sud Italia è da mesi che si aspetta di conoscere il luogo dove la società che gestisce gli impianti nucleari nel nostro paese (la Sogin) deciderà di installare il Deposito Unico di Scorie Nucleari e, da Nord a Sud, si sono manifestate forti opposizioni a quest’opera. Una delle ragioni principali è la pretesa di mettere in sicurezza i territori e il rifiuto di pagare le conseguenze di scelte politiche che non hanno mai tenuto conto della decisionalità dei territori, come quella di costruire impianti che utilizzassero l’energia nucleare e, a seguito del referendum del 1987, quelle date dall’incapacità di organizzare la gestione degli impianti in disuso e delle scorie.
Ve lo ricordate il deposito nazionale di scorie nucleari che dovevano costruire, forse, tra gli altri possibili siti, in Sicilia? Quel sicurissimo, comodissimo e utilissimo deposito contro cui i siciliani si erano mobilitati l’anno scorso per dire no alle scorie nucleari nella nostra terra? Ve lo ricordate come, per mesi, politici, tecnici e fantomatici esperti si erano schierati a favore della costruzione di questa grande opera, che giuravano essere sicura e sostenibile?
Ecco, a più di vent’anni dalla sua creazione, e dopo essere costata finora – a chi paga le bollette – 4 miliardi di euro, la Sogin – la Società Gestione Impianti Nucleari – si avvia al commissariamento da parte del Ministro della Transizione ecologica. Quella di Sogin è una storia di tempo e denaro perso per mettere in sicurezza, senza riuscirci, i rifiuti nucleari italiani. Un compito affidatogli dopo che nel 1987 un referendum popolare aveva deciso l’abbandono dell’energia nucleare.
Nel 1999 la Sogin viene istituita con il compito di smontare le centrali entro il 2019. I costi previsti per l’operazione dovevano ammontare a 3,7 miliardi di euro. Ad oggi, meno di un terzo dei lavori è stato effettuato. La spesa è stata progressivamente aumentata fino ai 7,9 miliardi, mentre i lavori non hanno ancora sfiorato alcun reattore. Dei 4 miliardi finora pagati dai cittadini, più della metà sono serviti a coprire gli stipendi del personale e dei dirigenti; auto di alta gamma, benefit e bonus compresi.
L’ultima perquisizione durante le feste natalizie ha messo nel mirino i manager che si occupano del deposito nazionale dei rifiuti nucleari. Proprio l’identificazione del luogo in cui costruire il deposito nazionale per le scorie nucleari sarebbe risultata sospetta; così sono scattate le perquisizioni della Guardia di finanza nella sede dell’azienda.
Del potenziale danno che il deposito avrebbe prodotto sul territorio ne abbiamo già ampiamente parlato l’anno passato. Alla lunga lista delle ragioni contro il progetto, adesso si aggiunge un altro tassello.
Un progetto già di per sé estremamente pericoloso veniva messo nelle mani di una società che, negli anni, non ha fatto altro che mangiarsi i soldi dei contribuenti. Ecco chi decide sulle sorti della nostra terra e delle nostre vite.
Da: Ecologia Politica – Palermo
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