Eni va fermata: comunicato della conferenza stampa di Rise Up 4 Climate Justice
La perquisizione con mezzi blindati avvenuta lo scorso martedì al Centro Sociale Rivolta di Porto Marghera si è palesata come un chiaro attacco ai movimenti climatici. In particolare viene attaccato Rise Up 4 Climate Justice, spazio politico costituitosi all’interno dell’esperienza del Venice Climate Camp e del Climate Meeting dello scorso settembre.
Il sanzionamento della raffineria ENI a Porto Marghera, avvenuto in quei giorni, ha visto infatti la partecipazione di attivisti e attiviste provenienti da tutta Italia e diverse parti d’Europa.
L’attacco repressivo subito dal Centro Sociale Rivolta è un dunque un tentativo di frenare chi quotidianamente rivendica giustizia climatica, denunciando quel sistema estrattivista, predatorio e neocolonialista di cui Eni è l’esempio più calzante.
Mentre ENI viene inquisita per una tangente da un miliardo di dollari pagata al governo nigeriano e continua impunemente a inquinare e devastare territori sparsi per tutto il mondo, l’apparato statale impiega le sue forze nel perseguire gli attivisti climatici.
La repressione, gli straordinari numeri di forze dell’ordine mobilitate per l’operazione sono la risposta di un sistema che, a braccetto con le multinazionali della devastazione, si sente attaccato e messo alle strette da centinaia di attivisti e attiviste che lottano, si organizzano e si mobilitano per il futuro della vita su questo pianeta.
Vengono spesi migliaia di euro per intimidazioni di questa portata, mentre siamo nel pieno della seconda ondata di Covid-19. A distanza di mesi dall’inizio della pandemia non sono state prese misure per implementare trasporti, sanità, istruzione e welfare, perché si è scelto di far ricadere tutto sulle responsabilità individuali. Proprio in questi giorni si profilano nuove forme delle limitazioni delle libertà, mentre migliaia di persone che hanno difficoltà ad arrivare a fine mese rimangono lasciate a loro stesse.
Le rivolte di ieri sera a Napoli dimostrano che questa gestione della crisi sanitaria ed economica non regge più.
Crediamo sia fondamentale denunciare tutto questo, rispettando le misure di cura collettiva necessarie, e lo facciamo sotto la sede di Eni a Metanopoli, a Milano, nel cuore della regione dove è più evidente la scelta politica di salvaguardare l’economia a discapito della vita di migliaia di persone.
La conferenza stampa di oggi, alla quale stanno partecipando tutte le realtà che nei giorni scorso si sono prontamente mobilitate in solidarietà al Rivolta, vuole innanzitutto dimostrare che la lotta climatica non si ferma ed è più determinata che mai.
Oggi lanciamo pubblicamente UN’ASSEMBLEA GENERALE DI RISE UP, che si terrà ONLINE GIOVEDÌ 5 NOVEMBRE.
Annunciamo anche che saremo di nuovo qui a Metanopoli il prossimo maggio, per bloccare l’Assemblea degli azionisti di Eni.
Infine, cogliamo questa occasione per sostenere la mobilitazione contro la devastazione delle Alpi Apuane, altro scempio dell’estrattivismo italiano, che si sta tenendo in queste ore.
L’intimidazione subita non ci fermerà. Il capitalismo va fermato ora, è tempo di rivoluzione.
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