Il caldo settembre preoccupa la lobby SìTav
Non contento dei fischi ricevuti a Bussoleno la scorsa settimana, il molto poco onorevole PD-ino piemontese Esposito rilancia una proposta ormai giunta a noia: aumentare la repressione e la militarizzazione della Val di susa e dell’irriducibile movimento No Tav utilizzando come fondo cassa i soldi promessi come “compensazioni” (peraltro sempre rispedite al mittente) ai Comuni della Valle come contro-partita per la realizzazione dell’opera.
Su Facebook fioccano nelle ultime ore centinaia di post e commenti sulle proposte dell’aspirante sceriffo, genialate peraltro sostenute da una fetta considerevole degli esponenti dell’alta gerarchia demokratika piemontese. Sempre più partito delle forze dell’ordine e delle loro esigenze, il PD utilizza le dichiarazioni dei rappresentanti sindacali della Polizia per chiedere a gran voce al governo centrale la denominazione del non-cantiere come “area di interesse strategico”, vera e propria mutazione giuridica del territorio conteso, tale da renderlo passibile di altre norme di ingaggio – come se in Valle non si vivesse già da mesi sotto un regime di emergenza – delle forze preposte alla difesa del non-cantiere.
Non contenti, sbirraglia e Partito Democratico – ormai crogiolati in fatale abbraccio – lamentano la scarsa disponibilità di uomini, mezzi e armi per lo svolgimento del proprio sporco lavoro. Guardando all’Europa di Polizia, chiedono di essere anch’essiequipaggiati di armi speciali quali i proiettili di gomma, cannoncini spara-reti per fermare le persone e il flashbang, famigerato dispositivo che stordisce con la luce e un forte rumore.
Braccio armato da accompagnare ad un uso più disinvolto e punitivo della Magistratura (Caselli docet) con l’auspicio di più generose pene detentive da comminare agli instancabili militanti del movimento notav.
A fare da contorno a questi deliri di fine estate, tutto il peggio del giornalismo locale, con in prima fila gli editoriali e gli articoli di Torino Cronaca – giornalaccio razzzista a tinte forti – che istituisce paragoni allarmistici tra l’agosto valligiano e i riots londinesi, lamentando la mancanza alle nostre latitudini di una classe politica capace di pugno di ferro con aplomb britannico. Nostalgie tatcheriane di casa nostra.
Tra le righe delle dichiarazioni sbirresche, si nota anche la lamentela psicologico-esistenziale dei “tutori dell’ordine” per la mancata affabilità che il movimento notav (anche nelle sue componenti più popolari e valligiane) mostra nei loro confronti. Cosa pretendono costoro? Di ricevere fiorellini in cambio della loro occupazione manu militari condita di lacrimogeni al cs…?
In realtà le dichiarazioni dell’Esposito e della sua combriccola testimoniano una volta di più delle difficoltà in cui si trova l’agguerritissima lobby del Tav, aggressiva a parole e nei fatti ma sempre più consapevole del rischio concreto di una non-sostenibilità dell’opera per il levitare dei costi “di sicurezza” previsti per la difesa del non-cantiere. Intanto, le pressioni sindacati dei Vigili del Fuoco ottengono di venir ritirati dai territori sotto occupazione militare e le cifre del costo effettivo del mantenimento di un così fitto stanziamento di truppe iniziano a essere rese note: si parla di circa 90.000 euro al giorno. E i soldi iniziano a scarseggiare. Si vocifera che le lavoranti addette alle pulizie delle stanze dei poliziotti alloggiati a Bardonecchia siano state licenziate per mancanza di soldi…
A sarà dura!
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