Incoraggiare l’estrazione distruttiva
Una coalizione di oltre 180 organizzazioni e di accademici di 36 paesi chiede all’Unione Europea di abbandonare i suoi piani per il rilancio dell’ espansione dell’attività mineraria nell’ambito dei piani Green Deal e Green Recovery della UE (un tema già affrontato qui, sulle pagine di Ecor.Network).
Quello che segue è il testo della dichiarazione collettiva, disponibile anche in inglese, spagnolo, francese, tedesco, svedese e greco.
Ringraziamo Salviamo la Foresta per la segnalazione.
Da ECOR Network
La società civile della UE denuncia i piani sulle materie prime nel Green Deal europeo.
Nel 2019 la Commissione Europea ha pubblicato il suo Green Deal europeo, un piano d’azione che contiene le politiche e le iniziative in materia di clima e ambiente da attuare nei prossimi anni.
Nonostante le lodevoli intenzioni, questi piani si basano sull’idea dannosa ed incoerente di “crescita verde [1]” e prevedono un consumo abituale di energia e materie prime nella UE. In particolare, secondo l’attuale approccio, i piani del Green Deal europeo porteranno a un drammatico aumento della domanda di minerali e metalli che la Commissione Europea prevede di soddisfare attraverso un gran numero di nuovi progetti di estrazione mineraria, sia all’interno che all’esterno dell’Unione Europea.
Questa dipendenza pianificata dall’estrazione mineraria per dare avvio al Green Deal rappresenta una grande preoccupazione per la società civile di tutto il mondo. Le aziende minerarie sono responsabili di enormi danni umani ed ecologici in tutti i continenti. Il settore è responsabile di svariate violazioni dei diritti umani [2], conflitti interni e tra le comunità colpite [3], sfruttamento del lavoro ed aumento delle disuguaglianze socioeconomiche.
È anche un contributo significativo al cambiamento climatico, alla perdita di biodiversità globale e allo stress idrico [4].
La crescente domanda di materie prime e i piani della UE per soddisfarla attraverso nuovi progetti minerari contribuiranno ad aggravare tutti questi problemi.
Le comunità colpite dall’attività mineraria in Europa ed i loro alleati della società civile si oppongono alla continua espansione dell’industria mineraria e mettono in discussione la narrativa dominante sulla crescita illimitata e le politiche che la sostengono.
Questa dichiarazione offre un’analisi della società civile riguardo gli attuali piani della UE e suggerisce come la UE può affrontare le questioni sistemiche che sono alla base dell’estrattivismo incontrastato per cambiare rotta verso un futuro più giusto e sostenibile.
Queste raccomandazioni includono la necessità cruciale per la UE e gli Stati membri di sancire nella legge il diritto delle comunità al consenso libero, preventivo e informato, compreso il diritto a dissentire, così come di mettere in atto misure urgenti per ottenere riduzioni assolute della domanda – e del consumo – di materie prime.
Il sovra consumo aumenta la domanda di metalli e minerali
Partendo dal sistema che sostiene il “business as usual” (cioè nel sistema economico in vigore basato sulla crescita senza limiti), si prevede che la domanda globale totale di materiali, compresa l’energia [5] , sarà più che raddoppiata entro il 2060 [6].
La UE consuma già più della sua quota globale di queste risorse [7], il che ha un impatto sproporzionato sulle persone, soprattutto nei paesi esportatori, e sul pianeta che condividiamo. Inoltre, i presunti benefici di questo sovra consumo sono distribuiti in modo iniquo e il loro valore è discutibile. Gli studi effettuati continuano a dimostrare che la ricchezza materiale non porta ad un corrispondente aumento della felicità, del benessere o della salute [8].
I metalli e i minerali metallici sono usati insieme ad altri materiali nei prodotti e servizi di tutti i giorni, dai computer portatili e i telefoni alle case e alle automobili, alle turbine eoliche e alle luci, alle tecnologie militari ed aerospaziali. Negli ultimi decenni, l’estrazione globale di metalli [9]è più che triplicata e, secondo l’International Resource Panel [10] , dovrebbe continuare ad aumentare.
La crescente domanda è dovuta, in parte, alla “transizione ecologica”.
Questo è particolarmente vero per i minerali e i metalli come il litio, che sono necessari per le energie rinnovabili e le infrastrutture di elettrificazione, comprese le batterie per le auto elettriche [11].
Tuttavia, la UE e gli stati membri si basano sul fatto che alcuni minerali e metalli sono usati in tecnologie di energia rinnovabile per “rendere verde” l’industria mineraria dei metalli nel suo complesso.
Associano l’aumento della domanda di miniere all’azione sul cambiamento climatico e al progresso sociale.
In realtà, però, le tecnologie delle energie rinnovabili rappresentano solo una frazione degli aumenti previsti della domanda di minerali e metalli [12]. Il (sovra) diffuso in tutti i settori, fomentato da un’economia in costante crescita, dalla crescente urbanizzazione e digitalizzazione, sono i principali motori della domanda di metalli e minerali [13].
La ricerca alla base dei piani e delle politiche della UE in materia di metalli e minerali presuppone che il nostro consumo globale continuerà a crescere [14].
Conflitti in vista per l’uso della terra e dell’acqua
In tutta Europa, le comunità in prima linea nei progetti minerari sostengono che la UE e gli stati membri non stanno rispettando le disposizioni dei regolamenti ambientali esistenti, che sono stati messi in atto per proteggere la natura e il diritto dei cittadini europei ad un ambiente sano.
Particolarmente preoccupante è la violazione reale e presunta delle leggi della UE sull’acqua e la biodiversità, tra le altre.[15:; 16; 17]
Inoltre, le comunità sono sempre più preoccupate per le modalità in cui l’estrazione mineraria minaccia le “nuove frontiere” dell’estrazione di minerali e metalli, come il mare profondo, i siti di conservazione e le aree rurali, che giocano un ruolo vitale nel sostentamento di comunità realmente sostenibili.
Le moderne operazioni di estrazione mineraria producono un’enorme impronta spaziale, creando conflitti con la protezione della biodiversità e altri usi del territorio. Con la progressiva diminuzione dei vincoli di legge per l’estrazione di molti minerali e metalli, si prevede che queste operazioni siano destinate ad aumentare.[18; 19]
La perdita di habitat a causa dell’attuale estrazione mineraria legata ai metalli e ai minerali è un problema rilevante. Uno studio a livello globale che analizza le sovrapposizioni spaziali tra le aree minerarie e i siti di conservazione della biodiversità mostra che le aree minerarie (l’82% delle quali riguarda metalli e minerali richiesti dalle infrastrutture per l’energia rinnovabile) si sovrappongono per l’8% con aree protette, per il 7% con aree di importanza chiave per la biodiversità e per il 16% con la restante natura selvaggia.[20]
Anche di fronte alla diffusa espansione dell’attività mineraria in Europa, la UE e gli Stati membri non riescono a proteggere i siti Natura 2000 e Ramsar, che beneficiano dello stato di protezione con l’intenzione di preservare la natura [21] . Infatti, nonostante le direttive europee sulla natura, l’81% degli habitat e il 63% delle specie per le quali queste leggi sono state progettate, si trovano ancora uno stato di conservazione “sfavorevole”, secondo l’Agenzia europea dell’ambiente [22].
L’estrazione mineraria nelle aree rurali europee minaccerà anche altri usi e attività sostenibili della terra, come l’agricoltura e la pesca su piccola scala e l’ecoturismo [23]. I mezzi di sussistenza a basso impatto di molte comunità rurali all’interno della UE sono parte della soluzione alla crisi ecologica e climatica che stiamo affrontando e devono essere preservati e promossi.
Coercizione: ingegneria dell'”accettazione sociale” dell’estrazione mineraria
La UE e gli Stati membri si stanno rifacendo al concetto della “Licenza Sociale per Operare” (SLO) coniato dall’industria per facilitare l’estrazione e per diminuire il coinvolgimento e le eventuali proteste della comunità. La UE usa il denaro dei contribuenti per finanziare progetti, come il progetto Mining and Metallurgical Regions of the EU (MIREU), che integrano e promuovono il concetto di “Licenza Sociale per Operare”. [24]
Il concetto di SLO è stato ampiamente criticato dalla società civile in Europa in quanto figurativo, non vincolante e privo di un processo chiaro e trasparente nella sua formulazione.
A parte l’utilità dello SLO nell’ingegneria sociale del consenso all’estrazione [25], è difficile capire perché un nuovo concetto così debole sia necessario quando ci sono già strumenti più consistenti e sviluppati democraticamente come il consenso libero, previo ed informato, incluso il diritto al dissenso.
Il concetto di SLO rappresenta il protrarsi di atteggiamenti sprezzanti e disinformati sulla resistenza delle comunità nei confronti di progetti minerari indesiderati o controversi.
Oggi, quando le reazioni o le obiezioni delle comunità non sono conformi all’agenda pro-mineraria dominante, la protesta dei cittadini è spesso etichettata e liquidata come un atteggiamento di rifiuto acritico riassumibile in uno slogan riduttivo: “Non nel mio giardino”(“Not in my backyard” – NIMBY). Oltre ad essere privo di fondamento, in molti casi, questo discorso riduttivo rafforza un’asimmetria di potere già inaccettabile tra le compagnie minerarie e le popolazioni locali.
Inoltre, contribuisce a creare un pregiudizio a favore dell’industria in quelli che dovrebbero essere processi di consultazione neutrali ed obiettivi.
A meno che il concetto di SLO non venga abbandonato e vengano adottati meccanismi di consultazione più strutturati e più equi, la UE rischia di incoraggiare i conflitti minerari, minando i diritti dei cittadini a richiedere informazioni e processi di consultazione equi secondo la Convenzione di Aarhus, e violando il loro diritto di rifiutare i progetti senza pregiudizi.
Corruzione, mancanza di trasparenza e violazioni dei diritti umani
Nei paesi del Sud globale, è risaputo che le comunità in prima linea riferiscano che i processi locali non possano contare su una buona governance (chi decide che cosa); che c’è stata una scarsa o nessuna condivisione trasparente dei dati da parte delle istituzioni pubbliche e delle compagnie minerarie; e che le compagnie non rivelano i loro interessi ai cittadini nelle fasi di ricerca, sviluppo e prospezione del processo di estrazione mineraria. Secondo le testimonianze delle comunità, le ricerche [26] e le presentazioni sia alla Convenzione di Aarhus che alla Commissione per le petizioni del Parlamento europeo, molti di questi abusi vengono replicati anche in Europa.
Gli standard dell’industria rimangono in gran parte volontari e si basano sull’autoregolamentazione aziendale. Mentre l’introduzione di una legge europea obbligatoria sulla “due diligence” in materia di ambiente e diritti umani sarà un passo assai gradito, ma comunque non sufficiente a trasformare un settore industriale che è classificato ormai come il più letale del mondo per coloro che vi si oppongono e per la sicurezza dei suoi lavoratori [27].
I segnali non sono promettenti per un boom minerario europeo. Il mantra, ripetuto spesso, che afferma che le pratiche minerarie all’interno dell’Europa saranno migliori di quelle al di fuori dell’Europa non può basarsi semplicemente su una convinzione di superiorità europea.
Deve dipendere da leggi pienamente applicate, da regolamenti rigorosi e da una cittadinanza consapevole.
Sussidi pubblici e partnership industriali
Le compagnie minerarie e i loro azionisti beneficiano dei sussidi pubblici della UE che vengono incanalati in progetti di ricerca di dubbia utilità pubblica [28], così come dei partenariati UE [29] guidati dall’industria che destabilizzano il ruolo della società civile nei processi decisionali.
In alcune giurisdizioni, la speculazione finanziaria nel settore è diffusa, come dimostra una recente ricerca condotta in Spagna [30]. Il denaro della UE viene destinato a progetti minerari o correlati all’attività mineraria [31] spesso senza la supervisione del loro impatto ambientale o la verifica dei permessi ambientali per implementare le attività.
Questa situazione è stata denunciata in diversi casi emblematici [32] .
In un altro esempio di conflitto tra l’attività mineraria e gli impegni della politica non estrattiva della UE, l’attività mineraria sta attirando il denaro pubblico, assegnato attraverso le risorse del Fondo europeo per lo sviluppo regionale, Interreg e NextGenerationEU – a spese dello sviluppo rurale, dei beni pubblici e degli sforzi di mitigazione del cambiamento climatico.
Nonostante l’investimento di fondi pubblici in progetti minerari e progetti ad essi correlati, le iniziative della Commissione europea sulle materie prime sono in gran parte fuori dalla portata dei cittadini. Questo ambito è invece dominato da alleanze guidate dall’industria e da gruppi di azionisti. L’Alleanza europea delle materie prime, fondata di recente, offre un caso di studio emblematico.
Le riunioni per discutere la creazione e gli obiettivi di questo gruppo si sono tenute solo con i rappresentanti dell’industria, escludendo di fatto altre voci [33].
Dare all’industria le redini, o in ogni caso una voce privilegiata, nella propria regolamentazione minaccia un reale processo decisionale di interesse pubblico e produce risultati influenzabili, calcolati e/o sbilanciati a favore degli interessi finanziari delle aziende invitate al tavolo delle contrattazioni.
Impatti globali: commercio, rifiuti e sicurezza
L’Europa non soddisferà il suo appetito per i metalli, ora o in futuro, rifornendosi all’interno dei suoi confini. Attualmente, quasi il 40% dei minerali metallici sono importati [34] e per diversi metalli c’è una dipendenza esterna del 100% [35].
Nonostante la giustificazione dell’aumento dell’estrazione interna all’UE sulla base del fatto che ridurrà l’estrazione nelle nazioni meno regolamentate del Sud del mondo, la strategia delle materie prime della UE è fortemente incentrata sull’assicurarsi la fornitura di minerali e metalli da “altri paesi”. La UE mira ad assicurarsi questo approvvigionamento attraverso una liberalizzazione aggressiva delle relazioni commerciali, come evidenziato dai capitoli sulle materie prime negli accordi commerciali della UE e dalla cosiddetta “diplomazia delle materie prime”. [36]
Questo è molto preoccupante.
La domanda della UE di minerali e metalli dall’estero porta a conflitti sociali, uccisioni di difensori dell’ambiente e dei diritti umani, distruzione ambientale ed emissioni di carbonio in tutto il mondo. L’attuale politica commerciale della UE ha come unico obiettivo la liberalizzazione del settore delle materie prime senza riguardo per i diritti umani, l’ambiente e la sovranità dei paesi del Sud globale, intrappolando queste nazioni in un ciclo di estrattivismo e dipendenza cronica [37; 38; 39].
La politica della UE non tiene conto dello scambio ecologico iniquo – per non parlare del saccheggio storico – con il Sud globale da parte delle nazioni europee, che corrisponde ad un furto di notevoli proporzioni della ricchezza delle generazioni passate, presenti e future [40].
Concentrando la sua attenzione nel garantire la fornitura di nuovi progetti minerari all’interno ed oltre i confini europei, la UE mostra una carente preoccupazione politica per il terzo pilastro della sua stessa strategia sulle materie prime, incentrata sulla circolarità, e per i milioni di tonnellate di rifiuti elettronici generati che vengono smaltiti in Europa o inviati ogni anno nel Sud del mondo per essere riciclati – mediente processi dannosi – e successivamente riacquistati [41]. Lo smaltimento illegale di rifiuti elettronici esiste anche tra gli Stati membri [42].
L’immensa quantità di rifiuti elettronici generati in Europa permette il recupero di oro, argento, platino, palladio e rame, tra altri metalli e minerali, dal flusso dei rifiuti. Tuttavia, solo 18 metalli hanno tassi di riciclaggio superiori al 50% e per molti minerali critici, come il litio e le terre rare, i tassi di riciclaggio sono inferiori al 10% [43; 44].
L’aumento del riciclaggio non è un “asso piglia tutto” e la riduzione assoluta del consumo è una priorità, ma è chiaro che l’aumento del riciclaggio attraverso, per esempio, l’estrazione mineraria urbana [45], dovrebbe essere una priorità più alta rispetto all’ attuale.
Eredità tossica: rifiuti minerari
Poiché i livelli del minerale continuano a diminuire, il volume dei rifiuti generati dalle miniere, per ogni unità di minerale prodotto, continuerà ad aumentare. L’apertura di nuove miniere in Europa non farà che esacerbare i problemi causati dai rifiuti delle miniere, con più sterili generati e immagazzinati in dighe più grandi e spesso più pericolose.[46]
Affidarsi all’industria per risolvere i problemi della gestione degli sterili e dei cedimenti delle dighe non ha funzionato.Secondo molti scienziati ed esperti, la Global Tailings Review, che mira a stabilire uno standard internazionale per la gestione dei rifiuti delle miniere, non è abbastanza lungimirante [47] e non affronta adeguatamente i problemi di qualità dell’acqua, mentre le comunità che vivono vicino alle miniere sono spesso colpite dalla contaminazione delle fonti idriche.
L’Europa, nonostante la sua reputazione di contare su una giurisdizione ben regolamentata, ha sperimentato numerosi e gravi incidenti legati ai bacini di decantazione degli sterili e ai rifiuti di miniera negli ultimi anni, tra cui a Talvivaara (Finlandia), Rio Tinto (Spagna), Aznacollar (Spagna) e Baia Mare (Romania/Ungheria). Infatti, ancora nel 2007, l’Europa rischiava di essere la regione con il secondo più alto numero di incidenti nei bacini di decantazione degli sterili nel mondo.[48]
Lungi dall’essere un referente mondiale, l’attuale legislazione UE sui rifiuti minerari è carente sotto diversi aspetti. Per esempio, gli Stati membri della UE non hanno una banca dati condivisa che tenga conto degli sterili delle miniere e delle concentrazioni di contenuto degli sterili stessi. Questo rende difficile implementare soluzioni di economia circolare per ripulire e rivalutare gli sterili. Ciò significa che, tipicamente, una volta che le operazioni minerarie sono completate, i rifiuti e i bacini di decantazione degli sterili diventano spesso una responsabilità degli stati membri e dei cittadini. È spesso necessario occuparsi dei vecchi siti minerari in perpetuo per gestire la minaccia di impatti a lungo termine, compresi i cedimenti critici delle dighe e il drenaggio acido delle miniere.[49]
Anche il problema dei rifiuti minerari della UE è spesso esternalizzato. La legislazione sui rifiuti nella UE e a livello internazionale richiede che i rifiuti vengano ridotti dalle fonti che li generano e che i rifiuti pericolosi vengano smaltiti nello Stato o nella nazione in cui sono stati generati. Queste regole basilari di gestione dei rifiuti sono abitualmente ignorate dalle compagnie minerarie che vendono o trasportano concentrati di metallo e sterili. I concentrati e gli sterili di metallo sono di solito tossici e, invece di essere trattati secondo i requisiti di trattamento dei rifiuti nel paese di origine, vengono esportati e scaricati altrove, di solito – ma non sempre – in paesi con una legislazione ambientale più debole [50; 51] o in mare.[52]
(1. Continua)
Note:
[1]Concetto basato sull’idea che possiamo continuare a far crescere le nostre economie senza limiti e alla fine disaccoppiare la crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) dall’uso di energia e materiali, il che significa che il PIL continuerà a crescere e il consumo diminuirà. In realtà, questo si sta rivelando sempre più un obiettivo impossibile, un fatto riconosciuto anche dall’Agenzia Europea dell’Ambiente
https://www.eea.europa.eu/downloads/beed0c89209641548564b046abcaf43e/1610379758/growth-without- economic-growth.pdf
[2]https://www.globalwitness.org/en/campaigns/environmental-activists/
[3]Consultare L’Atlante della giustizia ambientale. https://ejatlas.org/
[4]https://www.resourcepanel.org/reports/global-resources-outlook
[5 ]La domanda di materiali si compone di biomassa, combustibili fossili, metalli e minerali non metallici
[6]https://www.resourcepanel.org/reports/global-resources-outlook I
[7]Ibid.
[8]https://iopscience.iop.org/article/10.1088/1748-9326/ab7461/pdf
[9]Questo non include la roccia di scarto estratta – solo i minerali metallici.
[10]https://www.resourcepanel.org/reports/global-resources-outlook
[11]https://ec.europa.eu/docsroom/documents/42881
[12]https://www.earthworks.org/media-releases/report-clean-energy-must-not-rely-on-dirty-mining/
[13]Per esempio, viene segnalato in: https://londonminingnetwork.org/wp-content/uploads/2019/09/Post-Extractivist-Transition-report-2MB.pdf e https://www.resourcepanel.org/reports/global-resources-outlook https://waronwant.org/resources/a-material-transition
[14]https://ec.europa.eu/docsroom/documents/42881
[15]https://www.irishnews.com/news/northernirelandnews/2019/11/06/news/department-decides-not-to-defend-legal-action-over-waterscarico- consenso-al-sito-miniera d’oro-in-co-tyrone-1757404/
[16]https://spark.adobe.com/page/EEhhVoVvXdpjZ/
[17]http://www.mwen.info/docs/10.1007_s10230-005-0081-3.pdf
[20]https://www.nature.com/articles/s41467-020-17928-5
[21]Allo stato attuale, i siti Natura 2000 non si intendono come “zone libere da sviluppo” e i nuovi sviluppi estrattivi non sono automaticamente esclusi. Consultare: https://ec.europa.eu/environment/nature/info/pubs/docs/opuscoli/neei/it.pdf
[22]https://www.eea.europa.eu/highlights/latest-evaluation-shows-europes-nature
[23]https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0016718520302050
[24]https://www.miningwatch.pt/assets/pdf/Joint%20statement%20H2020%20MIREU%20en_GB%20blackened.pdf
[26]https://nominaspeninsulaiberica.eu/declaracion/
[27]https://www.globalwitness.org/en/press-releases/global-witness-records-the-highest-numberof-land-and-environmental-activists- assassinato in un anno con il legame con l’accelerazione del cambiamento climatico di crescente preoccupazione/
[28]http://www.envjustice.org/2020/09/mireu-backfires/
[29]Per esempio: https://erma.eu/
[31]https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/ip_19_6705
[32]Esempi di finanziamenti UE per progetti minerari che non sono stati sottoposti a una valutazione di impatto ambientale includono la miniera di tungsteno di San Finx in Spagna (finanziamento EIT Raw Materials di Horizon 2020), il progetto di estrazione del litio di Cáceres in Spagna (finanziamento EIT InnoEnergy), e il progetto di estrazione di nichel-cobalto di Hautalampi in Finlandia (fondi FESR e Interreg).
[33]https://eitrawmaterials.eu/about-us/partners/; https://www.eba250.com/about-eba250/network/ https://friendsoftheearth.eu/wp- content/uploads/2021/05/The-EUs-Industrial-Alliances.pdf
[34]Quadro di valutazione delle materie prime dell’UE, 2020 (di prossima pubblicazione)
[35]https://ec.europa.eu/docsroom/documents/42882
[36]https://ec.europa.eu/growth/sectors/raw-materials/specific-interest/international-aspects_en
[38]https://www.politico.eu/article/europes-hunger-for-lithium-sparks-tensions-with-chile/
[39]https://ec.europa.eu/commission/presscorner/detail/en/IP_21_105
[40]https://core.ac.uk/download/pdf/207057603.pdf
[41]http://wiki.ban.org/images/f/f4/Holes_in_the_Circular_Economy-_WEEE_Leakage_from_Europe.pdf
[42]https://sverigesradio.se/artikel/7557095
[43]https://www.foeeurope.org/sites/default/files/news/foee_report_-_less_is_more.pdf
[44]https://www.resourcepanel.org/reports/metal-recycling
[45]http://journals.pan.pl/dlibra/publication/121561/edition/105936/
[48]http://dx.doi.org/10.1016/j.jhazmat.2007.07.050
[49]Sono esemplari i casi di Aznalcóllar (1998), Baia Mare y Borşa (2000), Aitik (2000), Sasa (2003), Malvési (2004), Ajka (2010), Talvivaara (2012), Monte Neme (2014) e Cobre Las Cruces (2019)
[50]https://www.sciencedirect.com/science/article/pii/S0025326X15003422
[51]https://bankwatch.org/blog/exporting-toxic-pollution-from-europe-to-namibia
[52]https://news.mongabay.com/2018/06/citigroup-limits-financing-for-mines-that-dump-tailings-at-sea/
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