Le reti anti-minerarie supportano i movimenti di difesa della terra in America Centrale
In Guatemala e Honduras, le reti regionali anti-minerarie sono diventate attori chiave nelle lotte per combattere l’estrattivismo e la criminalizzazione degli attivisti.
di Giada Ferrucci e Pedro Cabezas
Traduzione di Ecor.Network
Il 18 settembre 2022 ad Asunción Mita, una città guatemalteca vicino al confine con El Salvador, i residenti si sono messi in fila per votare in un referendum sull’estrazione mineraria nel loro territorio. In risposta alla domanda “Sei d’accordo con l’installazione e il funzionamento di progetti di estrazione di metalli in qualsiasi modalità che abbia un impatto sulle risorse naturali e sull’ambiente nel comune?“, l’89% ha votato “no”.
La formulazione della votazione rifletteva il diritto del comune di salvaguardare i territori all’interno della sua giurisdizione. Tuttavia, la gioia di questa vittoria è stata di breve durata.
Il giorno dopo la consultazione, la compagnia mineraria Bluestone Resources, il Ministero guatemalteco dell’Energia e delle Miniere e i gruppi industriali hanno contestato la legalità del referendum.
Anche due ingiunzioni provvisorie presentate da Mita Avanza, l’associazione pro-mineraria della città, e dalla controllata guatemalteca di Bluestone Resources, Elevar Resources, hanno contestato il processo di consultazione.
Ancora una volta, la sovranità delle comunità colpite dalle miniere e il loro diritto alla consultazione sono stati ignorati e gli interessi privati si sono mossi per criminalizzare gli sforzi organizzativi di base, in prima linea nella resistenza anti-mineraria. Questa è la realtà affrontata dai movimenti di difesa del territorio e dai difensori dell’ambiente in America centrale, una realtà aggravata dall’eredità della pandemia.
In America Centrale, nel vero stile del capitalismo dei disastri, la pandemia ha offerto alle compagnie minerarie l’opportunità di consolidare un modello economico di sfruttamento, mentre le comunità contrarie all’estrazione mineraria hanno affrontato l’erosione dei diritti democratici e l’aumento della violenza di Stato.
Secondo Juan López, membro del Comitato municipale per la difesa dei beni comuni e pubblici di Tocoa – una rete di gruppi locali dedicati alla difesa della terra e dell’ambiente nel nord dell’Honduras – “durante il Covid-19, i difensori dell’ambiente sono stati incarcerati, siamo stati chiusi nelle nostre case, mentre le compagnie minerarie continuavano a lavorare e a trarre profitto dalla pandemia“.
I paesi dell’America centrale, tra cui Guatemala e Honduras, hanno uno scarso rispetto dei diritti umani quando si tratta di estrazione mineraria, e numerosi difensori ambientali che si oppongono all’industria sono stati arrestati o uccisi.
Nell’ultimo decennio, almeno 1.733 persone sono state uccise nel tentativo di proteggere le loro terre e l’ambiente in tutto il mondo. Secondo un rapporto di Global Witness del 2022, più della metà di questi attacchi si è verificata in America Latina.
Estrattivismo e resistenza in America Centrale
Durante gli anni ‘80 e ‘90, la Banca Mondiale ha iniziato a promuovere l’estrazione mineraria come percorso per lo sviluppo e come soluzione alla povertà estrema ed agli impatti devastanti dei conflitti armati.
La firma degli accordi di pace in America Centrale nel 1990 ha portato speranza per una transizione pacifica verso la democrazia. Ma le giovani democrazie hanno cominciato a sgretolarsi nei primi anni 2000 sotto il peso delle riforme economiche neoliberiste imposte da istituzioni finanziarie internazionali come la Banca Mondiale.
Le politiche di aggiustamento strutturale hanno cercato di facilitare la privatizzazione delle industrie e dei servizi statali, seguita dall’apertura dell’economia agli investimenti stranieri nei settori delle comunicazioni, delle banche e della produzione. Sempre più spesso queste politiche includono anche la concessione di grandi estensioni di territorio per l’estrazione di materie prime e per la generazione di energia, e la monopolizzazione delle materie prime agricole per i mercati globali.
Le comunità colpite dai progetti minerari si stanno organizzando in opposizione al modello estrattivo mentre subiscono i suoi gravi impatti socio-ambientali.
L’estrazione mineraria è un’industria ad alta intensità idrica. L’acqua viene utilizzata nella lavorazione del minerale e nella soppressione della polvere, portando sia alla scarsità d’acqua che alla contaminazione dell’acqua.
L’estrazione mineraria influisce sull’accesso delle comunità locali all’acqua per il consumo, l’irrigazione e l’allevamento del bestiame.
“Le compagnie minerarie sono i motori visibili dell’estrattivismo“, dice Pedro Landa, un attivista honduregno della rete Iglesias y Minería, uno spazio ecumenico di comunità cristiane, gruppi pastorali e laici che cercano di rispondere agli impatti dannosi dell’estrazione mineraria. “Ma dietro di loro, ci sono governi che le sostengono nella nostra regione, che spingono per un’agenda neoliberista senza curarsi del nostro ambiente“.
Quando i movimenti anti-minerari hanno guadagnato il sostegno popolare nella regione, hanno formato alleanze strategiche nazionali e regionali per ottenere importanti vittorie nella regolamentazione e persino nel fermare l’installazione di progetti minerari.
In Guatemala tre progetti minerari su larga scala sono stati sospesi dopo che le sentenze della Corte Costituzionale hanno stabilito che erano stati installati senza un’adeguata consultazione ed il consenso da parte delle comunità indigene locali. Nel 2017 l’assemblea legislativa di El Salvador ha emanato uno storico divieto nazionale per tutte le estrazioni di metalli, dopo una lotta di 12 anni in cui almeno sette attivisti minerari sono stati assassinati.
La compagnia mineraria Pacific Rim, in seguito di proprietà di OceanaGold, ha continuato a citare in giudizio il paese nei tribunali internazionali – e ha perso – per la perdita di potenziali profitti.
Più recentemente il nuovo governo di Xiomara Castro de Zelaya ha annunciato nel marzo 2022 che vieterà l’estrazione mineraria a cielo aperto in Honduras, ma non è chiaro quando il divieto entrerà in vigore o come influenzerà i progetti esistenti.
La criminalizzazione degli attivisti anti-minerari
Quando i movimenti di difesa della terra hanno un impatto sugli interessi delle multinazionali minerarie, i governi locali rispondono criminalizzando le loro attività. I tentativi di criminalizzare attivisti dei movimenti vanno dalle campagne diffamatorie e minacce di violenza, all’uso delle istituzioni statali per presentare accuse contro gli attivisti.
Queste accuse sono spesso fabbricate ed eseguite in collusione con interessi privati.
“I politici e la stampa che si alleano con le compagnie minerarie“, spiega Julio Gónzalez, membro dell’organizzazione ambientalista guatemalteca Colectivo Madreselva, “ci accusano di essere contro lo sviluppo, di essere eco-isterici. Cercano di fermare la nostra opposizione con ogni mezzo“.
La diffusione delle lotte di base per la giustizia ambientale in Honduras e Guatemala è una testimonianza della loro resilienza. Come dimostrano i conflitti minerari qui riportati, anche quando le consultazioni hanno luogo – con grande sforzo e lavoro organizzativo da parte di comunità e organizzazioni – i risultati vengono ignorati o dichiarati non validi.
Ciò trasmette un messaggio chiaro: la posizione delle comunità colpite che sopportano il peso degli oneri ambientali causati dall’estrazione mineraria nel loro territorio è irrilevante.
“L’acqua vale più dell’oro” è ora la rivendicazione abituale dei gruppi anti-minerari in America centrale, che hanno costruito reti regionali di resistenza per difendere i loro territori dallo sfruttamento multinazionale.
Questi movimenti sfidano i modelli di sviluppo imposti dai governi e dalle istituzioni finanziarie internazionali.
In questo spirito è stata costituita nel 2017 ACAFREMIN, l’Alleanza centroamericana contro l’estrazione mineraria, da organizzazioni e comunità colpite dall’estrazione mineraria di Honduras, Guatemala, Nicaragua ed El Salvador.
ACAFREMIN è diventato un attore chiave della giustizia ambientale regionale lavorando a stretto contatto con i difensori locali per sostenere la loro strategia organizzativa, sviluppare campagne di sensibilizzazione, facilitare lo scambio di informazioni e promuovere contatti con alleati regionali e internazionali per migliorare la visibilità dei conflitti minerari.
Fin dalla sua nascita, ACAFREMIN ha anche documentato e denunciato la criminalizzazione attraverso articoli, comunicati stampa e video.
I difensori dell’acqua di Guapinol
Diffamazione, disinformazione e campagne calunniatorie sono state utilizzate per criminalizzare attivisti anti-minerari e difensori dell’acqua del Comitato municipale per la difesa dei beni comuni e pubblici (CMDBCP) di Tocoa, Honduras.
Il Comitato è una rete di gruppi locali dedicati alla difesa del territorio e dell’ambiente, in particolare dei fiumi Guapinol e San Pedro nel dipartimento di Colón. La rete comprende diversi comitati ambientali, gruppi contadini e la parrocchia di San Isidro de Tocoa. Soprattutto dal 2014, CMDBCP è stato in prima linea nella protezione delle risorse idriche.
Nell’agosto 2018, i difensori della terra del CMDBCP hanno istituito un campo di protesta per denunciare la contaminazione ambientale causata da una miniera di ossido di ferro a cielo aperto e da un impianto di lavorazione.
Il progetto è di proprietà della compagnia mineraria honduregna Inversiones Los Pinares, ex EMCO Mining, fondata nel 2011 dai membri di una delle famiglie più potenti dell’Honduras, i Facussé.
EMCO Mining ha ottenuto due concessioni di sfruttamento minerario nel Parco Nazionale Carlos Escaleras nel 2014 e nel 2015. CMDBCP ha anche richiamato l’attenzione su presunti atti di corruzione nel processo autorizzativo della società.
Come documentato da un rapporto commissionato da ACAFREMIN, dopo che il campo è stato brutalmente smantellato, Inversiones Los Pinares ha denunciato 32 membri del CMDBCP davanti al Pubblico Ministero con accuse di falsa detenzione, incendio doloso aggravato, furto e associazione a delinquere.
Otto difensori di Guapinol si sono presentati davanti a un tribunale di Tegucigalpa nell’agosto del 2019 per contestare i loro mandati di arresto. Il giudice ha lasciato cadere l’accusa più grave di associazione a delinquere ma, in una chiara assenza di un giusto processo, i difensori sono stati inviati in custodia cautelare preventiva.
“I difensori sono vittime di detenzione arbitraria e procedimenti penali infondati, derivanti esclusivamente dal loro legittimo lavoro in difesa del diritto all’acqua e di un ambiente sano in Honduras“, ha dichiarato Erika Guevara-Rosas, direttrice di Amnesty International per le Americhe.
Il caso ha stabilito un precedente preoccupante in quanto lo stato honduregno ha usato accuse penali infondate e una detenzione preventiva prolungata per punire i difensori ambientali. Costanti ritardi e irregolarità hanno influenzato il processo giudiziario dei difensori e delle loro famiglie, portando ad accuse di pregiudizio giudiziario.
Infine, nel febbraio 2022, dopo due anni e mezzo di detenzione, i difensori sono stati rilasciati quando la Corte Suprema dell’Honduras ha esaminato un appello che ha contestato la costituzionalità delle accuse, affermando che i difensori non avrebbero mai dovuto essere processati. Un gruppo di lavoro delle Nazioni Unite ha definito le detenzioni “arbitrarie” e ha affermato che il procedimento “ha violato una serie di standard sui diritti umani“.
Difendere il diritto di consultazione ad Asunción Mita
Sostenuti da ACAFREMIN e da organizzazioni cattoliche salvadoregne e guatemalteche, i residenti di Asunción Mita hanno raccolto più di 4.000 firme dagli elettori registrati per chiedere che le autorità municipali effettuino una “Consulta de Vecinos”, un referendum municipale in relazione alla miniera d’oro e d’argento a cielo aperto di Cerro Blanco nel loro territorio. Secondo le stime, la miniera estrarrà circa 38,4 milioni di metri cubi di acqua in un periodo di 12 anni di sfruttamento pianificato, che interesserà la falda acquifera locale per oltre 32 anni.
La commissione organizzatrice e il comune di Asunción Mita sostengono che il carattere vincolante della consultazione si basa sull’articolo 64 del codice municipale guatemalteco, che stabilisce il diritto dei membri del comune di tenere una consultazione su questioni che riguardano la comunità.
Se partecipa il 20% degli aventi diritto, i risultati sono considerati vincolanti. Pur non essendo responsabili del rilascio di permessi ambientali, i comuni sono responsabili del rilascio di permessi stradali, di costruzione e di utilizzo dell’acqua che potrebbero influire sulle operazioni minerarie.
Il 27% dei residenti di Asunción Mita ha partecipato al voto, soddisfacendo quindi i parametri legali di un risultato vincolante.
In risposta alle ingiunzioni mosse contro il referendum, le organizzazioni locali stanno mobilitando una strategia legale e hanno presentato informazioni preliminari sostenendo che entrambe le istanze non soddisfano i requisiti legali.
Sostengono inoltre che gli ordini giudiziari ignorano la giurisprudenza pertinente stabilita da precedenti sentenze della Corte costituzionale.
Le organizzazioni ambientaliste affermano che continueranno a difendere i risultati della consultazione e, se necessario, porteranno il caso alla Corte interamericana dei diritti umani.
Le comunità temono che l’arsenico rilasciato nel processo di estrazione dell’oro della miniera a cielo aperto possa causare infiltrazione tossica e contaminazione duratura delle fonti idriche locali, una seria preoccupazione per le comunità che dipendono dall’agricoltura per il loro sostentamento.
Gli abitanti del luogo devono essere in grado di esercitare i loro diritti costituzionali ed essere adeguatamente informati e consultati per i progetti che riguardano il loro ambiente, salute e benessere senza rischio di criminalizzazione.
Le reti transnazionali rafforzano le strategie per la resistenza alla terra
Gli attivisti per la giustizia ambientale lavorano su più scale geografiche per denunciare le ingiustizie ambientali. L’assegnazione irregolare di licenze, la mancanza di consenso libero, preventivo e informato e la criminalizzazione degli attivisti hanno avuto luogo nei casi di Cerro Blanco e Guapinol.
Questi esempi sono emblematici degli assalti perpetrati contro i difensori della terra in tutta la regione.
La condivisione di esperienze e strategie coordinate di resistenza anti-mineraria è fondamentale.
Secondo Jorge Grisalva del Colectivo Madreselva, “nessuna lotta ambientale crescerà solo a livello nazionale. Mantenendo una vigilanza regionale sui conflitti minerari, integriamo le nostre analisi e vediamo quando le compagnie minerarie usano gli stessi metodi violenti e repressivi per criminalizzarci in tutta l’America Latina“.
Incorporando le lezioni apprese, mobilitando strategie e costruendo solidarietà tra i conflitti minerari in tutta l’America centrale, ACAFREMIN è diventata un’importante piattaforma organizzativa per i movimenti anti-minerari nella regione. Questioni comuni come l’estrazione mineraria transfrontaliera, i bacini idrografici collettivi e i cambiamenti climatici hanno generato nuove e cruciali discussioni sulla protezione e la sovranità delle risorse naturali.
ACAFREMIN e i suoi partner immaginano l’America Centrale come una casa comune e lavorano per proteggere la sua terra e le sue risorse, perché la difesa dell’ambiente non conosce confini.
* Giada Ferrucci è dottoranda in Media Studies specializzata in Ambiente e Sostenibilità presso la Western University, Canada. È ricercatrice per il progetto “Surviving Memory in Post-War El Salvador” e consulente dell’Alleanza centroamericana sulle miniere (ACAFREMIN).
** Pedro Cabezas è un attivista ambientale con sede in El Salvador con esperienza di lavoro in Canada, Cuba e America Centrale.
L’articolo è tratto da nacla.org. Qui l’originale in inglese
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