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Lione 3 dicembre, segno dei tempi

 

Prefazione:

In occasione del vertice Monti-Hollande del 3 dicembre, il movimento No Tav ha organizzato una manifestazione autorizzata a Lione. La prefettura concede la piazza antistante la stazione per il concentramento. Da Torino e dalla valle partono dodici pullman con circa seicento persone.

 

Il viaggio:

Appena entrati in Francia, in dogana, i pullman vengono fermati. Ci controllano i documenti per schedare tutti i manifestanti. Non possiamo scendere dai pullman. Il tempo passa, rimaniamo fermi per circa due ore, non sappiamo quando e se ripartiremo. Potete andare. Forse, no, nì. A singhiozzo.

Con qualche problema e molto ritardo ripartono tutti i pullman.

Arriviamo a Lione e ci fermano al casello. Camionette di celere, tante, bloccano i nostri pullman. Gli agenti scendono, si schierano, non si capisce che vogliano. Formano un cordone per contenere i manifestanti, non vogliono che scendiamo dai pullman. Ripartiamo, ci scortano fino al centro abitato di Lione.

 

La piazza:

La piazza è chiusa su un lato dalla stazione, sugli altri lati da un cordone di reti metalliche alte un paio di metri. Un pollaio. Cordone di celere e mezzi in quantità controllano il perimetro.

All’arrivo dei pullman aprono su un lato, ci fanno entrare, poi chiudono alle spalle.

Dentro i manifestanti, fuori i “civili”, la popolazione di Lione. Quarantena. Segno dei tempi.

L’accoglienza è festosa, tre-quattrocento notav dei comitati francesi ci attendono da qualche ora dentro il pollaio. Abbiamo viaggiato per otto ore. Scendiamo fiduciosi. Increduli. Ci vuole poco per rendersi conto che le prospettive di manifestazione sono limitate al perimetro stabilito per noi.

 

Chiediamo di uscire per un piccolo corteo.

No.

Possiamo uscire per un caffè?

No.

A piccoli gruppi? Uno alla volta? Per fare la pipì?

Il prefetto dice no.

 

Facciamo un giro del perimetro per vedere le facce dietro i caschi. Dietro il primo cordone schierato ci sono camionette e altri agenti. Tantissimi, decisamente più di noi manifestanti. Ho l’impressione che i mezzi della polizia francese siano più efficienti di quelli italiani. Sono bianchi, candidi come la democrazia, nuovi. Sembrano più scientifici, più ordinati. Più scientificamente repressivi.

 

La manifestazione: 

Si abbozza un corteo, all’interno della piazza. Per dare un senso alla giornata anche se il morale non è dei migliori e la sensazione è quella di trovarsi dentro una gabbia, di dover recitare una parte. Come scaricare la rabbia in un teatro di posa. Segno dei tempi.

 

Gli agenti reprimono con lo spray un blando tentativo di forzare una rete, più simbolico che altro.

La situazione è surreale, siamo praticamente sequestrati in uno spazio completamente gestito dalle autorità francesi.

 

Quella che avviene, infatti, è una repressione scientifica del dissenso. Sembra di essere in un’ambasciata, zona franca sul suolo di un altro paese. Una zona franca temporanea, come i contratti di lavoro: “spazio di concentramento del dissenso dalle quattro alle sei di oggi”.

Qui siete liberi di esprimere le vostre opinioni. Almeno per un paio d’ore. Avanti notav, srotolate i vostri striscioni, urlate i vostri slogan che poi torna mamma a prendervi e vi riporta a casa.

  

Il ritorno:

Saliamo in pullman, proviamo ad uscire ma non siamo liberi di farlo. Non del tutto.

La polizia fa uscire i pullman ad uno ad uno per evitare che si formi un concentramento fuori dal perimetro. I Notav francesi a piedi non possono uscire. Sono, e siamo, di fatto sequestrati.

Ogni pullman viene isolato con delle cariche a terra, fatto uscire e scortato da mezzi della polizia. La situazione è tesa, non sappiamo che vogliano fare ai ragazzi francesi, proviamo a resistere: non usciamo se non liberate tutti. Si parte e si torna insieme. Ma la polizia ci costringe ad uscire, un pullman alla volta e scortati: o così o niente.

Ci fermiamo appena fuori dal perimetro ma non ci lasciano scendere. La polizia ci circonda in un attimo, ci rendiamo conto che sono tantissimi e ovunque attorno alla piazza, si schierano con gli scudi davanti alle porte del pullman e usano lo spray.

Niente da fare: ci scortano fino all’autostrada. Abbiamo qualche notizie dagli altri pullman. Escono ad uno ad uno, scortati. Alcuni con i gendarmi a bordo.

 

Conclusione:

Questo è un resoconto personale, il mio punto di vista. Uno dei punti discussi nel convegno tra Monti e Hollande è la cooperazione tra polizie. Nella mia (non so quanto) fantasia la manifestazione di ieri si situa perfettamente in un contesto Orwelliano di eurogendfor e storie di super polizie sovranazionali. Anche questo è un mio punto di vista, segno dei tempi

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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