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No al rigassificatore di Ravenna. E occorre organizzarsi per fermare il modello di sviluppo energivoro e devastante

Intervento della «Rete Nazionale Lavoro Sicuro» e dell’«Associazione Esposti Amianto» alla vigilia della manifestazione nazionale

da La Bottega del Barbieri

RIDURRE L’IMPRONTA CARBONICA.
AUMENTARE L’IMPRONTA DI CLASSE


Abbiamo a suo tempo presentato osservazioni al “commissario” delegato alla gestione dell’insediamento del rigassificatore di Ravenna: come tutti i soggetti che hanno manifestato la loro opposizione, non abbiamo ricevuto nessuna risposta sui rischi ambientali e sanitari e sulla insostenibilità generale della scelta’. D’altra parte nonostante la ampia adesione parolaia al «principio di precauzione» a Ravenna (e in tutto il mondo) dei danni causati dallo “sviluppo industriale” è comparsa ancora solo la punta dell’iceberg (la nostra ricerca sui tumori ambientali e professionali è sempre in corso e chiediamo a tutti i lavoratori e i cittadini di Ravenna di collaborare). Esattamente punta dell’iceberg e solo quella è quanto emerso in tribunale a Ravenna dal processo amianto/Enichem.

Lo spazio per la partecipazione dei cittadini, ancora una volta per il rigassificatore, si è rivelato mera propaganda condotta con i soliti metodi da una lobby economica che decide sulla pelle di tutti con un ceto politico obbediente e subalterno.
Rimane l’esigenza improcrastinabile di cambiare registro; per farlo occorre mettere in campo le sinergie necessarie senza illudersi di poter risalire la china con le sole “buone ragioni”; vero è che, storicamente, spesso e volentieri, le minoranze sono diventate maggioranze ma la strada è molto in salita.

• Occorre puntare ad un coinvolgimento pieno del “movimento operaio” oggi certamente disgregato, diviso e sulla difensiva ma insostituibile; senza la forza dei lavoratori come la storia dimostra, gli equilibri tra inquinatori e inquinati non saranno mai spostati a favore degli ultimi. La storia dell’amianto è emblematica: la cancerogenicità, anche alle cosiddette “basse dosi” è stata evidenziata da scienziati indipendenti quantomeno nel 1935 e successivamente ribadita da altri; ciononostante le lobby economiche hanno resistito 60 anni nei Paesi occidentali nella condotta criminale dell’uso dell’amianto e ancora resistono in vasta parte del pianeta.

• La questione del clima è questione di classe e non consiste in una contrapposizione tra gli “spacciatori” di fonti fossili e il resto del mondo; esiste piuttosto un’alleanza, se non un’identità di soggetti, fra spacciatori e utilizzatori; lo spaccio di energie fossili si coniuga sinergicamente con la domanda da parte di un sistema economico/produttivo energivoro e devastante; il ceto politico emiliano-romagnolo vede al vertice i garanti dei comparti industriali più energivori (in primis il comparto ceramico ed altri). E’ significativo che il sindaco di Ravenna Michele de Pascale, nel pieno del “dibattito” sul rigassificatore, venga proiettato ai vertici della Regione Emilia-Romagna e oggi da presidente regionale inviia a non interrogarci sulle “colpe” dei recenti disastri climatici. In questo quadro è perdente un’ottica che vede la contrapposizione tra ecologisti e inquinatori con una posizione del movimento dei lavoratori agnostica o, per certe sue componenti del sindacato confederale, addirittura consenzienti rispetto a tentativi di mitigare lo sviluppo capitalistico devastante ed energivoro con “protesi” industriali come il serbatoio per la cattura della CO2.

• Il movimento operaio e dei lavoratori è consapevole dell’impatto stragista che ha subìto nel comparto produttivo delle fonti fossili: la tragica sequenza di morti è nota a tutti tranne che ai decisori politici; una strage infinita che parte (nell’ultimo secolo) da Ribolla a Marcinelle a Viareggio all’Api di Falconara all’Eni di Calenzano (e decine di altre nel pianeta) fino all’ultima della miniera di carbone nelle Asturie. Non il padrone ma il movimento operaio – alieno da condotte tese all’accumulazione di profitti a tutti i costi- è nelle condizioni materiali di esser protagonista della liberazione dal fossile, di liberare la classe lavoratrice liberando tutte le classi e di salvare il pianeta.

• Bisogna che il movimento dei lavoratori recuperi in maniera unanime o quantomeno nettamente maggioritaria la sua forza politica e la sua capacità critica nella consapevolezza che le convergenze interclassiste portano al disastro e che le vittime dei mutamenti climatici sono vittime di classe … anche se, giunta al punto estremo di non ritorno la catastrofe potrebbe colpire tutto il pianeta.

• Occorre creare e potenziare un vasto movimento di opposizione per mettere in crisi tutto il “modello di sviluppo” quantitativo, insostenibile, capitalistico sia per quanto riguarda il ricorso e l’utilizzo delle fonti fossili sia per quel che riguarda il boicottaggio di tutte le merci inquinanti, nocive e mortifere.

• Il 5 aprile 2025 a Bologna si è tenuta una importante assemblea popolare contro l’inquinamento causato dal traffico aereoportuale; occorre creare 10/100/1000 focolai di resistenza contro tutte le fonti inquinanti ed energivore il cui uso ha un netto connotato di classe: i jets privati al servizio di poche persone inquinano quanto i consumi di un intero Stato nazionale; secondo uno studio della Università di Calmar ogni ricco produce 500 volte la CO2 di un povero; la questione del clima è questione di classe.

• In continuità con la lotta contro l’estrattivismo e la imposizione dell’uso di fossili dobbiamo continuare l’azione di contrasto (oggi ancora debole) contro la produzione di merci nocive e per la bonifica dei territori: nelle prossime settimane rilanceremo la nostra iniziativa contro l’uso e la produzione di “fuochi artificiali” con i quali, complice entusiasta il ceto politico locale ravennate, siamo stati molestati e vessati negli ultimi decenni. No ai fuochi artificiali e no alle Frecce Tricolori.

Tutti gli osservatori onesti e indipendenti evidenziano che gli effetti dei mutamenti climatici si riverberano in particolare tra i soggetti più deboli e più vulnerabili: dagli anziani ai braccianti schiavizzati che muoiono per i colpi di calore. Già l’anno scorso abbiamo lanciato una campagna di autodifesa nei luoghi di lavoro e la rilanceremo con più forza quest’anno. Si incrociano le braccia; riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario se e dove l’ambiente supera i 26°C: il disastro climatico non deve abbattersi, spacciato per calamità naturale, sul diritto alla salute e alla vita dei lavoratori.

Circa le responsabilità dei disastri: la giunta regionale dell’E-R guidata dai massimi sostenitori del modello di sviluppo industriale/energivoro ha invitato a non ostinarci a cercare ed evidenziare le “colpe”. Nessuno vuole “maramaldeggiare” o ironizzare contro tanti imprenditori che, anche in Romagna, hanno subìto danni ingenti. Ma una domanda è necessaria: non dovevano gli imprenditori (magari non il singolo piccolo artigiano ma in consorzio tra loro) includere il rischio meteoclimatico nella VALUTAZIONE GENERALE DEL RISCHIO (DVR) piuttosto che piangere il “giorno dopo”? Emblematico quanto accaduto all’Inail di Vigorso (Bologna): sito esondato tre volte, con gravi danni, oggi in predicato per una possibile delocalizzazione. Con l’INAIL, spesso impegnato in una condotta negazionista nei confronti del riconoscimento della malattia professionali.

Nostre conclusioni:
• no al rigassificatore di Ravenna
• fermare il modello di sviluppo energivoro e devastante
• boicottare tutte le produzioni nocive e mortifere
• ricostruire la capacità di critica e di azione del movimento operaio e di tutti i lavoratori
• bonificare il territorio
• lottare per un vero ed equo (per quanto possibile) risarcimento del danno: togliere all’Inail le competenze sulla valutazione della eziologia delle malattie professionali.

RETE NAZIONALE LAVORO SICURO.
ASSOCIAZIONE ESPOSTI AMIANTO E RISCHI PER LA SALUTE

PER CONTATTI:

Vito Totire di Bologna • 333.4147329
Davide Fabbri di Cesena • 333.1296915
con le adesioni di Savio Galvani (Rimini), Daniele Barbieri (Imola), Francesco Cappuccio (Genova) e Corrado Seletti (Parma)

QUESTO DOCUMENTO VA COMUNQUE CONSIDERATO UNA BOZZA DI LAVORO DA PERFEZIONARE: dunque ogni suggerimento è benvenuto.

L’IMMAGINE IN ALTO – scelta dalla redazione dell “bottega” – E’ dI BENIGNO MOI.

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