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No Muos: nessuna misurazione, ai dati Usa la Valutazione dei rischi

Continua infatti, l’ambiguità istituzionale, al momento soprattutto quella del Governo nazionale, sulla questione MUOS. Se ad Aprile la Procura di Caltagirone decideva di apporre i sigilli ai cancelli della base nel rispetto dei vincoli paesaggistici che le leggi regionali prevedono, oggi la misurazione della valutazione dei rischi verrà condotta interamente dal Governo americano, visto che Arpa Sicilia (Agenzia Regionale Protezione dell’Ambiente) dichiara di non aver avuto tempi e fondi necessari (soprattutto per la taratura della strumentazione) dal Ministero per le necessarie misurazioni, abbandonando il termine ultimo del 26 gennaio per la presentazione dei dati. Dal canto suo, il Ministero della Difesa aveva già esposto un sollecito per la presentazione degli stessi da parte del team di valutazione. Allo stesso modo di come aveva presentato ricorso (poi perso) in seguito al sequestro dell’ 1 aprile scorso.

Insomma, mentre il Governo regionale dopo le figuracce di Crocetta preferisce il silenzio, quello nazionale continua a fare il gioco degli americani, che hanno notevole interesse all’attivazione completa della base per il miglioramento delle comunicazioni con le truppe americane di istanza in medio oriente e nord Africa (che c’entri qualcosa con le possibili operazioni in Libia!?). Così, per farla breve, il Collegio verificatori che lo scorso 13 gennaio si doveva occupare delle misurazioni sul campo, dei rischi sulle radiazioni emesse dalle tre antenne, sarà costretto ad affidare interamente le misurazioni al Governo americano per scadenza dei termini.

Ovviamente è inevitabile porsi qualche domanda riguardo la credibilità di tali valutazioni, principalmente quando queste fanno riferimento a proiezioni del progetto dell’impianto e non a misurazioni sul campo. Inutile forse, cercare di rintracciare le vere responsabilità. Di certo in questi anni, e ciò appare sempre più evidente, a contrapporsi con vera determinazione e tenacia agli interessi della potenza USA e alla devastazione dei territori, è stato il movimento e la lotta No Muos e la popolazione niscemese. Dal presisio permanente ai primi cortei, alle invasioni della base, alla manifestazione delle donne lungo i sentieri della Sughereta o alle continue azioni di disturbo con il taglio delle reti.

L’attacco e la militarizzazione dei nostri territori da parte delle potenze internazionali a braccetto con Governo regionale e nazionale non è certo terminato, la battaglia non è certo facile. All’attacco perpetuato dalle solite logiche di profitto sulla vita della popolazione e l’integrità della nostra terra sarà inevitabile rispondere con nuovi momenti di lotta che possano davvero esprimere volontà ed interessi di una popolazione continuamente attaccata dalle decisioni politiche fatte su questa terra.

Rinnovare le lotte può determinare l’esito (del dissequestro) della base e rispondere a tono alle speculazioni fatte sui nostri territori, che in questi anni si vanno inasprendo. Momenti di piazza come quello di Licata lo scorso 9 gennaio contro le trivellazioni nel mar Mediterraneo, come quelli in questi anni a Niscemi, come qualsiasi tipo di resistenza si esprima contro un modello di sviluppo che va ad arricchire i soliti pochi, è un valore aggiunto per quelle lotte che da anni si battono con forza contro i progetti dei soliti noti sulle risorse della nostra terra.

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pubblicato il in Crisi Climaticadi redazioneTag correlati:

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