No Tav, Procura a senso unico
Nello specifico si tratta di Mario Cavargna, presidente di Pro Natura Torino, e di Fabio Dovana, di Legambiente Piemonte, che nel mese di maggio avevano presentato un esposto in cui denunciavano la mancanza di sicurezza della zona attorno al cantiere di Chiomonte dovuta all’assenza delle necessarie reti antifrana.
All’esposto la società Ltf che gestisce il cantiere aveva risposto affermando che le reti erano già presenti, facendo passare per reti antifrana le recinzioni predisposte tempo fa attorno alla zona degli scavi su ordine della prefettura per ragioni ben diverse, ovvero per motivi di ordine pubblico, che niente hanno a che vedere con la reale sicurezza dell’area. E, guardacaso, proprio in questi giorni Ltf si è data da fare per acquistare e installare le reti antifrana, confermando di fatto l’accusa di chi denunciava due anni di lavoro nel cantiere senza le dovute misure per la messa in sicurezza della zona.
Se la vicenda non fosse già di per sé abbastanza esemplificativa degli interessi e delle modalità di gestione che ruotano attorno alla realizzazione del Tav, ci si è aggiunto anche lo zampino della Procura: chiaramente un’occasione troppo ghiotta per chi, come Padalino, ha ormai fatto della criminalizzazione del movimento No Tav la propria crociata. Ed ecco quindi piovere le denunce per procurato allarme a danno delle associazioni ambientaliste.
Evidentemente la Procura si fa strumentalmente paladina della difesa della sicurezza del cantiere solo quando si tratta di costruire improbabili castelli giudiziari con accuse di stalking e intimidazioni verso gli operai di Ltf o di giustificare la militarizzazione dell’area, mentre quando si tratta di far procedere speditamente i lavori sembra decisamente più disposta ad appoggiare gli interessi spregiudicati delle lobby Si Tav desiderose di far proseguire l’opera senza guardare in faccia nessuno.
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