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NOTAV: denuncia pubblica delle brutalità delle forze dell’ordine

Il Movimento ha voluto rendere pubblcio quello che già la Procura della Repubblica sa ed ha in mano, cioè le foto e i video del pestaggio di uno dei manifestanti arrestati in quella giornata, soggetto a violenze di gruppo.

Il movimento denuncia la visione della Procura, a senso unico, ovvero solo tesa a criminalizzare i notav, arrestati e reclusi da oltre due mesi, e chiude un occhio verso le sue truppe.

Di seguito la ricostruzione dei fatti d notav.info e il video shock

 

Tutta la documentazione che è stata presentata in conferenza stampa oggi è da mesi, cioè dal 3.7.2011, nella piena disponibilità della Procura della Repubblica di Torino e non solo, risulta che essa sia stata addirittura utilizzata dalla Procura medesima come prove a carico dei manifestanti nell’ambito dell’indagine che ha condotto agli arresti (con detenzione in carcere e/o domiciliare, nonché ad altre restrizioni della libertà personale) del 26.1.2012. Le querele di alcune delle vittime dei brutali reati qui descritti sono vecchie di mesi.

Le denunce di gravi violenze, abusi, percosse, lesioni sono divenute pubbliche già nei primi giorni del mese di luglio 2011 dopo che alcune delle vittime vennero intervistate da mezzi di informazione. Il video dimostra che i crimini di cui sono responsabili i numerosi agenti delle FF.OO. sono più gravi di quelli ascritti ai manifestanti. Eppure, a mesi di distanza, mentre decine di persone fra i manifestanti sono state attinte da misure restrittive della libertà personale, di cui 8 ancora in carcere, nessuna indagine risulta aperta ai danni delle FF.OO. per questi fatti della medesima giornata. Non esiste alcuna giustificazione. Il Procuratore Capo di Torino ha dichiarato preoccupato alla RAI il 17.3.2011 che “fine della legge uguale per tutti…fine della giustizia”. Se la legge è uguale per tutti la Procura di Torino avrebbe dovuto agire contro i colpevoli dei reati, e lo ripetiamo, ben più gravi di quelli dei manifestanti secondo quanto prevede il codice penale – da lungo tempo.

Neppure si può addurre a scusante che quegli appartenenti alle FF.OO. non siano identificabili o che le vittime non si siano presentate in Procura a seguito delle querele: a parte le estese capacità di indagine delle Procure, alcuni dei colpevoli sono identificabili per avere il volto scoperto, altri da aspetti somatici, reparto di appartenenza, qualifica professionale, armamento in dotazione, e da tatuaggi. Ma c’è un’altra riflessione, forse ancora più importante. Nasce infatti legittimo chiedersi se – visto questo clamoroso doppiopesismo nell’azione di repressione dei reati che coinvolgono l’aspetto di ordine pubblico della questione TAV – la Procura della Repubblica di Torino sia idonea o non sia idonea a garantire la legalità della questione TAV su aspetti di rilevanza molto maggiore. E così la domanda è: la Procura di Torino sta facendo, o no, tutto quanto è in suo dovere per la prevenzione di reati sulla concezione dell’opera stessa, sulle modalità di propaganda, sugli appalti che la riguardano? Se in 9 mesi la Procura non ha ancora agito contro gli autori del pestaggio, viene da chiedersi se stia indagando a 360° sui legami tra ‘ndrangheta e società che lavorano alla realizzazione della recinzione dell’area di cantiere. Sta o non sta indagando sulle modalità di assegnazione di quegli appalti, che avvengono in Francia? Sta o non sta indagando sul fallimento in pochi mesi di tre delle società che lavorano alla realizzazione della recinzione dell’area di cantiere? Sta o non sta indagando sulla rassegnazione alla ditta CMC dei lavori del tunnel di Chiomonte in assenza di appalto (in violazione di precise norme e dichiarazioni rese in sede europea?).  

E’ arrivato il momento che altre magistrature, non piemontesi, inizino a mettere il naso in queste faccende tutte torinesi, il movimento agevolerà questa azione, inviando a tutte le procure italiane la documentazione.

NB:La documentazione che abbiamo presentato ci è stata fornita in forma anonima e pertanto ringraziamo pubblicamente l’anonimo notav che ci ha inviato il materiale. 

 

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