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Sciopero globale per il clima: migliaia di giovani in tutta Italia riempiono le piazze

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Lo sciopero globale per il clima lanciato da Fridays for Future torna a riempire le piazze italiane dopo oltre un anno e mezzo di pandemia. Cortei ed iniziative in decine di città italiane a sottolineare l’urgenza di cambiare direzione e mettere in discussione il modello di sviluppo imposto.

In aggiornamento – Le migliaia di giovani scese in piazza in tutta Italia sembrano voler riallacciare il filo di un discorso che durante i tornanti della pandemia ha vissuto momenti altalenanti: quello della battaglia generazionale contro la crisi climatica e la sua gestione da parte di istituzioni e governi. Lo sciopero nasce dalla volontà di fare pressione in vista della Cop 26 che si terrà a Novembre a Glasgow perchè vengano presi impegni concreti al fine di ridurre le emissioni.

L’estate anomala che abbiamo attraversato che ha visto un intensificarsi degli eventi estremi e il maldestro green washing del Ministero della Transizione Ecologica a guida Cingolani (che viene definito dalle piazze “il ministro della finzione ecologica”) sono stati in parte gli elementi di una ripresa della discussione e dell’iniziativa dei movimenti climatici in Italia.

Da Napoli a Bologna, da Torino a Catania, da Padova a Milano i giovani scesi in piazza hanno contestato i responsabili della devastazione ambientale e del riscaldamento climatico: banche, istituzioni, compagnie energetiche e multinazionali responsabili dell’estrattivismo. E’ stata sottolineata da più parti la necessità di costruire una transizione ecologica giusta, in cui i costi della crisi climatica non vengano pagati dai più deboli, ma da chi questa crisi ha contribuito a generarla. Gli attivisti e le attiviste climatiche di Rise Up 4 Climate Justice in particolare hanno sottolineato con iniziative e interventi come il rincaro delle bollette e dei prezzi dei beni di prima necessità sia l’ennesimo tentativo di scaricare i costi della crisi sui lavoratori e le lavoratrici.

Tra le richieste dei giovani scesi in piazza “l’abbattimento drastico delle emissioni nei paesi del Nord” ma anche con “l’equità di accesso ai vaccini, la cancellazione del debito e finanziamenti climatici strutturali”.

Di seguito le dirette di Radio Onda d’Urto dalle piazze di Milano e Brescia:

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Qui invece il comunicato di Rise Up 4 Climate Justice sulle iniziative contro il caro bollette:

 

IL RINCARO SULLE BOLLETTE NON È LA TRANSIZIONE ECOLOGICA CHE VOGLIAMO!

È CHI HA CAUSATO LA CRISI CLIMATICA CHE DEVE PAGARE

Oggi, giornata del 6⁰ Sciopero Globale per il clima, anche noi siamo scesə in piazza come Rise Up 4 Climate Justice. In diverse città italiane (Venezia, Treviso, Napoli, Padova Trento, Vicenza) abbiamo manifestato di fronte alle sedi di #enel contro l’aumento delle bollette di luce e gas.

l rincaro del 40% sulle bollette è frutto di un chiaro indirizzo politico da parte di un Governo che strumentalizza la necessità di una transizione energetica per mantenere inalterati i rapporti tra i responsabili della crisi climatica e chi ne subisce solo le conseguenze.

Mentre il volto “verde” del Governo Draghi, per mano del Ministro Cingolani, si straccia le vesti per il salasso di questo autunno e accusa addirittura i movimenti climatici di essere l’indiretta causa dei rincari (“la transizione ecologica costa” e noi saremmo dei “radical chic”) i cartelli oligopolistici dell’energia fanno ricadere sulle fasce più deboli della popolazione sia i costi delle emissioni sia le oscillazioni del mercato energetico. A questo si aggiunge una quota di investimenti che il PNRR ha previsto per le energie rinnovabili. Al solito ci troviamo di fronte a quella socializzazione dei costi e privatizzazione dei profitti che il neoliberismo ha applicato in tutte le fasi di crisi.

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Con l’aumento in bolletta parliamo di un salasso insostenibile, che costerà 500€ in più all’anno a famiglia. Parliamo di risorse che mancano per una fascia della popolazione che già nel pre-pandemia sfiorava 5 milioni di persone sotto la soglia di povertà assoluta. Sappiamo bene come le condizioni di vita per molti e molte si siano ulteriormente impoverite e precarizzate in questo anno e mezzo. Per questo l’aumento delle bollette che subiremo nei prossimi mesi è una vergogna. Ancor più una vergogna sono le giustificazioni evocate dal Ministro Cingolani, che pare alludere al rincaro come una conseguenza dei costi della transizione mentre da mesi cita i movimenti climatici come una piaga ancor più grave della crisi climatica stessa. Parliamo dello stesso Ministero che millanta trasparenza per i miliardi del Recovery Fund mentre costruisce il piano di riconversione assieme ad Eni, Enel e Snam, tanto per citarne alcuni.

Non accettiamo di subire la narrazione istituzionale che impone violentemente, e falsamente, il ricatto tra sostenibilità economica e sostenibilità ambientale. Non pagheremo i costi di una transizione ecologica necessaria, che deve ricadere sui miliardi di utili accumulati da colossi finora inintaccabili; giganti del carbon-fossile come Eni, Enel e Snam a non solo non viene addossato il costo della riconversione, ma che stanno accedendo ai fondi del PNRR grazie ad operazioni di greenwashing avallate dalle stesse istituzioni. Gas e metano spacciate come fonti rinnovabili, stoccaggio di CO2, CSS venduto come energia pulita, via libera a trivellazioni e grandi opere come il TAV, e non ultima, la riesumazione dell’energia nucleare come nuova alternativa sostenibile, come se decenni di lotte e due referendum non l’avessero mai abolita definitivamente.

Non accettiamo che le nostre rivendicazioni per un cambio di rotta radicale vengano strumentalizzate da chi ha estratto e devastato il pianeta fino al punto di non ritorno.

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA LA PAGHINO I RICCHI!

La PreCop e la Youth Cop di Milano si avvicinano e potranno rappresentare un altro importante punto di caduta per il movimento climatico in Italia prima della Cop di Glasgow.

 

 

 

 

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