Grecia: proteste dei detenuti contro abusi e alta sorveglianza
Durante le crescenti tensioni nelle strutture penitenziarie, Ilia Kareli, detenuto di origine albanese, ha pugnalato a morte una guardia carceraria di Malandrino, le cui abitudini erano quelle di torturare i prigionieri frustandoli con grossi cavi elettrici.
Kareli viene subito trasferito in isolamento nel carcere di Nigrita (vicino alla città di Serres, nella Grecia settentrionale) e dopo qualche giorno il corpo senza vita viene trovato in cella. La vendetta dei carcerieri non si è fatta attendere, visto che le cause della morte sono riconducibili alle molteplici lesioni interne e fratture gravi causate dai ripetuti pestaggi.
In risposta all’omicidio di Ilia Kareli e contro il nuovo disegno di legge che rende ancora più duro il carcere di massima sicurezza, molti detenuti in diversi carceri, hanno dato vita a numerose proteste. In solidarietà con le lotte dei detenuti si è tenuto, sotto il carcere di Nigrita, un presidio di alcune centinaia di persone, provenienti dalle città di Salonicco, Serres e Kavala. Slogan e interventi hanno animato la giornata, coinvolgendo i detenuti che attraverso cori comunicavano con il presidio esterno. Nel tentativo di ostacolare e/o dissuadere questa comunicazione, l’amministrazione penitenziaria lanciava, attraverso gli altoparlanti del carcere, annunci e sirene di allarme. La risposta dei detenuti a questa provocazione è stata quella di mettere fuori uso le telecamere di sorveglianza della sezione C2.
Le proteste dei detenuti greci continuano, come continuano le mobilitaziuoni contro le nuove misure di austerità imposte dalla troika. Lotte e proteste che continuano a tenere vivo il livello di mobilitazione e conflitto all’interno della Grecia tutt’altro che normalizzata e pacificata.
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