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Niente ultrà, solo business siamo inglesi

Pubblichiamo questo articolo di Vincenzo Scalia, tratto da Il Manifesto, che si rifà agli episodi di sabato scorso in occasione della partita Fiorentina-Napoli. Nella sua analisi, Scalia prende in esame le strategie di repressione attuate negli stadi inglesi, trovando delle analogie con le stesse che si stanno diffondendo nel nostro paese, dando così il via ad un processo simile a quello inglese. Se da anni si agisce nella direzione della criminalizzazione degli ultrà davanti all’opinione pubblica, la demonizzazione e l’utilizzo strumentale delle tifoserie potrebbero creare il presupposto per episodi come quelli di sabato.

Ian Tay­lor, nel 1971, sostenne che i com­por­ta­menti vio­lenti delle tifo­se­rie inglesi non anda­vano attri­buiti all’inciviltà o al pri­mi­ti­vi­smo. Si trat­tava, piut­to­sto, di una ribel­lione iden­ti­ta­ria di classe. Il cal­cio si con­no­tava come sport della classe ope­raia. Le inva­sioni di campo, secondo Tay­lor, espri­me­vano il ten­ta­tivo dispe­rato di rista­bi­lire la matrice ope­raia con­tro l’incalzante tra­sfor­ma­zione del cal­cio in business.

Dieci anni dopo, la lady di ferro sman­tellò le fab­bri­che, represse le pro­te­ste, varò legi­sla­zioni anti­sin­da­cali. Le tifo­se­rie delle squa­dre appar­te­nenti alle aree urbane oggetto della mas­sic­cia ristrut­tu­ra­zione indu­striale pro­vo­ca­rono gli epi­sodi più ecla­tanti di tep­pi­smo da sta­dio, cul­mi­nati nella tra­ge­dia dell’Heysel. Da qui in poi, gli stadi ven­nero tra­sfor­mati in pic­cole Disney­land, le fami­glie sosti­tui­rono il pub­blico tra­di­zio­nale, i biglietti rag­giun­sero prezzi esor­bi­tanti, il vec­chio pub­blico venne espulso dagli spalti. A favore del calcio-business cir­co­lano vari argo­menti. Le società hanno i bilanci in ordine, il pub­blico aumenta, non vi sono inci­denti. Pec­cato che il vec­chio pub­blico assi­sta alle par­tite nei pub, in pros­si­mità dei quali, oggi, si veri­fi­cano gli scon­tri che una volta avve­ni­vano nei pressi degli stadi, secondo una vera e pro­pria delo­ca­liz­za­zione della devianza. Gli scon­tri ven­gono deru­bri­cati come risse da pub, merce tra­di­zio­nale dell’Inghilterra del wee­kend, e il pro­blema viene rimosso.

Gli epi­sodi di sabato fanno pen­sare che in Ita­lia stia pren­dendo piede un pro­cesso simile a quello inglese. In un paese in crisi d’identità, in declino eco­no­mico ver­ti­cale, stor­dito da trent’anni di ber­lu­sco­ni­smo, lo sta­dio è rima­sto l’unico luogo dove si aggre­gano rego­lar­mente masse con­si­stenti di per­sone, e dove ven­gono ela­bo­rati e vei­co­lati signi­fi­cati col­let­tivi, ancor­ché discu­ti­bili e con­trad­dit­tori. Que­sta situa­zione, non sol­tanto osta­cola i pro­getti di ristrut­tu­ra­zione del cal­cio come busi­ness, ma, soprat­tutto, fran­tuma la col­tre di otti­mi­smo postic­cio che viene gior­nal­mente som­mi­ni­strata, facendo affio­rare il males­sere e l’inquietudine di un’intera società. Ecco che allora gli ultrà ven­gono tra­sfor­mati nel male supremo della società ita­liana, nell’avamposto dell’inciviltà che non ha a che fare con le regole di con­vi­venza civile, della cor­ret­tezza e della lealtà che per­mee­reb­bero l’Italia odierna.

Pas­sati di moda i migranti, si creano i mec­ca­ni­smi di ampli­fi­ca­zione della devianza nei con­fronti degli ultrà. In altre parole, quando un gruppo sociale viene eti­chet­tato come cri­mi­no­geno, a livello sociale e poli­tico ven­gono intra­prese una serie di con­dotte atte a mar­gi­na­liz­zarlo, che vanno dalle misure repres­sive alla stig­ma­tiz­za­zione dell’opinione pub­blica. Dal varo dei Daspo alla tes­sera del tifoso, sino a misure ves­sa­to­rie quali quelle di richiu­dere i tifosi ospiti all’interno dello sta­dio fino ad un’ora dopo la fine della par­tita, si agi­sce da anni nella dire­zione della cri­mi­na­liz­za­zione degli ultrà davanti all’opinione pub­blica. Ormai gli incon­tri di cal­cio ven­gono per­ce­piti come eventi gra­vidi di ten­sione sociale, nocivi per l’ordine pub­blico, che richie­dono mas­sicce azioni repres­sive. Allo stesso tempo, aumenta il senso di fru­stra­zione da parte degli ultrà, non­ché il loro risen­ti­mento nei con­fronti delle forze dell’ordine e del resto della società, anche a fronte di epi­sodi come i casi San­dri e Bagna­resi. E’ pro­prio all’interno di que­sto sce­na­rio di allarme per­ma­nente, che esclude ogni mar­gine di nego­zia­zione, a creare i pre­sup­po­sti per epi­sodi come quello di sabato, che pure non è ascri­vi­bile agli ultrà, bensì alla scelta di un sin­golo. Ma ormai il mondo della tifo­se­ria orga­niz­zata viene dipinto come la corte dei mira­coli della società ita­liana, dove imper­ver­sano la camorra e i traf­fici ille­citi, un capo ultrà che ha pre­ce­denti penali già rego­lati e un padre pre­sunto (?) camor­ri­sta viene clas­si­fi­cato col suo sopran­nome, e la libertà di opi­nione diventa un cri­mine, non tenendo conto che Spe­ziale si pro­clama inno­cente e la sua con­danna ha destato più di una per­ples­sità. Ma tant’è. Vogliamo il modello inglese…

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