InfoAut
Immagine di copertina per il post

Rap dalla Striscia

di Alessandra Fava per Il Manifesto

In pubblico non possono suonare neppure a Gaza, dove vivono. Se fanno un concerto Hamas stacca la luce (almeno loro pensano sia andata così tre settimane fa). Eppure basta che mandino un sms e si materializzano centinaia di fan. Alla chetichella. Come fosse un rave party. Su Facebook hanno diecimila contatti. Si chiamano Darg Team come Da Arabian Revolution Guys, fanno un hip-hop «all’ottanta per cento politico» e sono una faccia della nuova rivoluzione palestinese. Viaggiano sull’onda del movimento del 15 marzo, di quello del 5 maggio, le nuove forme di protesta pacifista che circolano su Twitter, Internet e sulle bocche della gente. Ieri sera hanno suonato a Genova al «Che Festival» di Music for peace, una onlus genovese che organizza missioni umanitarie in zone di conflitto ed è già stata a Gaza due anni fa distribuendo viveri a 2.400 famiglie e torneranno alla fine del mese con 8 container. «Darg Team ha scritto una canzone per Vittorio Arrigoni, lui doveva essere qui con noi il 2 giugno. È come avercelo portato», commenta Stefano Rebora, fondatore e presidente.
A parlare per il Darg è invece Fadi M. Bakheet, art director del gruppo, 29 anni. «Siamo in otto tra i 24 e i 29 anni, tre stanno sul palco (Sam, Mady e Bess che hanno fondato il gruppo nel 2004), uno fa foto. Tutti scriviamo pezzi e musiche, poi discutiamo, riscriviamo finchè esce fuori quello che sentiamo».
Da dove nasce quel «Da»?

È uno scherzo linguistico, su The, tha inglese che diventa Da.

È la seconda volta che uscite da Gaza in tournèe. Che cosa avete in scaletta?

I nostri sono tutti pezzi hip-hop, in arabo. Nella scaletta abbiamo messo Unadikum, un pezzo libanese molto famoso di Ahmed Qabour e Tawfiq Zayyad. L’abbiamo riarrangiata e dedicata a Vittorio Arrigoni. Vittorio la cantava sempre, la faceva cantare alla gente nelle manifestazioni. Ci sembra ilmodo migliore di ricordarlo.

In Italia tanti hanno cercato di trovare una chiave di lettura al suo omicidio. Che cosa ne pensate?

La morte di Vittorio è stato un evento veramente tragico. Per noi era era un palestinese, non un occidentale. Protestava con noi, viveva con noi, era uno della famiglia. La notte che fu rapito tutta Gaza s’è svegliata ed è andata dal ministro dell’interno a chiedere che cercasse di liberarlo. Queste azioni a Gaza sono inaccettabili. Pensiamo che ci sia stata una regia, non palestinese. Sembra un lavoro del Mossad. E la gente di Gaza non ha mai accettato questo omicidio.

Puoi tradurre qualche frase di Unadikum?

«I palestinesi piangono la tua morte, caro fratello. Che tu possa riposare in pace. Non ti dimenticheremo mai. Scriverò parole di resistenza su tutti imuri del mio cervello, come fossero tatuaggi». È una canzone che tutti conoscono, è proprio una canzone della rivoluzione in atto. Un’altra nostra canzone, Long Live Palestine dice «non avere paura, non essere spaventato, c’è un domani luminoso. Dammi una penna e scriverò il mio dolore e ti spiegherò che cosa penso attraverso i miei testi. Le nostre case vengono distrutte, i bambini sono senza casa, ma il nostro spirito vive e questo è un dono di Allah. Vivere sotto assedio a Gaza, mi dà il coraggio per tentare di spezzarlo. Gaza vive dentro di me». Un’altra si chiama Demactory, parla del fatto che a Gaza non c’è nè democrazia, nè dittatura (da qui l’acronimo che abbiamo inventato) e che da normali elezioni siamo finiti in un regime con dei tipi appiciccati alle loro sedie, proprio quello che anche gli altri arabi contestano.

Che cosa sta succedendo al movimento dei giovani palestinesi, tipo il 15 marzo?

Va avanti. Nel mondo arabo è in atto una vera primavera. Ci sono i ragazzi del 15 marzo, del 5 maggio, ci sono vari movimenti giovanili a Gaza e nei territori occupati. Tentano una riconciliazione intergenerazionale e sopratuttto, ragazzi e ragazze, vogliono dimostrare che sono in grado di fare qualcosa e uno dei successi è la riconciliazione tra Hamas e Fatah. Come Darg team partecipiamo a tutte le azioni, siamo un piccolo gruppo, ma possiamo fare da collettore naturale. Siamo attivi nelle social commmunity e le nostre canzoni vengono ascoltate da tutti. Tra la Palestina e l’estero abbiamo raggiunto 10mila contatti su Facebook.

Le canzoni di un rapper tunisino sono vietate nel suo paese. Che cosa succede con le vostre a Gaza?

A Gaza non ci sono diritti d’autore. Ma il governo usa il pugno di ferro, ti seguono, ti osservono e cercano di prevenire. A partire dal 2009, cinque anni dopo la fondazione del nostro gruppo, ci hanno detto che non potevamo fare più musica e che ci avrebbero tenuto d’occhio. Noi ce ne siamo fregati e abbiamo continuato a fare musica. È difficile spiegare come funziona Gaza. Possono impedirci di fare concerti in pubblico, non di mettere la nostra musica in rete. E così abbiamo usato Internet anche per ospitare artisti stranieri nelle nostre canzoni e abbiamo continuato a fare piccoli concerti privati.

Piccoli in che senso?

Lo scorso anno ad aprile abbiamo mandato un po’ di sms in giro per un concerto in un albergo di Gaza City. Alla fine ci siamo trovati in 200 e passa. L’ultimo concerto tre settimane fa è stato pubblico, abbiamo suonato per il convoglio italiano. Purtroppo la corrente è andata via molte volte. Siamo convinti che siano stati quelli Hamas.

In che cosa sperate?

Vogliamo la libertà per la Palestina non solo per Gaza. Andremo avanti con la resistenza pacifica, continueremo a scrivere testi, invitare gente a Gaza e cercare di raggiungere più gente possibile per influenzare le decisioni mondiali e finalmente trovare un equilibrio per il Medio oriente. Per il resto siamomolto ambiziosi, vogliamo essere fra gli autori della cultura moderna palestinese e vorremmo che la musica diventasse la nostra carriera.

I Darg suonano stasera a Torino. Poi Milano, Bologna, Firenze, Urbino, Roma, Trento. Il 20 luglio contano di essere a piazza Alimonda, dieci anni dopo la morte di Carlo Giuliani. Sotto la Mole suoneranno stasera nella due giorni per Radio Blackout al csoa Gabrio. www.radioblackout.org

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

darg teamgazarapstriscia

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Difendiamo Franco Costabile e la sua poetica dallo sciacallaggio politico!

Caroselli, feste, litigate e sciacallaggi. Sono quest’ultime le condizioni in cui la città di Lamezia si è trovata ad “onorare” il centenario della nascita del grande poeta sambiasino Franco Costabile.

Immagine di copertina per il post
Culture

Lo Stato razziale e l’autonomia dei movimenti decoloniali

Riproponiamo questa intervista pubblicata originariamente su Machina in vista dell’incontro di presentazione del libro “Maranza di tutto il mondo unitevi. Per un’alleanza dei barbari nelle periferie” di Houria Bouteldja, tradotto in italiano da DeriveApprodi, che si terrà presso l’Università di Torino.

Immagine di copertina per il post
Culture

La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza

E’ uscito da qualche mese La bianca scienza. Spunti per affrontare l’eredità coloniale della scienza, di Marco Boscolo (Eris Edizioni). Ne proponiamo un estratto da Le Parole e le Cose.

Immagine di copertina per il post
Culture

Hillbilly highway

J.D. Vance, Elegia americana, Garzanti, Milano 2024 (prima edizione italiana 2017). di Sandro Moiso, da Carmilla «Nonna, Dio ci ama?» Lei ha abbassato la testa, mi ha abbracciato e si è messa a piangere. (J.D. Vance – Elegia americana) Qualsiasi cosa si pensi del candidato vicepresidente repubblicano, è cosa certa che il suo testo qui recensito non potrebbe […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Kamo, Lenin e il “partito dell’insurrezione”

Emilio Quadrelli, L’altro bolscevismo. Lenin, l’uomo di Kamo, DeriveApprodi, Bologna 2024

Immagine di copertina per il post
Culture

Prefazione di Premières Secousses, il libro di Soulèvements de la Terre

Abbiamo tradotto la prefazione del libro dei Soulèvements de la Terre dal titolo Premières Secousses, uscito ad aprile per le edizioni La Fabrique.

Immagine di copertina per il post
Culture

Festa di Radio Onda d’Urto – Il programma

Da mercoledì 7 a sabato 24 agosto 2024 in via Serenissima a Brescia 18 serate di concerti, dibattiti, djset, presentazioni di libri, enogastronomia, spazio per bambine-i…

Immagine di copertina per il post
Culture

Marx: scomodo e attuale, anche nella vecchiaia

Marcello Musto, professore di Sociologia presso la York University di Toronto, può essere considerato tra i maggiori, se non il maggiore tra gli stessi, studiosi contemporanei di Karl Marx.

Immagine di copertina per il post
Culture

Immaginari di crisi. Da Mad Max a Furiosa

Per quanto diversi siano i film della saga, ad accomunarli è certamente la messa in scena di un “immaginario di crisi” variato nei diversi episodi in base al cambiare dei tempi, dei motivi, delle modalità e degli sguardi con cui si guarda con inquietudine al presente ed al futuro più prossimo.

Immagine di copertina per il post
Culture

Le monde est à nous

Rap e seconde generazioni: dare voce ai senza voce

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Basta armi a Israele! Contro l’Occidente genocida, colonizzatore e guerrafondaio! Resistenza fino alla vittoria!

Di seguito pubblichiamo l’appello per la manifestazione regionale di sabato 16 novembre che si terrà a Torino.

Immagine di copertina per il post
Editoriali

Sul dibattito verso il 5 ottobre

Fatichiamo a comprendere il dibattito che si è aperto in vista del corteo del 5 ottobre contro il genocidio in corso a Gaza.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gli attacchi missilistici di Hezbollah causano “distruzione massiccia” nel nord di Israele, mentre gli aerei da guerra sionisti scatenano il caos nel sud del Libano

Il 19 settembre gli aerei da guerra israeliani hanno lanciato attacchi pesanti e indiscriminati nel sud del Libano, mentre Hezbollah ha alzato il tiro contro le colonie ed i siti militari israeliani del nord.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Esplosioni in Libano: si apre un nuovo capitolo del genocidio

Dopo le prime esplosioni di migliaia di cercapersone in dotazione a membri di Hezbollah avvenute in Libano, un’ulteriore ondata di esplosioni in contemporanea, di walkie talkie e pannelli fotovoltaici, è stata segnalata dai media libanesi nei giorni scorsi, causando la morte di almeno 20 persone e ferendone a migliaia, anche in Siria.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Elezioni in Regno Unito. L’analisi del voto e gli scenari di scontro possibile

Abbiamo chiesto a George, del collettivo politico e d’inchiesta militante Notes From Below, una panoramica sui risultati delle elezioni in UK e sulle conseguenze politiche per l’area britannica.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Quella di ieri è stata una giornata di lotta potentissima per l’Intifada studentesca!

Siamo partitə da Palazzo Nuovo occupato con un corteo di 2000 persone che si è ripreso le strade della città alzando il grido “Palestina libera”.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La preghiera del venerdì a Palazzo Nuovo : un bel bagno di realtà.

Cosa ci insegna la Palestina. Questo è stato il contenuto politico del discorso di Brahim Baya a Palazzo Nuovo occupato all’interno del momento di preghiera di venerdì scorso tenutosi in Università.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Unito: la vergogna delle esternalizzazioni crea precarietà alle lavoratrici.

Nel lottare per la liberazione del popolo Palestinese non vogliamo chiudere un occhio davanti allo sfruttamento dei lavorator3 esternalizzat3 di Unito.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Università per Gaza (encore)

Puntata speciale in diretta da Palazzo Nuovo a Torino, facoltà occupata da alcuni giorni all’interno dell’ondata di mobilitazioni partita dai campus statunitensi e giunta nelle ultime settimane in Europa

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Siamo di fronte al movimento studentesco globale della nostra epoca?

Le mobilitazioni in sostegno alla Palestina che attraversano le università in tutto il globo stanno indicando alcune questioni fondamentali.