Renzi il piazzista
L’epiteto non è certo nuovo. Tutto, nella retorica politica del premier, evoca il commerciale che cerca di piazzare un prodotto difettoso gettando fumo negli occhi del cliente: le espressioni roboanti, la vacuità delle questioni affrontante, l’ormai celebre shishenglish, la manipolazione maldestra.
Fino a qui niente di strano, si dirà, solo l’ennesima declinazione del marketing come politica nelle forme in cui Renzi ci ha abituato fin dalla Leopolda. Ma il grottesco gesticolare del premier non dovrebbe distrarci dal porsi una fondamentale domanda: ma questo, che ci sta vendendo? Perché Renzi, spesso e volentieri, non vende solo fumo come ogni buon politico…
Ne parlava già Luca Sappino sull’Espresso qualche mese fa: “Matteo Renzi è il primo premier che usa se stesso, e l’istituzione che rappresenta, per promuovere alcuni prodotti”. Oggi ce ne dà l’ennesima dimostrazione durante la sua prima uscita pubblica dell’anno. Durante la mattinata Renzi ha partecipato a una sorta di mega-evento pubblicitario in occasione del lancio alla borsa di Milano del titolo Ferrari. Cosa di per sé già singolare: il Presidente del consiglio che taglia il nastro a una quotazione in borsa di un’azienda privata, come fosse l’inaugurazione di una scuola o un ospedale…
Signolare ma non certo nuova. Ogni apparizione pubblica di Renzi si accompagna con un’operazione di pubblicità occulta per gli imprenditori amici (di product placement per utilizzare un termine sicuramente più congeniale alla neo-lingua renziana). Due anni di Renzi premier ci regalano dei risultati da best seller della ditta. Ci sono gli spot per l’amico di sempre, Oscar Farinetti, il patron di Eataly. Renzi-piazzista gli offre un siparietto con l’arrivo di pizza e panini in mezzo alla prima riunione della sua nuova segreteria PD, dopo aver inaugurato, ancora da sindaco, lo store di Firenze
Ma per le aziende di Oscar ci sarà anche anche uno spettacolino nel cortile di palazzo Chigi col logo della Grom in bella vista
E poi Renzi-piazzista che fa la sua marketing-gag sulla Moncler e i paninari, Renzi-piazzista che si fa fotografare sul tapis-roulant della Technogym dell’amico di Leopolda…
Renzi-piazzista col logo Fiat dell’amico Marchionne in bella vista all’inaugurazione della variante di Valico…
Ultima in data proprio l’apparizione di oggi alla quotazione Ferrari. Ovviamente, durante la conferenza stampa di lancio (del prodotto? Del governo? Delle azioni?) Renzi-piazzista si spertica in paralleli tra la macchina Italia e le rosse, con un paese che dovrebbe “scendere in pista e correre”. È anche l’occasione per un elogio ai meccanismi di mercato (“non è una minaccia”) e la globalizzazione (“una grande opportunità”).
Partendo dai patetici sotterfugi di Renzi-piazzista, giusto un paio di considerazioni.
La prima è sul bilancio che, a posteriori, possiamo tirare con sempre più chiarezza rispetto all’operazione rottamazione. Una transizione più economica che parlamentare, e che ci appare oggi essenzialmente come un avvicendamento all’interno della classe imprenditoriale italiana, con i relativi nuovi equilibri dei meccanismi clientelari.
La seconda è sul mutamento del rapporto pubblico-privato, con un Presidente del consiglio che può ormai fare tranquillamente il commerciale per il grande capitale italiano senza che ciò susciti alcun tipo di obiezione in tutto l’arco parlamentare. La retorica del made in italy diventa, in questo senso, un elemento sempre più centrale nel promuovere uno sciovinismo interclassista che spazzi via qualsiasi fastidioso dubbio sulla distribuzione della ricchezza all’interno del paese. Dalla crescita chi ci guadagna?
“Nel 2016 smettiamo di recuperare i ritardi e cominciamo a correre più degli altri” ha concluso oggi Renzi. I profitti degli amici, c’è da star sicuri, andranno forte. Quanto al resto…
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