Via libera al decreto “antiterrorismo”. Ecco in che cosa consiste
Il consiglio dei ministri ha dato via libera al decreto antiterrorismo, ma il testo ancora non è visionabile. Per ora possiamo affidarci alle parole del ministro degli interni Angelino Alfano, il guardasigilli Andrea Orlando e la ministra della difesa Roberta Pinotti che durante la conferenza stampa hanno presentato il decreto appena licenziato dal cdm.
Il ministro Alfano: ” State sereni”. Con il decreto anti-terrorismo “vengono rafforzate la prevenzione e la repressione delle minacce terroristiche anche internazionali: rendere l’Italia un posto sicuro nel quale vivere sereni è l’obiettivo di questo decreto”, ha spiegato il ministro dell’Interno Angelino Alfano, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri che ha licenziato il decreto. ” Ci fa piacere sottolineare – ha proseguito – che se il presidente Mattarella vorrà sarà questo il primo decreto del nuovo presidente della Repubblica. Nel suo discorso ha dedicato ampio spazio al tema del terrorismo internazionale, ricordando che lo Stato deve assicurare il diritto a una vita serena e libera dalla paura”.
Superprocura antiterrorismo accorpata a quella antimafia. Sempre durante la conferenza stampa il ministro Orlando ha annunciato che l’Italia avrà una Procura nazionale antiterrorismo, ma all’interno della stessa Procura antimafia. “L’Italia – ha spiegato Orlando – non aveva una struttura coordinata a livello centrale: l’avrà con un riferimento nella Procura nazionale antimafia. Non abbiamo ritenuto necessario costituire una nuova entità, ci sarà la Procura nazionale antimafia e anti terrorismo”.
Stretta sul web e dintorni. Nel decreto antiterrorismo – oltre alle pene per chi combatte all’estero – c’è anche una stretta sul web: sarà stilata una black list dei siti che inneggiano al terrorismo . “Procederemo all’oscuramento dei siti sospettati di appoggiare le attività terroristiche, sotto l’autorizzazione dell’autorità giudiziaria – ha detto sempre Alfano – prevediamo pene severe per chi istiga o fa proselitismo”. Per quanto riguarda l’arresto di chi va a combattere all’estero – ha precisato sempre il ministro degli interni – verranno puntiti chiunque vada a combattere in terra straniera avendo finalità terroristiche. E qui rimane un dubbio al quale il ministro non ha saputo rispondere : oltre al terrorista che va a combattere assieme alle organizzazioni come l’Isis, verrà punito anche chi si unisce a forze che combattono l’Isis come i gruppi che fanno capo al Pkk nel Kurdistan Iracheno? Sappiamo che il pkk, attualmente, è considerato dalla comunità internazionale un’organizzazione terroristica.
Le missioni umanitarie per combattere l’Isis. Nel decreto si prevede la proroga delle missioni umanitarie. “Nel decreto c’è la proroga missioni, ma ce n’è una importante contro l’Isis, in Ira”, ha detto il ministro della Difesa, Roberta Pinotti, sempre nel corso della conferenza stampa a Palazzo Chigi. “La partecipazione dell’Italia nella missione anti Isis c’è stata subito con l’invio di armi, ma abbiamo deciso di impegnarci con 280 addestratori e 80 consiglieri militari e amministratori. Siamo poi presenti con mezzi aerei e in tutto sono più di 500 le presenze, tra forze terrestri e forze dell’Aeronautica”, ha aggiunto Pinotti.
Potere maggiore ai prefetti e libertà maggiore di espulsione. Le espulsioni saranno più facili e basati esclusivamente sui sospetti, aumentando il potere ai prefetti. Con il decreto, ha spiegato Alfano, “abbiamo affermato il principio che si può seguire nei confronti dei sospettati di terrorismo lo stesso sistema di regole che si usano per i sospettati per mafia”. Sono stati inoltre rafforzati i poteri di espulsione dei prefetti nei confronti di stranieri sospetti e quelli per il ritiro del passaporto e di documenti validi per espatrio. Il ministro ha anche annunciato che sono 15 le espulsioni di soggetti sospettati di radicalizzazione con finalità di terrorismo.
Super potere ai servizi segreti, liberi di uccidere e circolare liberamente nelle carceri. Il capitolo più controverso del decreto riguarda i servizi segreti. Secondo delle indiscrezioni il testo del decreto antiterrorismo è stato approvato dal Cdm, compreso il passaggio riguardante l’aumento dell’immunità- ma non solo- nei confronti dei nostri 007. In pratica si prevedono maggiori poteri ai servizi segreti per fronteggiare il terrorismo, compreso maggiore immunità. In gergo, le chiamano “garanzie funzionali”. Significa il potere degli agenti speciali di violare la legge pur di arrivare al risultato. La legge 124 del 2007 prevede già una procedura specifica: previa autorizzazione del presidente del Consiglio, l’agente dei Servizi può essere autorizzato a commettere reati. Ma mai di quelli troppo gravi come ad esempio l’omicidio. Nel caso dovessero aumentare le cosiddette “garanzie funzionali”, i nostri 007 potrebbero avere la licenza di uccidere. Ma non solo. Come abbiamo già anticipato su Il Garantista, verrà eliminato uno dei paletti considerati “ingombranti”: ovvero dare la possibilità ai servizi segreti di operare sotto copertura all’interno delle carceri. Cosa vuol dire? In pratica, un agente – sempre se il decreto verrà tramutato in legge- potrebbe mantenere la sua personalità di copertura anche se arrestato, se interrogato e se condotto in carcere. Per ora, ricordiamo, ciò non avviene perché la legge n.124 del 2007 lo vieta espressamente.
Per questo vale la pena ricordare la genesi della legge attuale che dà poteri agli 007, ma nello stesso tempo prevede dei paletti ben precisi per non comportare una delle tante deviazioni dei servizi segreti nostrani che nella storia recente ha avuto.
Genesi della legge sui 007 che il decreto antiterrorismo vorrebbe stravolgere. La legge in questione, la n.124 del 2007, è denominata legge di riforma dell’intelligence italiana; la normativa venne varata dall’allora Governo Prodi con un ampio consenso parlamentare e andò a riformare in modo sostanziale i Servizi Segreti italiani. La revisione precedente del settore era avvenuta trent’anni prima, nel 1977.
Entrando nello specifico di quella normativa si andò a modificare il funzionamento dei Servizi, alla luce dell’evidente mutato contesto storico e politico internazionale, che era ancora basato sul modello della legge del 1977 nata in piena Guerra Fredda; ovvero, due servizi distinti e dipendenti da altrettanti ministeri (Difesa e Interni) sui quali il Governo e il Parlamento avevano un controllo limitato.
Si parla naturalmente del Servizio Segreto di informazione interamente militare (SISMI) focalizzato sulle questioni internazionali e del Servizio Segreto di informazione civile (SISDE) impegnato maggiormente al contrasto di terrorismo ed eversione.
Con la legge del 2007 si andò a creare un dipartimento per la sicurezza posto presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri e si andò a sostituire i due precedenti servizi con altrettante agenzie nuove: l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (AISE) e l’Agenzia informazioni e sicurezza interna (AISI).
Si andava quindi a creare una differenziazione su base territoriale andando oltre alla precedente distinzione tra competenza militare e civile. Nacque anche il Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica che andò a sostituire il precedente Copaco (Comitato Parlamentare di Controllo sui Servizi Segreti).
Il Copasir venne istituito come organo bicamerale, ovvero formato da 5 senatori e altrettanti deputati tutti scelti in modo da garantire una parità della rappresentanza di maggioranza e opposizione. Il presidente è, per legge, un esponente dell’opposizione.
La riforma del 2007 ha conferito al Copasir una serie di poteri soprattutto in materia di controllo; si tratta di funzioni piuttosto rilevanti, a differenza dell’allora Copaco.
Con la riforma dell’intelligence avvenuta nel 2007 si andarono a definire tutta una serie di garanzie funzionali per gli agenti; una sorta di regole di ingaggio che vanno a prevedere la possibilità di compiere una serie di reati senza il rischio di essere puniti se questi atti sono indispensabili alle finalità dei Servizi. Condotte illecite che devono essere autorizzate o dal presidente del Consiglio o dall’Autorità delegata alla materia.
La non punibilità per reati commessi per raggiungere obiettivi inerenti le missioni affidatagli non riguardano casi di “delitti diretti a mettere in pericolo o a ledere la vita, l’integrità fisica, la personalità individuale, la libertà personale, la libertà morale, la salute o l’incolumità di una o più persone”.
In sostanza tutta una serie di paletti che adesso, sull’onda emotiva degli attentati da parte di terroristi islamici, si sta tentando di eliminare per fornire ulteriori armi in dotazione agli agenti segreti italiani.
Damiano Aliprandi
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