InfoAut
Immagine di copertina per il post

Zumbi, lo Spartaco nero

Fu il più emblematico dei Quilombo e il suo mito divenne un simbolo (sempre attuale) della lotta degli africani contro la schiavitù.

I Quilombo erano comunità politicamente indipendenti fondate da schiavi evasi. In Brasile ne furono fondate diverse, composte da decine di migliaia di persone. Gli schiavi appartenevano ad etnie assai differenti, ma nel Quilombo vivevano fraternamente sulla base di una forma di comunismo primitivo. Il Quilombo dos Palmares era il più importante e numeroso, circa 8000 persone, il più organizzato, e resistette 67 anni agli attacchi dell’esercito schiavista portoghese.

Era insediato nella zona ad ovest di Salvador de Bahia, oggi stato dell’Alagoas, ed occupava un territorio grande quanto il Portogallo. Nel 1630 gli olandesi invasero la regione del nordeste del Brasile e gli schiavi delle piantagioni di canna da zucchero ne approfittarono per fuggire. Nel 1644 gli olandesi tentarono di distruggere il Quilombo di Palmares ma vennero respinti dai quilombolas. Nel 1654 i portoghesi cacciarono gli olandesi dal nordeste.

Nello stesso anno nacque Zumbi, il capo leggendario della resistenza dei Quilombos. Ancora bambino viene rapito dai soldati portoghesi e venduto ad un prete gesuita, a Porto Calvo, servendo il quale impara portoghese e latino. A 15 anni fugge e torna a Palmares dove, nello stesso anno suo zio, Ganga Zumbi diventa mocabo (leader) del Quilombo.

Nel 1675 Zumbi si dimostra un grande organizzatore militare contro i portoghesi che, dopo una sanguinosa avanzano nel territorio del Quilombo. Dopo una ritirata di cinque mesi l’esercito degli ex-schiavi contrattacca ed obbliga i portoghesi a ritirarsi a Recife. Zumbi è uno dei capi principali dell’esercito nero, ha vent’anni. Nel corso della lotta di assiste alla nascita di nuovi quilombos, detti mocambo (città), insediamenti protetti da muri di palizzate. Il mocambo principale era nella Serra da Barriga, detto Cerca do Macao, ma sorsero anche Sucupira, Tabocas, Zumbi, Osegna Acotirene, Dambrapanga, Sabalangà, Andalaquituche, ecc. ed altre città ciascuna delle quali comprendeva intorno agli 8000 abitanti.
Tutte queste città di ex schiavi erano federate ed interdipendenti, rette da una forma di comunismo primitivo. Palmares si estendeva dal confine sinistro di São Francisco fino al capo di São Agostinho, era una repubblica con una rete di undici città (mocambos). Nel 1678, il governatore della Capitania de Pernambuco, stanco del lungo conflitto col Quilombo de Palmares, si riappacificò col leader Ganga Zumba. Fu offerta la libertà a tutti gli schiavi fuggitivi a condizione che il quilombo si sottomettesse all’autorità della corona Portoghese; la proposta fu accettata. Zumbi era contrario ad accettare l’offerta di libertà per le persone del quilombo finché gli altri neri del Brasile fossero rimasti schiavi. Rifiutò la proposta e continuò la lotta contro lo schiavismo, spodestando Ganga Zumba, divenendo il nuovo leader del Quilombo di Palmares.

Il Quilombo continuò ad esistere per altri 15 anni, divenendo la meta di tutti gli schiavi evasi del Brasile. La speranza di raggiungere il Quilombo e la libertà, alimentava evasioni sempre più massicce. Nel Quilombo venne ripristinata la religione originaria dei popoli africani, il Candomblè, il culto degli orixas, rifiutando il credo dei colonialisti.

Il danno per l’impero portoghese era immenso e grande era il rischio che l’esistenza del Quilombo alimentasse la fine della schiavitù in tutti i paesi che la praticavano. Inoltre il fatto che una intera popolazione vivesse in repubblica e senza un regime di proprietà privata rendeva inquiete le classi dominati, e la Chiesa portoghese, la più retriva ed oppressiva, faceva pressioni affinché si mettesse fine ad una “repubblica di pagani”. Dopo 15 anni di leadership di Zumbi, fu ordinato al bandeirante di San Paulo, Domingos Jorge Velho, di invadere il Quilombo ed il 6 febbraio del 1694 la capitale di Palmares, Macaco, fu distrutta e Zumbi ferito.

L’esercito portoghese, formato in maggioranza da mercenari ed ex detenuti e benedetto dalla Chiesa, disponeva di navi, cannoni, armi da fuoco ed aveva l’ordine di non fare prigionieri. Non vi fu pietà per nessuno: anziani, donne bambini furono fucilati nel mucchio o finiti a colpi di pugnale. Zumbi fu infine catturato in un’imboscata nella Serra dos Irmãos (“foresta dei fratelli”); pugnalato, resistette, ma fu giustiziato insieme ad altri 20 guerrieri due anni dopo nella battaglia tenutasi il 20 novembre 1695. La sua testa fu tagliata e staccata ed il suo pene inserito nella bocca. A Recife la testa fu esposta in una piazza pubblica (Praça do Carmo) per impaurire gli schiavi e smentire la leggenda secondo cui Zumbi fosse immortale. Il 14 marzo 1696 il governatore di Pernambuco Caetano de Melo e Castro scrisse al re del Portogallo: “Ho chiesto che fosse esposta la sua testa nel posto più in vista di questa piazza per impaurire i neri che per superstizione ritengono Zumbi immortale.”

Nell’immaginario collettivo Zumbi divenne lo Spartaco dei popoli neri: nel 1995 la data della sua morte fu adottata come giorno della Coscienza Negra. Zumbi viene ricordato nella musica popolare brasiliana: Jorge Ben Jor gli ha dedicato musica e versi di incredibile bellezza e Caetano Veloso lo ha citato nei versi finali del suo “Sampa”.

di Lucio Garofalo

da pane-rose.it

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Culturedi redazioneTag correlati:

brasilecolonialismoQuilombosschiavitùSpartacoSpartaco nerosud AmericaZumbiZumbi dos Palmares

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Culture

Il primo vertice antiterrorismo internazionale – Roma 1898

Un evento spesso trascurato dalla storiografia italiana, anche da quella che si è occupata del movimento operaio e delle sue lotte, ma che obbliga a riflettere su una serie di nodi ancora tutti da sciogliere

Immagine di copertina per il post
Culture

Frankenstein, quel mostro nato dalle ombre oscure della guerra

Al mostro viene negato un nome e una individualità, esattamente come al proletariato

Immagine di copertina per il post
Culture

“No Comment”: i Kneecap tornano a colpire con Banksy

Dalla Belfast ribelle al cuore dell’establishment londinese, i Kneecap tornano a colpire.

Immagine di copertina per il post
Culture

Israele sull’orlo dell’abisso

Ilan Pappé, La fine di Israele. Il collasso del sionismo e la pace possibile in Palestina, Fazi Editore, Roma 2025, pp. 287

Immagine di copertina per il post
Culture

Se la Cina ha vinto

Se l’obiettivo di un titolo apodittico come “La Cina ha vinto” è convincere il lettore della validità della propria tesi, Alessandro Aresu vi riesce pienamente.

Immagine di copertina per il post
Culture

Mala tempora currunt

Don’t let this shakes go on,It’s time we have a break from itIt’s time we had some leaveWe’ve been livin’ in the flames,We’ve been eatin’ out our brainsOh, please, don’t let these shakes go on(Veteran of the Psychic Wars, 1981 –Testo: Michael Moorcock. Musica: Blue Oyster Cult) di Sandro Moiso, da Carmilla Che per l’Occidente […]

Immagine di copertina per il post
Culture

Bolivia in fiamme: dentro un ecocidio latinoamericano

Bolivia Burning: Inside a Latin American Ecocide è un documentario di 52 minuti di The Gecko Project che porta gli spettatori all’interno di una delle crisi ambientali più sottovalutate al mondo: la rapida distruzione delle foreste in Bolivia.

Immagine di copertina per il post
Culture

Scolpire il tempo, seminare il vento, creare antagonismo

Siamo la natura che si ribella!, ammonisce con efficace sintesi uno striscione no-tav esprimendo un radicale antagonismo nei confronti del mortifero sfruttamento capitalista patito dall’essere umano e dalla natura, di cui è parte.

Immagine di copertina per il post
Culture

Al mio popolo

Lo scorso 25 settembre è deceduta a Cuba Assata Shakur, importante membro delle Pantere Nere prima, della Black Liberation Army poi.

Immagine di copertina per il post
Culture

Sport e dintorni – A proposito di Italia-Israele di calcio e della neutralità dello sport

La retorica dello sport come ambito da mantenersi separato dal resto della realtà presuppone che quanti lo praticano o lo seguono operino una sorta di momentanea sospensione dal mondo a cui pure appartengono, sospensione che riappacifica, durante le gare, le conflittualità e le brutalità quotidiane.

Immagine di copertina per il post
Formazione

HUB DI PACE: il piano coloniale delle università pisane a Gaza

I tre atenei di Pisa – l’Università, la Scuola Normale Superiore e la Scuola superiore Sant’Anna – riuniti con l’arcivescovo nell’aula Magna storica della Sapienza, come un cerbero a quattro teste.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Brasile. La Marcia Mondiale per il Clima riunisce 70.000 persone a Belém e chiede giustizia climatica: «Noi siamo la risposta»

Un incontro storico dà voce ai popoli che non sono stati ascoltati negli spazi ufficiali della COP30.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: gli indigeni dell’Amazzonia si invitano al vertice sul clima

Gli indigeni della tribù Kayapó, sostenuti da centinaia di manifestanti, hanno organizzato un’azione di protesta all’interno della “zona verde” della COP30.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

III e IV giorno dell’Incontro Internazionale delle Comunità Danneggiate dalle Dighe, dalla Crisi Climatica e dai Sistemi Energetici

Sotto il sole amazzonico, un gruppo composto da militanti di 45 paesi ha intrapreso questa domenica (9/11) una traversata simbolica attraverso le acque della Baía do Guajará, a Belém (PA).

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: la destra bolsonarista dietro la strage nelle favelas, Lula in difficoltà

Il 28 ottobre scorso circa 140 persone, di cui 4 agenti, sono state uccise e un centinaio sono state arrestate nel corso di un assalto condotto da 2500 membri della Polizia Civile e della Polizia Militare brasiliane

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

COP30: Cosa aspettarsi dal vertice mondiale sui cambiamenti climatici

Con il ritiro degli Stati Uniti e la cautela della Cina, la conferenza in Brasile metterà alla prova la capacità del mondo di rispettare l’Accordo di Parigi e gli obiettivi finanziari

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Gaza è Rio de Janeiro. Gaza è il mondo intero

Non ci sono parole sufficienti per descrivere l’orrore che ci provoca il massacro di oltre 130 giovani neri, poveri, uccisi dalla polizia di Rio de Janeiro, con la scusa di combattere il narcotraffico.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Trump all’attacco dell’America Latina con la scusa della “guerra alla droga”

La tensione nei Caraibi ed in America Latina si fa sempre più alta. Alcune note per comprendere quanto sta succedendo.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Brasile: solidarietà internazionalista, João Pedro Stédile spiega la posizione del MST sul Venezuela

João Pedro Stédile, nell’intervista che ha concesso a Rádio Brasil de Fato, spiega la posizione politica del Movimento dei Lavoratori Rurali Senza Terra (MST) di fronte alla situazione in Venezuela.