InfoAut
Immagine di copertina per il post

Israele-Iran è guerra totale: appunti per orientarci

Domenica 15 giugno 2025. 

Com’è noto, nella notte tra giovedì 12 e venerdì 13 giugno, Israele ha massivamente attaccato l’Iran. L’offensiva ha avuto successo colpendo innumerevoli basi scientifiche e militari, portando alla morte di figure chiave dell’establishment politico (capo dello stato maggiore e capo dei pasdaran) nonché di almeno nove scienziati chiave del programma nucleare iraniano. 

Nonostante l’attacco fosse addirittura noto al pubblico internazionale, dopo che tutti i notiziari del mondo hanno riportato la richiesta di evacuazione emanata dalla Casa Bianca del personale statunitense dall’Iraq, le forze militari israeliane sembrano essere riuscite a mettere a segno tutti gli obiettivi preventivati. 

La risposta dell’Iran, a differenza di quanto successo nell’aprile 2024, è stata immediata con il lancio di oltre 100 missili balistici verso Israele ma sicuramente meno incisiva rispetto all’attacco da parte israeliana. 

Attacchi e contrattacchi sono proseguiti nella giornata di sabato 14 e nella notte appena trascorsa. 

Si parla per ora di 13 civili morti in Israele e diverse decine di feriti. Mentre in Iran le vittime civili sembrano ammontare ad oltre 150, tra cui 20 bambini. Le operazioni “chirurgiche” israeliane avrebbero portato alla morte di circa 20 militari iraniani di alto grado. 

L’Agenzia Atomica Internazionale (AIEA) per bocca del suo direttore generale Raphael Grossi parla di contaminazione chimica e nucleare in seguito all’attacco dell’impianto di arricchimento di uranio di Natanz. 

Mentre scriviamo, la guerra imperversa, rendendo difficile e forse superflua la cronaca.  

Che lo si guardi con le lenti della diplomazia e del diritto internazionale, che si badi maggiormente all’intensità degli strumenti usati, o che si faccia affidamento alle parole dei leader politici è chiaro che quanto sta avvenendo segna un cambio di passo rispetto al recente passato, consegnando al medio-oriente lo scoppio dell’attesa guerra frontale tra Israele e Iran. 

Nonostante i rapporti di forza siano sempre più evidentemente sbilanciati in favore dello stato sionista crediamo ci sia tutti gli elementi per affermare che questa guerra si protrarrà. 

Il perimetro di sicurezza iraniano non funziona più, il Mossad opera in territorio persiano abilmente e continuativamente come ormai dimostrato innumerevoli volte. Gli F-35 stealth israeliani non hanno problemi ad entrare nello spazio aereo. Nella giornata di sabato Teheran parlava di 3 caccia abbattuti e due piloti presi in custodia. Oggi i Jet distrutti sarebbero addiriturra 10. Isreale nega. Difficile districarsi nelle propagande contrapposte. 

Tuttavia, l’Iran ha il 16° esercito più potente al mondo (global fire power index), conta 90 milioni di abitanti e il regime teocratico degli Ayatollah non sembra presentare opportunità per “rivoluzioni arancioni” che permettano ad Israele e US di liberarsi di loro senza combattere.  

Russia e Cina predicano calma e si sono mostrate più attendiste di quanto si potesse immaginare. Tuttavia, eventuali ipotesi concrete di “regime change” a Teheran potrebbero cambiare le carte in tavola. 

Eppure, se “regime change” dovesse essere, quale forza politica oggi emergente in Iran non perseguirebbe la strada della “bomba” deterrente? 

Lo scoppio della guerra non farà altro che “costringere” gli attori più “moderati” della politica iraniana ad arrendersi alla necessità che l’ottenimento della deterrenza nucleare sia l’unico modo di tutelare non solo l’attuale regime ma l’autonomia stessa del paese. 

Nonostante il colpo subito e quelli che subirà nelle prossime settimane, Netanyahu parla di almeno 15 giorni di offensiva, l’Iran sembra aver la possibilità di continuare il proprio programma nucleare. Solo la variabile di un intervento militare statunitense, magari coadiuvato dai sempre più guerrafondai europei, potrebbe annichilire ogni prospettiva nucleare dell’Iran. Scenari terribili! 

Rigirando le parole di Netanyahu, oggi l’Iran più che Israele affronta una sfida esistenziale. 

Attenzione, il sentiero della guerra è imprevedibile.

Che vada avanti con intensità differenti, che riprendano i negoziati in Oman sul nucleare iraniano, che si giunga ad una tregua, sono tutti scenari plausibili. 

Prevedere gli scenari è utile ma non vincolante, in questo caso crediamo nemmeno prioritario. Infatti, l’orizzonte è chiaro.  Il cambio di passo della guerra come fase attuale della crisi/ristrutturazione capitalista è ormai evidente. 

Attraverso la guerra e il riarmo gli Stati Uniti e l’Europa puntano a prolungare la propria posizione preminente, seppur internamente asimmetrica, in un’economia-mondo capitalista che li vede declinanti. Sono disposti alla guerra, qualsiasi forma essa possa oggi prendere, pur di non rinunciare ai loro privilegi. 

Ucraina e Russia sono in guerra e l’operazione “ragnatela” su suolo russo (1 giugno), che ha portato alla distruzione di un numero non definito di bombardieri, era già stato preludio di un cambio di passo. Il chiaro supporto del Regno Unito, Stati Uniti (?) e chissà chi altro a tale operazione non fa che prospettare la cristallizzazione di quel conflitto se non addirittura una sua deflagrazione.

Israele è in guerra, e gli “occidentali” con lei. Lo sterminio della popolazione palestinese passa in secondo piano per Tel Aviv. Finalmente, sono arrivati alla “testa del cobra”, alla guerra totale. 

Mai come oggi è urgente l’internazionale della pace. Questa parola per tanto tempo ostaggio di liberali, riformisti e preti libera oggi tutto il suo intrinseco antagonismo al regime capitalista. 

Il miglioramento delle condizioni di vita di tutt gli sfruttat del mondo e la pace sono due lati di un’unica equazione. La pace è il nostro programma, dobbiamo praticarla lottando. 

Nella speranza che si moltiplichino appuntamenti spontanei di lotta, il 21 giugno a Roma sono già convocate due manifestazioni nazionali. 

H 14. Porta San Paolo animata da 300 sigle della società civile e da alcuni centri sociali romani https://retepacedisarmo.org/evento/stop-rearm-europe-manifestazione-nazionale/

H 14. Piazza Vittorio animata da Potere al Popolo, USB, e tante altre sigle https://poterealpopolo.org/21-giugno-manifestazione-nazionale-contro-guerra-riarmo-24-maggio-assemblea-nazionale/

Scendiamo in piazza! 

Pace e pane: questo sono le rivendicazione fondamentali degli operai e degli sfruttati”. 

Ti è piaciuto questo articolo? Infoaut è un network indipendente che si basa sul lavoro volontario e militante di molte persone. Puoi darci una mano diffondendo i nostri articoli, approfondimenti e reportage ad un pubblico il più vasto possibile e supportarci iscrivendoti al nostro canale telegram, o seguendo le nostre pagine social di facebook, instagram e youtube.

pubblicato il in Conflitti Globalidi redazioneTag correlati:

Articoli correlati

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ha vinto Kast e il Cile si aggiunge all’ondata di ultradestra

È il primo pinochetista a giungere a La Moneda in democrazia.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

L’economia genocida di Israele è sull’orlo del baratro?

L’economista Shir Hever spiega come la mobilitazione per la guerra di Gaza abbia alimentato un’”economia zombie” che sembra funzionare ma non ha prospettive future.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Nasce “HUB”, un bollettino sulla militarizzazione e le resistenze dei territori

Dal lavoro congiunto di mobilitazione, organizzazione e inchiesta degli ultimi mesi che ha coinvolto diverse realtà e lavoratorə di Pisa, Firenze, Livorno, La Spezia e Carrara nasce il primo numero di “HUB”

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ci stanno preparando alla guerra. E lo fanno contro di noi

Se militarizzano la società e ci chiamano nemici, la risposta è una sola: disertare la loro guerra, sottrarsi alla paura, spezzare il linguaggio che la legittima, difendere lo spazio vivo del dissenso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Venezuela: gli Stati Uniti rivendicano un atto di pirateria nei Caraibi

“Bene, lo teniamo, suppongo”, ha affermato Donald Trump dopo essere stato consultato dai giornalisti sull’uso del greggio della petroliera sequestrata di fronte alle coste del Venezuela.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

La Regione Sardegna apre all’ampliamento della fabbrica di bombe RWM

La fabbrica RWM da anni attiva in Sardegna in una porzione di territorio, il Sulcis, di proprietà della tedesca Rheinmetall, vedrà molto probabilmente il via libera per il suo ampliamento.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Il fumo di Gaza oscura le fiamme della Cisgiordania: il Progetto Coloniale reso permanente

Mentre gli occhi internazionali sono puntati su Gaza, Tel Aviv sta portando avanti la sua più aggressiva campagna di Pulizia Etnica e furto di terre nella Cisgiordania Occupata dal 1948.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Ucraina, prof Carpi: “Gli accordi veri saranno saranno sugli interessi riguardanti la futura ricostruzione”

“Ho poca fiducia che l’Europa possa effettivamente svolgere un ruolo di mediazione; gli europei stanno procedendo in ordine abbastanza sparso.

Immagine di copertina per il post
Conflitti Globali

Contro la falsa “pace” – Manifestazione regionale piemontese

In Palestina la Pace di Trump non è mai esistita, sono state oltre 400 le violazioni della tregua compiute da Israele

Immagine di copertina per il post
Culture

“Una poltrona per due” e il Natale violento del capitale

Perché ogni anno, Una poltrona per due (Trading Places, 1983), di John Landis, viene puntualmente trasmesso dalla televisione italiana in occasione della vigilia di Natale?

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Perde un occhio per un lacrimogeno sparato ad altezza persona: la battaglia di “Lince”

La sera dello scorso 2 ottobre un’attivista di 33 anni ha perso un occhio a causa di un lacrimogeno lanciato ad altezza d’uomo dalle forze dell’ordine.

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Combattere la macchina genocidiaria!

Ripensare il due, la divisione, la rivoluzione

Immagine di copertina per il post
Approfondimenti

Viva Askatasuna! Torino e la deindustrializzazione

Una volta chiamavano Torino la città dell’automobile.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Aska è di chi arriva. Chiedi del 47

In questo momento più del solito, ma non è un fenomeno specifico di questi giorni, sembra esserci una gara a mettere etichette su Aska e sulle persone che fanno parte di quella proposta organizzativa.

Immagine di copertina per il post
Divise & Potere

Sanzioni per lo sciopero generale del 3 ottobre: il governo Meloni prova a vendicarsi

La Commissione di Garanzia sulla legge 146 ha emesso la sua prima sentenza contro gli scioperi dello scorso autunno, facendo partire una prima pesante raffica di sanzioni contro l’agitazione che è stata proclamata senza rispettare i termini di preavviso a causa dell’attacco che stava subendo la Flotilla.

Immagine di copertina per il post
Crisi Climatica

Allevatori ed agricoltori di nuovo in protesta in Belgio e Francia.

Di seguito ripotiamo due articoli che analizzano le proteste degli agricoltori che in questi giorni sono tornate ad attraversare la Francia ed il Belgio.

Immagine di copertina per il post
Bisogni

Torino: “difendere l’Askatasuna per non far spegenere la scintilla di ribellione che Torino ha dentro”

“La grandissima manifestazione di risposta allo sgombero è stata la reazione di Torino che si è riversata nelle strade per difendere quella sua radice ribelle che non si vuole che venga cancellata.”