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Libia, Finis Europae

I tumultuosi avvenimenti che stanno scuotendo i regimi arabi fungono sempre più da sintomi rivelatori dell’inconsistenza politica dell’Unione Europea. Se ne accorge pure un vecchio trombone come Napolitano, che oggi affida al quotidiano La Stampa tutte le sue angosce sulle possibili ricadute continentali del terremoto  nordafricano.

Se gli studenti europei riuniti a Parigi una decina di giorni fa affermavano che “la nuova Europa comincia dalle rivoluzioni del Maghreb”, oggi è chiaro che la vecchia muore invece tra le macerie libiche.

Le dichiarazioni battute in questi giorni dalle agenzie stampa internazionali fotografano la dis-unità politica di un continente costruito sulla Moneta e le reciproche paure.
Ci sono voluti 3/4 giorni di massacri per abbozzare una dichiarazione comune di condanna della carneficina (tutti ansiosi/e e preoccupati/e per il destino degli approvvigionamenti energetici) ma pochi minuti per ribadire, Francia e Germania in testa (principali fautori dell’unità “politica” del vecchio continente), che l’eventuale esodo di profughi via Mediterraneo sarebbero stati – tolti gli orpelli – “tutti cazzi dell’Italia”. La dicitura esatta recitava: “una nazione di 60 milioni di abitanti può benissimo gestire 2000 profughi”.

In realtà potrebbero essere molti di più… ma non è questo il punto. Il dato politico è l’inesistenza di una pur minima e condivisa politica estera dell’Unione sui fatti internazionali. Questo, certo, l’avevamo già capito dai comportamenti in ordine sparso sulla guerra contro l’Irak del marzo 2003. Perlomeno all’epoca due voci contrastanti si erano contrapposte per indicare vie possibili: la sudditanza atlantica o la ricerca di una qualche autonomia.
Il mutismo protratto sui fatti libici testimonia invece di un’incapacità che tradisce semplicemente una paura più profonda: il terrore inconfessato che il virus delle rivolte della sponda sud lambisca anche i più assopiti e inerti territori del vecchio continente. Vecchio a tutti gli effetti: nella demografia quando nelle dinamiche politiche ingessate.

Ma un vento caldo spira da Sud. Ci auguriamo che questo Scirocco sappia presto scaldare la vecchia Europa, comodamente sprofondata in questo lungo inverno.

Maelzel

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