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Poletti e un’idea di società dello sfruttamento

In pieno clima elettorale e con le urne sempre più vicine, il governo degli annunci di Matteo Renzi agisce come di consueto, tramite la classica sparata a scopo propagandistico. A prendere parola è il ministro Poletti, questa volta non con l’intento di catechizzare i giovani italiani sulla necessità di accettare lavori sempre più duri, rifuggendo studio e approfondimento per andare a spostare cassette di frutta per qualche mese in estate; no, l’ex patron di LegaCoop a questo giro di posta annuncia alla stampa l’adozione di un piano di sostegno al milione di persone più povere della società. Un piano finanziato con 600 milioni di euro e che dovrebbe fornire un combinato di 320 euro al mese e di un piano per l’inclusione sociale dei soggetti beneficiari.

E’ proprio questo piano il punto forte della proposta del ministro. Le dichiarazioni di Poletti segnano infatti un’accelerazione nel processo di installazione dell’economia del workfare anche nel nostro paese. Lo sradicamento dall’indigenza e della marginalità sociale non è più un obiettivo a prescindere del legislatore, bensì una sorta di concessione che viene fatta al povero nel momento in cui questo si mette a totale disposizione di un’economia che si muove nell’interesse di sfruttarlo proprio a partire dal fato che questi abbia una pistola puntata alla tempia.

Il beneficiario sarà infatti obbligato ad accettare le offerte di lavoro che gli verranno presentate al fine del mantenimento dell’aiuto: ma in un contesto gravato da disoccupazione stabile se non in aumento, la possibilità di poter indirizzare nel mondo del lavoro la fascia più povera della società senza che questa possa sfuggire all’inserimento coatto non farà altro che fiaccare ulteriormente gli standard delle relazioni lavorative e innescare un nuovo gioco al ribasso nelle condizioni di lavoro complessive.

E’ probabilmente questa l’idea di società di cui parla Poletti, un’idea del resto già applicata da alcune amministrazioni locali in relazione ai migranti, con quelle che di fatto sono nuove corvees che permettono alle persone di ottenere il permesso di soggiorno solo se disponibili a prestare la loro manodopera in lavori pubblici come la manutenzione di parchi, giardini e così via. Un’idea di società che mira evidentemente a ottenere consenso rispondendo su un piano riformista alla campagna basata sul disprezzo e l’ostilità verso il povero – migrante e non – condotta negli ultimi mesi dalla Lega.

Come da programma salviniano la soluzione è trovata su un piano puramente spettacolare nell’accordare una sostanziale preferenza verso il povero bianco e italiano, escludendo una platea davvero ampia dei soggetti più in difficoltà. La sparata di Poletti ricade infatti ancora una volta nel pregiudizio e nell’inclusione differenziale dei suoi beneficiari: i 320 euro al mese saranno destinati infatti alle famiglie italiane con minori, escludendo amplissime fasce delle nuove povertà che ancora non hanno potuto ottenere la cittadinanza o la residenza e che però già lavorano e vengono martoriati nelle aziende grandi e piccole del nostro paese in settori come la logistica o l’agroalimentare.

Andrebbe inoltre spiegato come si pensa che una famiglia con minori possa sostenersi con 320 euro al mese in un paese dal costo della vita sempre più alto come il nostro, ma Poletti che quei soldi li prende in mezza giornata evidentemente non ha idea di cosa possa essere lottare ogni giorno con l’indigenza.

Il ministro ha persino l’ardore di chiamare in causa il nuovo calcolo Isee come nuovo elemento di equità sociale, dimenticando di sottolineare, come già dimostrato nelle mobilitazioni universitarie dello scorso autunno, il carattere assolutamente falsificatorio del meccanismo che facendo risultare prestazioni quali borse di studio, esenzioni sanitarie e cosi via come reddito provvede via via ad abbassare la tutela sociale nei confronti degli idonei.

Il senso del provvedimento è sostanzialmente la messa in atto di uno scambio: vengono concesse poche briciole ad un campione molto limitato di persone per inserirle nel mondo dello sfruttamento. Contemporaneamente si abbassano i diritti sociali ed economici di tutti gli altri; un trasferimento di ricchezze, un’idea di società che non va che ad alimentare gli utili dei padroni del vapore e che non risolve in maniera sostanziale alcuno dei problemi principali degli indigenti del nostro paese, a partire dal tema della casa che vede l’art.5 della legge Lupi ancora in vigore..

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