Cagliari: se crollano le università…
Il crollo dell’Aula Magna dell’Università di Cagliari è un condensato di simboli di quanto non funziona nel nostro paese. Colonialismo interno, disinvestimenti nell’istruzione e nella cultura, assenza di sicurezza sui posti di lavoro e nelle aule di scuole ed università, speculazione edilizia…
Alle 22 di ieri l’Aula Magna dell’Università di Cagliari è crollata. Per fortuna nessuno si trovava nell’edificio, ma l’aula era in pieno utilizzo tanto che, secondo le prime testimonianze, fino alle 20 vi sono state lezioni al suo interno. Emerge anche che la condizione strutturale della palazzina aveva già sollevvato le preoccupazioni degli studenti e delle studentesse.
La memoria non può che andare ai numerosissimi incidenti più o meno gravi che negli ultimi decenni hanno coinvolto il patrimonio pubblico scolastico italiano. Il progressivo disinvestimento nell’edilizia scolastica ha mietuto vittime e feriti nel sostanziale silenzio della politica. Oggi il rettore dell’Università afferma che “Facciamo verifiche periodicamente sui nostri oltre 300mila metri quadri di patrimonio bisogna capire quali siano state le cause del crollo“, eppure ciò è avvenuto senza particolari sollecitazioni ambientali, dunque c’è da chiedersi come è stata costruita questa palazzina e questi controlli quanto siano stati accurati.
Ma ciò che è successo ieri sera ci parla anche di molto altro, della condizione di sostanziale di subalternità di alcune zone del nostro paese al colonialismo interno. Un esempio chiaro è quello della caserma militare di Nuoro costruita con 12 milioni di euro, destinati all’edilizia universitaria. La monocoltura militare in Sardegna si impone su qualsiasi altra necessità, persino quella di garantire la sicurezza della popolazione universitaria dell’Isola.
A quale livello di degrado sono in grado di arrivare le istituzioni locali e nazionali pur di mantenere e rifornire servitù militari e fabbriche di morte?
Quanto successo a Cagliari non è un incidente o una tragedia sfiorata, è la sintesi del paradigma dominante che si sta insediando in ogni ambito del nostro vivere da decine di anni.
Il tema è molto semplice, questo è il costo sociale delle armi che mandiamo in Ucraina, dei soldati che addestriamo, dei giochi geopolitici sulle energie fossili, di una politica di guerra e profitto che distrugge i territori tanto sulle frontiere dei conflitti, quanto a casa nostra.
Aggiornamenti:
Nella mattinata centinaia di studenti si sono ritrovatз davanti al Rettorato in via Università e da lì si sono mossз in corteo.
(Video – https://fb.watch/gfJWFChyHf/)
Nel primo pomeriggio circa duecento persone si sono incontrate in assemblea nell’aula magna del corpo aggiunto per decidere come continuare insieme la mobilitazione.
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